Giugno 2025 è una data storica per Elon Musk, Tesla e i robotaxi: ad Austin è partito ufficialmente il servizio. Ecco come funziona e tutte le tappe future.
Il futuro promesso da Tesla è arrivato. Dopo anni di attese, annunci e rinvii, il 22 giugno 2025 è partito ufficialmente il servizio Robotaxi Tesla, con le prime corse a pagamento nella città di Austin, Texas.
A bordo non c’è alcun conducente, anche se per ora viene ancora previsto un «safety monitor» per ogni veicolo, pronto a intervenire in caso di problemi. È un debutto che segna un momento storico: mai prima d’ora una grande casa automobilistica aveva lanciato un servizio di trasporto pubblico completamente autonomo.
La corsa iniziale? Simbolicamente fissata a 4,20 dollari, un prezzo scelto da Elon Musk in linea con la comunicazione “meme-centrica” del marchio. Ma sotto questa cifra ironica si cela un progetto ambizioso e serissimo: rendere la guida autonoma parte della vita quotidiana, rivoluzionando trasporti, lavoro e mobilità urbana.
Cos’è e come funziona il robotaxi Tesla
Questo primo lancio, però, non avviene con il futuristico Cybercab – la navetta senza volante né pedali presentata da Musk nell’evento “We, Robot” del 2024 – ma con Model Y modificati, dotati del sistema FSD (Full Self Driving) di Tesla, che si basa solo su videocamere e IA, senza l’uso di sensori LiDAR o radar.
Una scelta che divide: da un lato, Tesla punta sull’evoluzione software e sull’apprendimento continuo, dall’altro si espone a critiche, come dimostrano i recenti video virali in cui alcuni robotaxi hanno avuto comportamenti errati. Tanto che la NHTSA, l’agenzia statunitense per la sicurezza stradale, ha già aperto un’indagine ufficiale.
Eppure, l’entusiasmo degli utenti ad Austin è palpabile: le auto viaggiano in una zona delimitata della città, operano 18 ore al giorno e stanno raccogliendo dati preziosi per la futura espansione.
Robotaxi Tesla in tutto il mondo? Le tappe previste
La strada verso un’adozione di massa è ancora lunga, ma Tesla è in vantaggio su molti fronti. A differenza di concorrenti come Waymo (di Alphabet), che utilizza tecnologie costose e mappe preconfezionate, la casa di Musk punta a una scalabilità economica e globale, utilizzando auto prodotte in serie e aggiornabili da remoto.
L’obiettivo? Mettere in strada milioni di robotaxi entro il 2027, abbattendo i costi per miglio fino a 20 centesimi, un valore impensabile per il trasporto umano tradizionale.
E non è solo un affare aziendale: Tesla prevede che, in futuro, anche i possessori privati di auto Tesla dotate di FSD potranno guadagnare affittando i loro veicoli alla rete robotaxi, fino a 30.000 dollari l’anno. Il Cybercab, quando entrerà in produzione nel 2026, sarà progettato appositamente per questo: due posti, porte ad ala di gabbiano, zero comandi manuali. Una navetta costruita per muoversi da sola.
Ecco i passaggi chiave della timeline prevista.
Anno | Evento programmato |
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Ottobre 2024 | Presentati i concept di Cybercab (senza volante) e Robovan (20 posti) |
Giugno 2025 | Avvio ufficiale del servizio Robotaxi Tesla ad Austin con Model Y modificati |
Fine 2025 | Possibile espansione a nuove città statunitensi, tra cui San Francisco e Los Angeles |
2026 | Inizio produzione del Cybercab su piccola scala per test e certificazioni |
2027+ | Distribuzione estesa, rimozione dei safety monitor e reti robotaxi globali attive |
I limiti attuali dei robotaxi di Tesla
L’orizzonte, però, resta complesso. Il servizio parte da Austin perché il Texas ha leggi permissive, ma il quadro normativo negli Stati Uniti è frammentato, e Tesla dovrà negoziare città per città, stato per stato. Inoltre, l’efficacia dell’approccio “solo videocamere” è ancora da dimostrare su larga scala, specie in condizioni difficili (maltempo, strade poco segnalate, traffico caotico).
E la concorrenza è agguerrita: Waymo ha già effettuato oltre 10 milioni di corse, e aziende come Zoox, Baidu o Cruise hanno investito anni nello sviluppo di robotaxi assistiti da sensori avanzati. Tesla, dal canto suo, punta tutto sulla raccolta massiccia di dati e sul miglioramento continuo delle sue reti neurali, con aggiornamenti software regolari. Il vero banco di prova sarà la capacità di scalare rapidamente, mantenendo al contempo sicurezza, affidabilità e margini economici sostenibili.
Gli effetti in borsa
Nel frattempo, l’interesse degli investitori è alle stelle. Dopo il lancio ad Austin, il titolo Tesla ha guadagnato oltre l’8 % in pochi giorni, e analisti come Morgan Stanley vedono nei robotaxi il cuore del futuro business di Tesla. Tuttavia, voci più caute – come Goldman Sachs – ricordano che siamo ancora in fase iniziale, e che le sfide operative e normative sono enormi.
Il marchio “Robotaxi Tesla” rappresenta ora non solo una tecnologia, ma una visione: quella di un mondo in cui la guida è un servizio, non un’attività personale. Un mondo dove milioni di veicoli autonomi viaggiano ininterrottamente, senza pausa né stipendi, guidati da intelligenze artificiali. Se il 2025 è l’anno della prova generale, il 2026 e il 2027 saranno il vero spartiacque tra sogno e realtà. E l’impatto con l’Italia, se un giorno dovesse mai avvenire, sarebbe sicuramente devastante, considerando l’impatto dei taxi tradizionali nelle nostre città.
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