Il progetto si chiama «Rugby360»: una lega globale con un modello «grand prix» di 12 franchigie che visiteranno 16 sedi internazionali.
Negli ultimi anni il mondo dello sport è stato periodicamente agitato da una serie di proposte di nuove competizioni che si pongono l’obiettivo di raccogliere al proprio interno il meglio che una determinata disciplina ha da offrire. Un modello chiuso e in qualche modo centralizzato intorno ad un’unica organizzazione e gestione, in grado nelle intenzioni di estrarre il massimo potenziale possibile, competitivo ed economico, da competizioni e sport che hanno fatto della storia e delle tradizioni alcuni dei loro tratti più distintivi. Fino a questo momento si può dire che i tentativi siano di fatto andati tutti a vuoto.
L’ex campione del mondo Tindall e il progetto R360
Chissà che maggiore fortuna non possa averla il rugby, altro sport che affonda le proprie radici nella storia e nella tradizione. Si chiama, o si chiamerebbe nelle intenzioni, R360 e come spiegato dal Telegraph si tratterebbe di una lega globale con un modello «grand prix» di 12 franchigie che visiterebbero 16 sedi internazionali, tra cui il Tottenham Hotspur Stadium, il Nou Camp e il MorumBIS di San Paolo. R360 propone un cambiamento radicale nel modo in cui il rugby viene strutturato e venduto. La proposta avrebbe attirato l’interesse di potenziali sostenitori provenienti dalla Premier League, dalla Formula 1 e dalla NFL, con diverse offerte per gli slot di franchising già in fase di valutazione. Dietro questa iniziativa un volto noto per gli appassionati di rugby: Mike Tindall, ex giocatore della nazionale inglese e campione del mondo nel 2003. Tindall è affiancato dai dirigenti del Bath Rugby Stuart Hooper e da John Loffhagen, ex consulente legale del LIV Golf Tour. [...]
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