Redditometro: cos’è, come funziona e cosa controlla

Anna Maria D’Andrea

5 Luglio 2018 - 16:23

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Redditometro: come funziona, cos’è e quali sono le spese che l’Agenzia delle Entrate controlla? Cerchiamo di capirci di più anche alla luce delle novità introdotte dal Decreto Dignità illustrando cosa cambia nel 2018.

Redditometro: cos’è, come funziona e cosa controlla

Il redditometro torna ad occupare un posto centrale in quelle che sono le attività di controllo dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti, partite IVA, lavoratori dipendenti e pensionati.

Non perché nel 2018 siano aumentati i casi di accertamento da redditometro che anzi, sono drasticamente diminuiti negli ultimi anni, ma per via delle novità introdotte dal Decreto Dignità.

In molti parlano di nuovo redditometro, lo strumento di accertamento sintetico oggetto di riforma da parte del nuovo Governo, ma ancor di più solo quelli che si chiedono come funziona, cos’è e soprattutto quali sono le spese che l’Agenzia delle Entrate controlla per scovare possibili casi di evasione fiscale.

Prima di analizzare cosa prevede la legge, è bene partire dall’attualità e spiegare cosa cambia con il nuovo redditometro 2018 ridisegnato dal Decreto Dignità. In primis è bene chiarire che non vi è stato alcuna abolizione ma che, al contrario, il DL mira a riformare lo strumento per controlli fiscali più efficienti ed in linea con l’evoluzione economica.

Il Ministero dell’Economia dovrà riscrivere i parametri degli accertamenti sintetici e il redditometro sarà oggetto di riforma nel 2018. Le modifiche sulla procedura mediante la quale il Fisco dovrà ricostruire in via induttiva il reddito in base a capacità di spesa e propensione al risparmio dei contribuenti dovranno ottenere approvazione da parte dell’Istat e delle associazioni di categoria.

Prima della riforma, saranno sospesi i controlli da redditometro sugli anni 2016 e seguenti.

Al netto delle novità introdotte dal Decreto Dignità, vediamo di seguito cos’è, come funziona il redditometro 2018 e quali sono le voci di spesa messe sotto la lente dell’Agenzia delle Entrate e sottoposte a controllo da accertamento induttivo.

Redditometro 2018: cos’è e come funziona

Partiamo dal definire cos’è il redditometro. Si tratta di un meccanismo di accertamento sintetico con il quale l’Agenzia delle Entrate, sulla base delle informazioni a propria disposizione, analizza redditi dichiarati dal contribuente e spese sostenute.

I controlli da redditometro si basano sulla determinazione induttiva del reddito complessivo dei contribuenti persone fisiche, valutato in base alla composizione del nucleo familiare nonché della zona geografica di provenienza.

A spiegare come funziona il redditometro è una delle ultime circolari in merito pubblicate dall’Agenzia delle Entrate, la numero 24/E del 2013, pubblicata a seguito della riforma introdotta dal Decreto Anticrisi (DL 78 del 2010).

Al suo interno viene specificato che per la determinazione presuntiva del reddito l’Agenzia delle Entrate parte dalle spese e dai beni posseduti dal contribuente, in modo da determinare gli importi che dovrebbero essere determinati in dichiarazione dei redditi.

Nel caso in cui il reddito presunto stabilito dall’Agenzia delle Entrate dovesse discostarsi di più del 20% dal reddito effettivamente dichiarato dal contribuente, anche se per un solo periodo d’imposta, allora scattano i controlli e gli accertamenti fiscali.

Il principio abbastanza banale che sta alla base del redditometro è che se un contribuente dichiara 100 non può certo spenderne 200.

Attenzione però: nel caso in cui i controlli da redditometro dovessero mostrare uno scostamento tra redditi disponibili e spese sostenute, il contribuente non sarà considerato immediatamente un evasore ma dovrà in ogni caso presentarsi presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate per provare la propria “innocenza”.

Cosa controlla il redditometro: elenco delle spese

A destare più curiosità sono le spese che l’Agenzia delle Entrate controlla con il redditometro. Si tratta di almeno 100 voci, un elenco dettagliato ed analitico che potrebbe essere riassunto in tre macro-categorie: i consumi, gli investimenti e i risparmi.

Nell’elenco delle spese che fanno scattare controlli fiscali rientrano ovviamente quelle relative all’abitazione, come l’acquisto di elettrodomestici, l’aver effettuato lavori di ristrutturazione, avere assunto un collaboratore domestico oppure aver acquistato una seconda casa stipulando un mutuo.

Sono soggette a controlli, inoltre, anche le spese sostenute in salute e servizi, come le assicurazioni o le spese veterinarie ma anche, ad esempio, quelle sostenute per la cura della persona compresi eventuali pernottamenti in hotel.

Ovviamente, l’auto è uno degli elementi privilegiati dei controlli da redditometro, così come i conti correnti, ovvero prelievi, versamenti e investimenti.

Nel redditometro rientrano anche le spese di istruzione, tra le quali per le iscrizioni al nido o la frequenza di corsi di lingue o formazione. Ovviamente, per quel che riguarda gli studenti universitari, i controlli sono estesi anche ai canoni di locazione per studenti fuori sede (..con buona pace dei genitori che fanno sacrifici per pagare affitti troppo spesso spropositati).

Attenzione a viaggi troppo costosi e non alla portata del proprio reddito, all’acquisto di gioielli e anche alle spese per il veterinario, perché si sa, anche avere un animale domestico non è “una cosa da poveri”.

Accertamento da redditometro: come difendersi dai controlli del Fisco

Arriviamo alla domanda più ostica: come difendersi in caso di controlli e accertamento da redditometro?

Se a seguito delle attività di accertamento l’Agenzia delle Entrate dovesse presumere uno scostamento tra reddito dichiarato e tenere di vita del contribuente, l’ufficio invierà un invito a “comparire di persona, o per mezzo di rappresentanti, per fornire dati e notizie rilevanti ai fini dell’accertamento”.

In pratica bisognerà munirsi di documenti, scontrini (e di una “buona dose di dialettica”) per dimostrare che le spese contestate sono state sostenute per mezzo di redditi dichiarati e che non costituiscono evaso.

Nello specifico, il contribuente potrà provare all’Agenzia delle Entrate che le spese sostenute nell’anno incriminato sono state finanziate tramite:

  • redditi diversi da quelli posseduti nello stesso periodo d’imposta;
  • redditi esenti;
  • redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo di imposta;
  • redditi legalmente esclusi dalla formazione della base imponibile.

Sarà inoltre possibile fornire elementi anche per dimostrare che le spese sono state sostenute da altri soggetti.

Come rimediare in caso di “presunzione” fondata

Cosa fare quando ad aver ragione è l’Agenzia delle Entrate? Nel caso in cui anche a seguito del contraddittorio il contribuente non dovesse fornire le prove necessarie, verrà stabilirà l’entità delle maggiori imposte dovute e le relative sanzioni.

Per ottenere delle sanzioni ridotte sarà necessario pagare entro 15 giorni, oppure avviare un contenzioso con l’Agenzia e ricorrere alla giustizia tributaria.

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