Le royalty sono una formula di pagamento per lo sfruttamento di una proprietà intellettuale: ecco come funzionano, calcolo e tassazione.
Royalties, che cosa sono? Questo termine ha origini antiche e veniva utilizzato per definire il compenso che un privato versava a un altro o allo Stato per il diritto di estrazione di minerali dal sottosuolo. Oggi, le royalties rappresentano una forma di compenso per i titolari di diritti di proprietà intellettuale, garantendo una remunerazione per l’utilizzo delle loro opere o invenzioni.
Nel settore editoriale, ad esempio, le royalties per gli autori sono generalmente calcolate come una percentuale del prezzo di copertina del libro venduto, comunemente intorno al 10%. Nell’industria musicale, invece, le royalties meccaniche sono fissate per legge a 9,1 centesimi di dollaro per copia negli Stati Uniti. Le royalties sono ampiamente utilizzate in vari ambiti, inclusi quello musicale, letterario, tecnologico e delle franchigie. Per quanto riguarda la tassazione delle royalties in Italia, come vedremo, chi le eroga è tenuto ad applicare una ritenuta del 20% all’importo versato all’autore residente in Italia, percentuale che sale al 30% per autori residenti all’estero.
In Italia, l’ente che si occupa della raccolta dei pagamenti per l’uso delle opere d’ingegno e la redistribuzione dei relativi proventi è la SIAE (Società Italiana degli Autori ed Editori). Inoltre, esistono specifiche normative come il diritto di seguito, che garantisce una percentuale del 4% per transazioni fino a 50.000 euro. Il calcolo royalties varia, quindi, significativamente in base al settore e al tipo di contratto stipulato tra le parti.
Cosa sono le royalties e come funzionano
Nel panorama economico contemporaneo, le royalties rappresentano un meccanismo fondamentale per la remunerazione dei diritti di proprietà intellettuale.
In termini legali:
le royalties sono compensi riconosciuti ai titolari di diritti di proprietà intellettuale per l’utilizzo commerciale delle loro creazioni da parte di terzi. In sostanza, costituiscono una remunerazione per l’autorizzazione concessa a sfruttare economicamente un’opera o un’invenzione.
Dal punto di vista economico, questi pagamenti rappresentano il valore attribuito all’uso di un bene immateriale, come marchi, brevetti, opere letterarie o musicali.
Le royalties vengono generalmente calcolate come percentuale sulle vendite o sul fatturato generato dall’utilizzo del bene, oppure come importo fisso per ogni unità venduta o utilizzata. In alcuni casi, possono anche essere determinate come una quota fissa una tantum, indipendentemente dai risultati commerciali ottenuti.
La durata della protezione per i diritti d’autore si estende tipicamente fino a 70 anni dopo la morte dell’avente diritto. L’importo delle royalties varia notevolmente in base al settore, oscillando dal 2% fino al 50% del fatturato annuo riferito al bene a cui sono applicate.
I ruoli di licenziante e licenziatario
Il meccanismo delle royalties si fonda su un accordo tra due parti ben definite.
Il licenziante è il proprietario del diritto che concede l’uso, mentre il licenziatario è chi ottiene il diritto di utilizzo e si impegna a corrispondere un compenso. Questo rapporto viene formalizzato attraverso un contratto di licenza che stabilisce le condizioni d’uso, la durata dell’accordo e l’entità del compenso.
Il licenziante mantiene la proprietà del bene immateriale, garantendone la validità per l’intera durata del contratto, ad esempio attraverso il rinnovo di brevetti o marchi. Inoltre, ha il diritto di monitorare l’utilizzo del bene e riscuotere i compensi pattuiti. Il licenziatario, invece, acquisisce il diritto di sfruttare commercialmente il bene secondo i termini stabiliti nel contratto, rispettando eventuali clausole di riservatezza e non concorrenza.
Royalties: qualche esempio nei settori creativi e industriali
Nel settore musicale, un artista può concedere a una casa discografica il diritto di distribuire le sue canzoni in cambio di una percentuale sulle vendite o sugli streaming. Analogamente, nell’editoria, gli autori ricevono royalties dalle case editrici per la pubblicazione e vendita dei loro libri.
Nel campo industriale, le royalties sui brevetti consentono agli inventori di permettere a un’azienda di produrre e vendere prodotti basati sulle loro invenzioni, ricevendo un compenso per ogni unità venduta. Un esempio classico riguarda l’utilizzo di un marchio all’interno di franchising, dove l’affiliato paga il titolare del brand per poterlo usare nelle proprie attività commerciali.
Un altro esempio significativo è quello di un designer freelance che registra il proprio marchio e consente a un’azienda di abbigliamento di utilizzarlo su una linea di prodotti specifici, ricevendo in cambio una percentuale sulle vendite.
Percentuali e settori di applicazione delle royalties
Le percentuali delle royalties variano significativamente in base al settore di applicazione. Ogni ambito creativo e industriale ha sviluppato standard propri che riflettono le specificità del mercato e della filiera produttiva.
Royalties editoriali e percentuale sul prezzo di copertina
Nel settore editoriale, gli autori ricevono generalmente una percentuale compresa tra il 6% e il 10% del prezzo di copertina. Questa percentuale può sembrare modesta, ma occorre considerare che dal prezzo totale vanno sottratti i costi di filiera (distributore, grossista, promotore) e lo sconto applicato dal punto vendita. All’editore ritorna in cassa solo il 30-40% del prezzo di copertina.
Alcuni editori offrono royalties più basse per il libro cartaceo (circa 4%) ma compensano con percentuali più generose per l’ebook (fino al 25%). Esistono, inoltre, contratti con royalties «a scaglioni» che crescono al raggiungere di determinati volumi di vendita.
Royalties musicali: esecuzione pubblica e meccaniche
Le royalties musicali si dividono principalmente in due categorie: di esecuzione pubblica e meccaniche. Le prime vengono generate quando una canzone viene eseguita in contesti pubblici come concerti, radio o televisione.
Le royalties meccaniche, invece, derivano dalla riproduzione fisica o digitale dei brani su supporti come CD, vinili o download online. Negli Stati Uniti, le royalties meccaniche sono fissate per legge a 9,1 centesimi di dollaro per copia. La SIAE in Italia si occupa della raccolta di entrambe le tipologie.
Royalties su opere d’arte: diritto di seguito
Il «diritto di seguito» garantisce agli artisti visivi una percentuale sul prezzo di vendita delle loro opere d’arte originali nelle vendite successive alla prima cessione. Questo diritto si applica solo alle vendite con prezzo superiore a 3.000 euro e con la partecipazione di un professionista del mercato dell’arte. La percentuale varia dal 4% per la parte del prezzo fino a 50.000 euro, fino allo 0,25% per la parte superiore a 500.000 euro.
Royalties su brevetti e percentuali su fatturato
Nel campo dei brevetti, le royalties sono solitamente calcolate come percentuale sul fatturato generato dai prodotti che incorporano l’invenzione brevettata. Secondo studi internazionali, il tasso medio di royalty è del 6%, ma generalmente varia tra il 2% e il 10% in base al valore dell’invenzione e al settore industriale.
Royalties nel franchising: fisso vs percentuale
Nel franchising, le royalties possono essere calcolate in due modi principali: come percentuale sul fatturato o come quota fissa periodica. Le royalties percentuali oscillano mediamente tra il 2% e il 10% del fatturato, mentre quelle fisse prevedono un importo prestabilito da versare a intervalli regolari.
Ad esempio, McDonald’s in Italia applica una royalty del 5% sul fatturato al netto di IVA. I contratti possono anche prevedere una combinazione delle due modalità, con un minimo garantito.
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Contratti di licenza e clausole fondamentali
I contratti di licenza costituiscono lo strumento giuridico fondamentale che regola il rapporto tra licenziante e licenziatario nell’ambito delle royalties. Questi accordi definiscono con precisione diritti e obblighi delle parti coinvolte, garantendo chiarezza e tutela per entrambi.
L’ambito di utilizzo definisce dove e come il licenziatario può sfruttare il bene immateriale. Il contratto deve specificare con precisione il territorio di validità (nazionale, europeo o internazionale) e le limitazioni d’uso. In Italia, la durata minima per i contratti di franchising non può essere inferiore a tre anni, come stabilito dalla legge.
Generalmente, le licenze vengono concesse per periodi che variano dai 2 ai 5 anni, con possibilità di rinnovo automatico salvo disdetta anticipata.
Calcolo delle royalties: percentuale vs importo fisso
Il calcolo delle royalties non segue una formula standardizzata ma dipende da fattori come il prestigio del marchio e il settore di riferimento.
Le modalità principali includono:
- percentuale sul fatturato, dove il licenziatario versa una quota proporzionale ai ricavi generati;
- tasso forfettario, che garantisce un importo fisso indipendentemente dai risultati;
- royalties a scaglioni, che variano in base ai livelli di vendita raggiunti;
- sistemi misti, che combinano componenti fisse e variabili.
Clausole di esclusiva e risoluzione
Le licenze possono essere esclusive, conferendo al licenziatario diritti unici sull’utilizzo del bene, o non esclusive, permettendo al licenziante di concedere lo stesso diritto a più soggetti.
Le clausole di risoluzione definiscono le condizioni per cui il contratto può cessare anticipatamente, come l’inadempienza nel pagamento delle royalties, la violazione degli standard qualitativi o l’uso improprio del bene concesso. È fondamentale includere specifiche penali e condizioni di recesso.
Contratto di royalties: obblighi di rendiconto semestrale
La recente Delibera AGCOM 95/24/CONS, attuativa della Direttiva UE 2019/790, ha introdotto l’obbligo per i licenziatari di fornire un rendiconto almeno semestrale agli autori.
Questo documento deve includere: identità di tutti i soggetti coinvolti, modalità concrete di sfruttamento, ricavi generati e remunerazione dovuta. La mancata comunicazione di queste informazioni costituisce una presunzione legale di inadeguatezza del compenso, consentendo all’autore di richiedere una remunerazione ulteriore.
Tassazione delle royalties in Italia
Il sistema fiscale italiano prevede regole specifiche per la tassazione delle royalties, con differenze sostanziali in base al tipo di percettore e alla natura del compenso.
Ritenuta del 20% per residenti, 30% per non residenti
In Italia, i soggetti che erogano royalties devono applicare una ritenuta d’acconto del 20% sulla parte imponibile del compenso quando il beneficiario è fiscalmente residente in Italia. Questa percentuale sale al 30% quando il percettore è un soggetto non residente.
È importante notare che per i non residenti tale ritenuta è applicata a titolo d’imposta, il che significa che non devono presentare dichiarazione dei redditi in Italia. Tuttavia, questa percentuale può essere ridotta se esistono convenzioni contro le doppie imposizioni tra l’Italia e il paese di residenza del beneficiario, con aliquote che variano generalmente tra il 5% e il 10%.
Deduzione IRPEF: 40% under 35, 25% over 35
Una peculiarità del sistema italiano è la deduzione forfettaria concessa sui proventi da royalties.
- Per gli autori con età inferiore ai 35 anni, è prevista una deduzione del 40% sull’importo percepito.
- Per chi ha 35 anni o più, la deduzione scende al 25%.
Ciò significa che un autore under 35 pagherà l’imposta solo sul 60% delle royalties percepite, mentre un autore over 35 sarà tassato sul 75% dell’importo.
Queste deduzioni si applicano prima del calcolo della ritenuta d’acconto, che quindi viene calcolata sull’importo netto.
Royalties come redditi diversi o da lavoro autonomo
La classificazione fiscale delle royalties dipende da chi le percepisce. Quando l’utilizzazione economica del bene è effettuata direttamente dall’autore o inventore, le royalties costituiscono redditi di lavoro autonomo.
Se, invece, i diritti sono stati acquisiti a titolo oneroso o gratuito da soggetti diversi dagli autori, i proventi sono considerati redditi diversi. In questo secondo caso, se i diritti sono stati acquisiti a titolo oneroso, è prevista una deduzione del 25%, mentre se acquisiti a titolo gratuito, i compensi sono tassati integralmente.
Tassazione royalties per aziende: IRES e IRAP
Per le società, le royalties ricevute sono considerate reddito d’impresa e soggette all’ordinaria tassazione. In particolare, sono sottoposte all’IRES con aliquota del 24% sul reddito imponibile e all’IRAP con aliquota base del 3,9%, che può variare in base alla regione e al settore di attività.
Ad esempio, una società che percepisce €100.000 in royalties avrà un’imposta IRES di €24.000 e un’IRAP di €3.900, salvo variazioni regionali. Inoltre, chi paga le royalties può dedurle integralmente come costo aziendale, sia dal montante IRAP sia da quello IRES.
Differenza tra royalties e provvigione
Le royalties e le provvigioni sono due cose diverse, anche se può accadere di sentirne parlare in abbinamento, ma è importante sottolineare che le royalties sono una percentuale costante che l’interessato ricava sulle vendite.
La provvigione invece è un pagamento ricevuto al raggiungimento di una determinata tipologia di prestazione, come una specifica quantità di vendite. L’uno, in ogni caso, non esclude l’altro, e in entrambi i casi dipendono dal successo del prodotto o del marchio.
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