La rottamazione quinquies inizia a prendere forma. Ecco le prime bozze di come potrebbero essere le regole di rate e limiti di accesso.
Il Governo, dopo l’ultima riunione di maggioranza, sembra aver raggiunto un accordo sulla nuova rottamazione quinquies. La quinta edizione della sanatoria non sarà come quella prevista dall’iniziale annuncio, anche se la nuova pace fiscale si propone sempre lo scopo di risolvere le criticità che hanno portato al flop delle precedenti edizioni.
I Governi puntano sulle paci fiscali perché permettono di fare cassa, ma dilazionare eccessivamente i tempi di riscossione costringerebbe lo Stato a impiegare più risorse. La criticità maggiore delle precedenti rottamazioni era rappresentata dalle prime due rate troppo alte che, molto spesso, scoraggiavano i contribuenti dall’aderire o dall’iniziare a pagare. Ma anche saldare il debito in sole 18 rate, anche se spalmate su cinque anni, per molti poteva essere troppo oneroso.
Per risolvere questi problemi si è cercato di attenuare o eliminare il meccanismo iniziale prevedendo, al contempo un maggior numero di rate con cadenza mensile. Il piano di rientro della quinta rottamazione, quindi, prevede versamenti graduali e più sostenibili.
La rottamazione quinquies è una misura non ancora definita e proprio per questo, quasi di giorno in giorno, emergono nuove ipotesi di modifica alla proposta iniziale. Ciò serve a conciliare la necessità di una nuova pace fiscale con le limitate risorse disponibili; le modifiche servono, in parte, a contenere il costo della misura e, in parte, a escludere gli eventuali ‘furbetti’ dall’accesso.
Originariamente la rottamazione quinquies doveva essere la sanatoria definitiva, quella aperta a tutti e che consentiva di saldare i debiti con il Fisco in modo più facile, suddividendo i pagamenti in 120 rate, in 10 anni. Man mano che la misura viene approfondita, però, emergono dei cambiamenti. In un primo momento non erano previste rate iniziali più alte, ma successivamente è stata avanzata l’ipotesi di un acconto del 5% per i debiti più alti.
Rottamazione in 96 o 108 rate?
Una delle novità delle ultime ore è quella di voler realizzare una rottamazione ridimensionata. Non saranno più previste le 120 rate in 10 anni promesse nell’ultimo anno. Negli ultimi giorni il confronto si è tenuto per decidere la durata della rottamazione e se da una parte si proponeva una rateizzazione in un massimo di 96 rate, ovvero 8 anni, dall’altra l’ipotesi propendeva per 108 rate in 9 anni.
Riducendo il piano di rientro, infatti, il Governo risparmia con le coperture da mettere a disposizione per la misura. In ogni caso le eventuali rate mensili della rottamazione quinquies rappresentano comunque un importante passo avanti rispetto alle 18 previste dalla quater.
Dopo la riunione dell’8 ottobre, in ogni caso, il Governo sembra aver raggiunto l’accordo su un calendario di pagamenti scanditi in 108 rate, in un massimo di 9 anni. Saranno previsti anche una serie di paletti che limiteranno la platea dei beneficiari.
Il piano di rientro, infatti, potrebbe essere parametrato anche al valore del debito riducendo i tempi di pagamento per i debiti meno elevati. Se nelle precedenti edizioni le rate alte all’inizio hanno disincentivato i contribuenti, la nuova rottamazione dovrebbe avere rate tutte uguali.
Si è ipotizzato di prevedere un importo minimo al di sotto del quale la rata non possa andare: la somma minima da versare deve essere di almeno 50 euro. Se il debito è basso, quindi, la rateizzazione sarà rimodulata in base all’importo, che non potrà essere inferiore a 50 euro al mese.
Rottamazione con sistema di pagamento differenziato
La pace fiscale a cui sta lavorando l’esecutivo, con l’aiuto dei tecnici, prevede un sistema di pagamento che cambi in base all’ammontare del debito per fare in modo che chi ha debiti più esigui riesca a chiudere i conti con il Fisco in tempi più brevi.
Proprio in tal senso si vuol prevedere un importo minimo per le rate, in questo modo si evita di avere costi di gestione sproporzionati rispetto al gettito. Le cartelle di importo contenuto, di fatto, non avranno un piano di rientro di 96 rate, ma un piano di rientro più breve.
L’anticipo obbligatorio, che sostituirebbe le maxi rate iniziali, pari al 5% dell’importo totale, dovrebbe essere previsto solo per i debiti superiori a 50.000 euro, mentre per tutti i debiti di importo più basso sarà previsto un piano di rientro con rate tutte dello stesso importo.
Stop ai furbetti
La nuova rottamazione potrebbe essere preclusa ai recidivi, quelli che negli anni passati hanno aderito alle rottamazione interrompendo, poi, i pagamenti. In molti casi le sanatorie sono state usate per interrompere le azioni esecutive di riscossione coatta.
Le Regioni, che hanno partecipato al tavolo della Commissione tecnica per la gestione del magazzino delle cartelle dell’Agenzia delle Entrate Riscossione hanno specificato che
l’intervento dovrebbe prevedere contestualmente il divieto, per i soggetti beneficiari di tali “condoni”, di accedere successivamente a qualsiasi forma di finanziamento/erogazione/contributo a cura degli enti creditori. Non sarebbe irragionevole ipotizzare che eventuali finanziamenti/contributi/erogazioni futuri vengano corrisposti al beneficiario-contribuente al netto di quanto ancora dovuto al Fisco, in relazione a crediti che risultano ancora formalmente esigibili
Allo stesso tempo si sta pensando anche di limitare l’accesso alla rottamazione alle imprese che usavano la pace fiscale solo per ottenere un Durc regolare (indispensabile per appalti). Si sta pensando, quindi, di subordinare il Durc agli effettivi pagamenti tramite un monitoraggio che lo farebbe venire meno quando si smette di pagare.
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