Riserve di gas, il piano del governo per salvare l’inverno in caso di stop delle forniture dalla Russia

Giacomo Andreoli

12 Luglio 2022 - 15:46

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Mentre la Russia continua a ridurre i flussi di gas, il governo Draghi lavora a un piano per garantire gli stoccaggi necessari in inverno, tra accordi con Paesi terzi e nuovi rigassificatori.

Riserve di gas, il piano del governo per salvare l’inverno in caso di stop delle forniture dalla Russia

Un inverno delicato, con i riscaldamenti a rischio. È questo lo scenario che si prospetta sul fronte del gas e dell’energia elettrica da dicembre in poi in Italia. Dopo lo stop di ieri per 10 giorni del gasdotto Nord Stream 1 e la riduzione di un terzo delle forniture di Gazprom annunciato da Eni, la preoccupazione dell’intera Europa è che si possa arrivare rapidamente a un blocco totale dei flussi da Mosca.

Per questo motivo tra le cancellerie del Continente si studiano piani di razionamento e austerity sui consumi. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, però, smorza i toni, parlando di riduzioni che “ci toccano solo marginalmente”.

Al momento il nostro Paese prende circa 30 milioni di metri cubi di gas dalla Russia, quindi il taglio annunciato da Mosca vale circa 10 milioni di metri cubi. Ma la situazione sarebbe sotto controllo, grazie alle fonti alternative trovate nei mesi scorsi. I flussi da Azerbaijan e Nord Africa potrebbero coprire nel breve periodo un eventuale stop da Mosca, mentre nel medio termine la strategia coinvolge più Paesi.

Stoccaggi di gas, manca ancora il 26% delle riserve

Ad oggi l’Italia ha accumulato circa il 64% degli stoccaggi massimi, ma le riserve entro fine anno devono arrivare al 90% per affrontare il periodo di consumo più elevato. L’obiettivo è evitare i razionamenti mantenendo al livello uno, su una scala di tre, il grado di allarme. Per farlo bisogna raggiungere la soglia dell’80-85% entro ottobre.

L’idea è utilizzare i flussi di gas aggiuntivi (sia naturale che liquido) ottenuti tramite una serie di nuovi accordi per quest’anno e il prossimo, con solo qualche piccolo sacrificio per cittadini e imprese. Lo ha spiegato lo stesso Cingolani: se già si riuscisse ad abbassare di un grado la temperatura media del riscaldamento e si riducesse di un’ora il periodo di attivazione dei termosifoni si risparmierebbero circa 1,5-2 miliardi di metri cubi di gas.

Come cambieranno le importazioni di gas

Lo scorso anno l’Italia ha importato 72,7 miliardi di metri cubi di gas, così divisi: il 40% è arrivato dalla Russia, il 29% dall’Algeria, il 10% dall’Azerbaijan, il 4% dalla Libia e il 3% dal Nord Europa. Il 13,5% è invece stato coperto dal Gnl.

Ora questi numeri sono cambiati, con la quota dalla Russia che è arrivata al 26%, grazie agli accordi stipulati dal governo a partire da aprile con Algeria, Egitto, Repubblica del Congo e Angola, insieme ai tagli delle forniture stabiliti da Mosca. A maggio, quindi, la principale fonte di approvvigionamento è diventata l’Algeria (30%), seguita da Azerbaijan (13%), Norvegia e Paesi Bassi (10%) e Libia (3%), mentre dal Gnl arriva il 17%.

Su 31,7 miliardi di metri cubi di gas importato, gli aumenti maggiori hanno riguardato Algeria (+0,3%), Azerbaigian (+103%), Paesi Bassi e Norvegia (+211,3%), mentre il Gnl è cresciuto del 19,2%. In tutto sono arrivati 5,2 miliardi di metri cubi di gas in più, compensando i 4,8 miliardi persi da Russia e Libia. Per il 2023, quindi, si punta sugli accordi con Mozambico, Egitto e Israele.

I prezzi calmierati per acquistare le riserve di gas

Solo per il gas naturale liquefatto si prevedono 3 miliardi cubi aggiuntivi entro la fine dell’anno da Qatar ed Egitto, a cui se ne aggiungeranno 5 nel 2023, oltre ad altri 5 miliardi dal Congo entro il 2024. In questo calcolo non rientrano i nuovi flussi dagli Stati Uniti (saranno 15 miliardi di metri cubi per tutta l’Ue entro fine anno). Per essere immesso in rete, però, il Gnl ha bisogno dei rigassificatori.

I tre impianti presenti in Italia stanno già aumentando la produzione, mentre si sta per concludere la procedura d’acquisto delle due navi di rigassificazione. Saranno ormeggiate molto probabilmente a Piombino e a Ravenna. Porteranno altri 10 miliardi di metri cubi di gas, ma entreranno in funzione rispettivamente a inizio 2023 e a inizio 2024.

Intanto, per colmare il 26% di stoccaggi mancanti entro fine anno, in una situazione in cui agli operatori non conviene comprare gas sul mercato visti i prezzi appena al di sotto dei massimi storici, il governo ha trovato una soluzione. Il gas nei prossimi mesi sarà acquistato dal Gestore servizi energetici a un costo calmierato, prendendolo da operatori che lo estraggono in territorio italiano (a partire dalle piattaforme di Eni in Basilicata e nell’Adriatico), quindi sarà rivenduto alle imprese, sempre a costi contenuti.

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