Sai quanto è costato il Superbonus? Quanto il Ponte sullo Stretto

Luna Luciano

23 Agosto 2025 - 09:20

Le villette col Superbonus sono costate come il Ponte sullo Stretto: un decimo della spesa totale. La vera montagna di soldi è stata assorbita dai condomini.

Sai quanto è costato il Superbonus? Quanto il Ponte sullo Stretto

Il Superbonus per le villette è costato quanto il Ponte sullo Stretto. E a dirlo è stata l’agenzia nazionale Enea.

Un confronto che sorprende, soprattutto perché negli ultimi anni le villette sono state additate come il simbolo degli sprechi legati alla maxi-agevolazione fiscale voluta per rilanciare l’economia e favorire l’efficientamento energetico degli edifici.

In realtà, i dati raccontano una storia diversa: il peso economico delle villette, pur rilevante in sé, rappresenta una quota modesta rispetto alla spesa complessiva.
Per anni si è alimentata l’idea che la misura fosse stata usata quasi esclusivamente per ristrutturare case unifamiliari di pregio, soprattutto da chi poteva permettersi abitazioni indipendenti. Ma la fotografia aggiornata fornita da Enea permette di smontare questo mito: le villette hanno inciso solo in minima parte, mentre la maggioranza delle risorse è stata assorbita dai grandi cantieri condominiali e da altri immobili indipendenti.

Il dato rende possibile un paragone concreto: se guardiamo solo alla spesa destinata ai villini, la cifra si avvicina al costo stimato per una delle opere infrastrutturali più discusse d’Italia, il Ponte sullo Stretto. Un’opera che da da decadi, per non dire secoli (se si pensa che i primi a ipotizzare un ponte sullo Stretto furono i romani), è al centro del dibattito politico, tra promesse, progetti e rinvii. Eppure, il Superbonus per le villette ha impegnato risorse paragonabili a quelle per il Ponte. La vera sorpresa, però, arriva guardando dove sono andati a finire i restanti miliardi. Ecco tutto quello che c’è da sapere a riguardo.

Superbonus, quanto sono costate le villette?

Secondo l’analisi di Enea, il Superbonus per le villette ha generato circa 12 miliardi di investimenti e 13 miliardi di detrazioni fiscali. Una cifra importante, certo, ma che rappresenta appena il 10% della spesa complessiva del Superbonus, che ha superato i 160 miliardi di euro. L’associazione quasi automatica tra villette e sprechi non regge quindi alla prova dei numeri: i villini hanno inciso in misura limitata sul totale, pur avendo catalizzato gran parte del dibattito pubblico, sfatando forse il mito dello spreco del Superbonus. Dal punto di vista territoriale, poi sfatiamo un altro mito: quello del Superbonus utilizzato maggiormente al Sud (che nella logica anti-meridionalista è un modo per parlare della malafede dei richiedenti). I dati mostrano differenze significative. Le regioni dove gli interventi sono stati più numerosi sono:

  • Lombardia, quasi 25mila villette ristrutturate, per un totale di 2,8 miliardi di investimenti;
  • Lazio, oltre 14mila interventi, con 1,6 miliardi di euro spesi;
  • Veneto, circa 12mila villette, per 1,4 miliardi;
  • Friuli-Venezia Giulia, spicca per rapporto tra numero di interventi e patrimonio edilizio, con una quota altissima rispetto al numero totale di abitazioni;
  • Molise, Basilicata e Valle d’Aosta si collocano invece in coda, con poche centinaia di cantieri.

A livello di paragone, la spesa per le villette corrisponde in modo sorprendente al costo stimato del Ponte sullo Stretto di Messina: circa 13 miliardi. Due voci di bilancio paragonabili, ma con finalità completamente diverse. Da un lato, un’opera infrastrutturale che divide da decenni l’opinione pubblica, soprattutto se si considera che il resto delle infrastrutture, come strade e ferrovia, in Sicilia sono arretrate e bisognose di interventi; dall’altro, una misura straordinaria di politica abitativa che ha permesso a decine di migliaia di famiglie di rinnovare le proprie case.

Superbonus, la vera spesa sono i condomini

Se le villette hanno avuto un impatto limitato, la parte preponderante del Superbonus è stata assorbita dai condomini. Gli investimenti ammessi a detrazione in questo ambito hanno superato gli 82 miliardi di euro, cioè circa due terzi della spesa complessiva. Una cifra che evidenzia come siano stati i grandi cantieri condominiali, e non le villette, a pesare sul bilancio dello Stato.

A questi numeri vanno aggiunti circa 27 miliardi di spesa per unità immobiliari indipendenti e funzionalmente autonome, spesso collocate all’interno di complessi condominiali o di piccole palazzine urbane. Sommando queste voci, diventa chiaro come la fetta più grande delle risorse non abbia riguardato le abitazioni singole, ma piuttosto contesti residenziali dove vivono molte famiglie.

Un aspetto rilevante da sottolineare è infatti l’impatto sociale della misura. Se nel caso delle villette l’intervento ha coinvolto circa 106mila unità unifamiliari, i cantieri condominiali hanno riguardato centinaia di migliaia di appartamenti, moltiplicando il numero dei beneficiari diretti. Non solo efficientamento energetico, quindi, ma anche un miglioramento della qualità della vita per un numero molto più ampio di cittadini.

Insomma dopo molto si può finalmente ridimensionare quella narrazione degli sprechi: la spesa maggiore non è stata appannaggio di pochi, ma ha interessato il tessuto residenziale collettivo del Paese. Resta ovviamente il problema del costo complessivo della misura, che ha superato ogni previsione iniziale, ma questo si spiega alla luce di un altro dato, emerso con la misura: settore italiano dell’edilizia abitativa era ben al di sotto delle proprie capacità. Con l’introduzione dell’agevolazione si è quindi prodotta un’improvvisa domanda straordinaria di lavori edilizi che lo ha fatto ripartire, in un contesto però già fragile e soggetto alle dinamiche globali legate alla difficoltà di reperimento dei materiali (e alla speculazione), determinando un incremento dei costi.

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