Riforma fiscale, arriva lo scarico fiscale dopo 5 anni. Pro e contro

Nadia Pascale

7 Agosto 2023 - 17:17

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Con la riforma fiscale i contribuenti potrebbero essere sollevati dal pagamento della cartella esattoriale dopo soli 5 anni dall’affidamento all’ente di riscossione. Spunta un nuovo condono?

Riforma fiscale, arriva lo scarico fiscale dopo 5 anni. Pro e contro

Novità per i contribuenti: con la riforma fiscale gli enti riscossori non potranno più esigere un debito fiscale una volta trascorsi 5 anni dall’affidamento della cartella esattoriale. Molti parlano di un vero e proprio condono a vantaggio del contribuente, ma introdotto in via ordinaria e non come strumento eccezionale.

Migliorare l’efficienza della riscossione tributaria, questo è uno degli obiettivi della riforma fiscale che sta nascendo e tra le norme previste vi è anche lo scarico della riscossione una volta che siano trascorsi 5 anni dal momento in cui la cartella esattoriale è stata affidata all’agente di riscossione, ma quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questa scelta?

Perché si parla di scarico del debito fiscale?

In base a quanto previsto dalla legge di delega fiscale approvata, in presenza di debiti fiscali, al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello dell’affidamento delle quote non riscosse, ci sarà lo scarico immediato delle cartelle fiscali considerate inesigibili.

Restano escluse le quote per le quali sono in atto procedure esecutive o concorsuali, accordi di ristrutturazione, transazioni fiscali o previdenziali o piani di rateizzazione del pagamento). Questo non implica per il contribuente/debitore che vi sia la certezza di non dover più pagare, infatti, una volta cancellato automaticamente quel credito fiscale, l’ente creditore (ad esempio il Comune, l’Inps, l’Inail), ha due scelte:

  • affidare nuovamente in riscossione le somme oggetto di scarico, ma solo se c’è la possibilità di procedere al recupero del credito iscritto a ruolo, ad esempio in presenza di nuovi e significativi elementi reddituali o patrimoniali;
  • affidare la riscossione a soggetti privati, ma in questo caso riconoscendo al privato una quota della riscossione effettivamente operata.

Fin da ora è bene dire che molto probabilmente gli enti creditori cercheranno di perseguire una delle due strade previste dalla riforma fiscale.

Scarico del debito fiscale, quali sono i vantaggi e gli svantaggi?

Questa particolare scelta porta naturalmente vantaggi e svantaggi a seconda della prospettiva da cui si guarda.

Per i contribuenti vi è il vantaggio di non essere “inseguiti” dal Fisco.
Problemi possono invece sorgere per l’ente creditore, ad esempio un Comune che ha affidato le cartelle all’Agenzia delle Entrate-Riscossioni (AdER), nel momento in cui vi è lo scarico, se non riesce a iniziare una nuova procedura, si ritrova con entrate mancate e questo comporta un notevole svantaggio. A ciò deve essere aggiunto che per gli enti creditori tali somme sono nella posta attiva del bilancio e una volta scaricati devono essere eliminati con la possibilità che si creino dei buchi economici.

Il problema reale è l’impossibilità per AdER di seguire tutti i debitori. In base ai calcoli resi noti dalla Corte dei Conti, per riuscire a riscuotere tutti i crediti fiscali servirebbero 5 milioni di fermi amministrativi sui veicoli, altre 5 milioni di ipoteche sugli immobili, 6 milioni di pignoramenti presso i datori di lavoro o di pensione, 850 mila pignoramenti presso terzi, 13 milioni di analisi sull’anagrafe dei rapporti finanziari. Si capisce bene che si tratta di un’attività impossibile da portare avanti.

Responsabilità dell’agente per la mancata riscossione

Naturalmente diventa necessario bilanciare le posizioni tra l’ente creditore e l’ente riscossore, la legge di delega di conseguenza prevede che una volta affidato all’agente il carico fiscale (cartella esattoriale), questo deve garantire tempestività nella notifica dell’atto, che deve avvenire entro 9 mesi rispetto al momento dell’affidamento dell’incarico.

Nel caso in cui la mancata riscossione entro il termine previsto sia dovuto a responsabilità dell’agente, ne risponde in presenza di dolo, colpa grave o mancato rispetto delle norme a salvaguardia del diritto di credito.
Infine, si stabilisce che spetta al Mef verificare le attività di recupero poste in essere dall’agente di riscossione.

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