Un semplice guasto al citofono può portare a conseguenze devastanti. Ecco cosa può succedere.
Avere il citofono guasto è un grosso disagio per il cittadino, che fatica così a ricevere comunicazioni e spedizioni ma anche ad accogliere amici e parenti. Non sono soltanto queste, però, le conseguenze a cui espone un citofono rotto. Con un pizzico di sfortuna, infatti, questo banale errore può portare a ripercussioni gravissime, dal licenziamento ai pignoramenti. Ovviamente, avere un citofono non funzionante non è un comportamento di per sé vietato dalla legge o sanzionato. È legale avere un citofono rotto, come pure non averlo affatto.
Tuttavia, essere irreperibili o difficilmente rintracciabili a casa può diventare un problema in alcuni casi specifici, molto comuni alla stragrande maggioranza dei cittadini. Questo tema è stato recentemente affrontato dalla Corte di Cassazione, ricordando a tutti che non sono ammesse dimenticanze quando si ha a che fare con la legge. Cogliamo quindi l’occasione per fare un po’ di chiarezza.
Mutua con citofono rotto e licenziamento secondo la Cassazione
Avere il citofono rotto può portare al licenziamento quando il lavoratore dipendente è assente per malattia e non risulta così reperibile alle visite fiscali. Avere il citofono guasto o malfunzionante, anche quando dimostrabile, non consente infatti di giustificare l’assenza al controllo. Presumibilmente quando il citofono è rotto il lavoratore non è davvero assente, ma semplicemente non sa che il medico ha suonato, nonostante ciò non aver risposto configura comunque come una violazione. Il lavoratore deve infatti adottare tutte le precauzioni necessarie per assicurare la reperibilità alle visite fiscali, occupandosi anche di problemi di natura pratica come il citofono rotto.
Quando non è possibile ripararlo tempestivamente sarà quindi doveroso lasciare un avviso sul citofono stesso con cui indicare un contatto telefonico per ovviare al problema. Per lo stesso motivo, è fondamentale che il nome sia presente sul citofono. Al contrario, se il lavoratore non risponde al citofono durante l’orario di reperibilità alle visite fiscali perché il citofono è rotto rischia comunque delle sanzioni, arrivando fino al licenziamento a seconda della gravità delle violazioni.
Si tratta di un principio ormai consolidato, affermato dalla Cassazione con l’ordinanza n. 9523/1993. Per non correre rischi bisogna quindi essere rigorosi, assicurarsi di poter rispondere al medico negli orari di reperibilità e sapendo di doversi far carico di tutte le responsabilità, salvo cause di forza maggiore.
Multe, pignoramenti e altri problemi dell’irreperibilità
Al di là delle visite fiscali per il lavoratore in malattia, la Cassazione si è occupata recentemente del citofono rotto. Con l’ordinanza n. 24745/2025 la Suprema Corte ha infatti confermato una delle peggiori conseguenze del citofono malfunzionante: l’irreperibilità e le notifiche. Nello specifico gli Ermellini hanno confermato l’irreperibilità di un cittadino che a seguito di un trasloco con cambio di residenza non aveva apposto il proprio nome sul citofono e sulla buca.
In questo caso non c’erano guasti, ma mancavano del tutto i dati anagrafici del contribuente, risultato così irreperibile. Il risultato sarebbe comunque stato analogo anche in caso di guasti o malfunzionamenti, poiché tutto riguarda le notifiche dell’Agenzia delle entrate. Il cittadino irreperibile si è visto infatti colpire da pignoramenti e ipoteche senza averne contezza, non avendo ricevuto tutte le comunicazioni precedenti. Le dette notifiche risultavano però comunque valide, poiché il contribuente è stato irrintracciabile presso l’indirizzo di residenza comunicato (con dichiarazione del pubblico ufficiale che fa piena prova) e le notifiche sono avvenute presso la casa comunale.
Gli Ermellini hanno così confermato che la reperibilità deve essere anche pratica e consentire l’invio corretto delle notifiche. Ciò vale in caso di debiti e cartelle esattoriali ma anche atti del tribunale e altre comunicazioni importanti. Chi cambia residenza e non è rintracciabile in caso di controlli nel primo biennio rischia peraltro la cancellazione anagrafica, che impedisce l’accesso ai servizi pubblici e il rilascio di alcuni documenti. Un’attenzione particolare è inoltre dovuta a cittadini che hanno obblighi particolari, per esempio in caso di arresti e detenzione domiciliare.
© RIPRODUZIONE RISERVATA