Salario minimo, ecco di quanto aumenta lo stipendio con la proposta del ministro Orlando

Simone Micocci

18 Luglio 2022 - 11:51

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Salario minimo, passi avanti per l’accordo tra governo e sindacati: aumento di stipendio per oltre 3 milioni di lavoratori italiani.

Salario minimo, ecco di quanto aumenta lo stipendio con la proposta del ministro Orlando

Il governo sembra aver trovato la quadra per quella che potrebbe essere la legge sull’introduzione di un salario minimo anche in Italia. Un provvedimento che di fatto, guardando agli ultimi dati Inps, andrebbe ad aumentare lo stipendio di circa 3,3 milioni di lavoratori, i quali oggi guadagnano meno di 9 euro lordi ogni ora.

E non si tratterà di una legge che introdurrà una soglia minima, che appunto si vociferava essere di 9 euro lordi, a cui tutti i datori di lavoro dovranno attenersi nel calcolare lo stipendio bensì di un provvedimento che potenzierà il sistema della contrattazione collettiva.

La proposta è stata già presentata dal ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ai sindacati, dai quali sembra essere arrivato un primo parere favorevole. Se ne continuerà a discutere, crisi di governo permettendo, a conferma che l’esecutivo vuole puntare forte sul salario minimo per far sì che tutti i lavoratori italiani abbiano diritto a un giusto stipendio, specialmente adesso che tale necessità si fa sempre più impellente a causa della perdita di acquisto delle retribuzioni dovuta all’inflazione.

Salario minimo: in Italia sarà diverso dagli altri Paesi

Già in passato vi abbiamo spiegato il motivo per cui l’Italia è uno di quei pochi Paesi dove non si è sentita la necessità d’introdurre un salario minimo fissato dalla legge.

Nel nostro Paese, infatti, è la contrattazione collettiva a fissare il livello minimo degli stipendi a cui le aziende che adoperano quel determinato contratto devono attenersi.

Uno strumento che ha dimostrato di funzionare, tant’è che oggi in molti settori la paga base è persino superiore alla soglia di salario minimo. Il problema semmai è un altro, ossia - come confermato dal ministro Orlando - il dumping contrattuale.

Si tratta dei cosiddetti contratti “pirata”, i quali - dal momento che comprimono la dinamica salariale diffondendo la cattiva occupazione - contribuiscono a rendere le persone più povere.

Nel dettaglio, come da definizione fornita dall’Ispettorato nazionale del lavoro, il dumping contrattuale è quel fenomeno con cui il contratto collettivo viene sottoscritto dalle organizzazioni datoriali e sindacali non maggiormente rappresentative, nei quali solitamente vengono applicate delle tabelle stipendiali più basse e minori tutele per il lavoratore.

Un fenomeno in crescita, come conferma la proliferazione dei contratti di categoria negli ultimi anni: tant’è che, secondo i dati forniti dal Cnel, oggi in Italia ci sono 933 contratti, di cui solamente 215 recano la firma delle federazioni di categoria affiliate a Cgil, Cisl e Uil. Nei restanti 723 contratti, invece, l’accordo è stato sottoscritto da associazioni minori.

Un numero talmente elevato da rendere impossibile il controllo di ogni singolo contratto, e il risultato è evidente: gli ultimi dati Inps ci dicono non solo che circa un lavoratore su quattro guadagna meno di 9 euro lordi l’ora, ma anche che in alcuni casi è persino più conveniente prendere il reddito di cittadinanza.

Proprio questo fenomeno, dunque, ha fatto sì che in Italia si rilanciasse l’idea di introdurre un salario minimo garantito dalla legge che, secondo indiscrezioni, sarebbe dovuto essere di 9 euro l’ora. Tuttavia, le parti sociali si sono sempre dette contrarie a un intervento del legislatore, in quanto non vogliono perdere il controllo sulla retribuzione contrattuale.

Ed ecco che nasce la misura annunciata dal ministro Orlando, un compromesso che da una parte mantiene il ruolo di primo piano dei sindacati ma che dall’altra va a tutelare tutti quei lavoratori che oggi pagano le conseguenze del dumping contrattuale.

Come aumenterà lo stipendio con l’introduzione del salario minimo

Nel dettaglio, la misura pensata dal governo potenzia lo strumento della contrattazione collettiva, stabilendo che ogni contratto di categoria dovrà guardare ai minimi stipendiali fissati dal contratto più rappresentativo per quel determinato settore.

Di fatto, il parametro di riferimento sarà, salvo eccezioni, il contratto collettivo sottoscritto dalle federazioni di categoria affiliate a Cigl, Cisl e Uil.

E ciò potrebbe essere anche un bene per i lavoratori: come ci tengono a sottolineare i sindacati confederali, infatti, in molti contratti il livello minimo di stipendio è persino superiore ai 9 euro del salario minimo. Qualora si decidesse di muoversi in tale direzione, quindi, lo stipendio potrebbe aumentare anche oltre una tale soglia.

Una buona notizia per più di 3 milioni di lavoratori, per i quali ci sarà un aumento di stipendio tanto più elevato quanto più ampia è la differenza tra quanto previsto dal contratto applicato e il contratto collettivo più rappresentativo per quella specifica categoria.

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