Reddito di cittadinanza, posso aggiungere un over 60 al nucleo per salvare l’assegno?

Simone Micocci

20/12/2022

20/12/2022 - 12:49

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Reddito di cittadinanza, nessuno stop dopo 7 mesi in presenza di un over 60 nel nucleo familiare. Eventualmente si può aggiungere, ma nel rispetto di leggi e regole.

Reddito di cittadinanza, posso aggiungere un over 60 al nucleo per salvare l’assegno?

Il Reddito di cittadinanza nel 2023 verrà riconosciuto a tutti per un massimo di 7 mensilità; le uniche famiglie che mantengono il diritto all’assegno per tutti i 12 mesi, quindi da gennaio a dicembre 2023, sono quelle in cui almeno un componente è minorenne, disabile oppure over 60.

La presenza di un componente con più di 60 anni nel nucleo familiare può quindi salvare l’assegno, in quanto in tal caso la famiglia non farebbe più parte della platea che subirà la decadenza del Reddito di cittadinanza dopo il 7° mese di percezione.

Ecco perché ci sono famiglie che, alla luce delle ultime novità, si stanno informando sulla possibilità di aggiungere una persona over 60 al proprio nucleo familiare, un parente ad esempio, come può essere un genitore.

Ebbene, nulla vieta di aggiungere un ulteriore componente al nucleo familiare, purché l’aggiunta sia effettiva. La persona aggiunta dovrà effettivamente essere residente nella stessa abitazione; un cambio di residenza fittizio, d’altronde, potrebbe portare a conseguenze ben più gravi rispetto al taglio del Reddito di cittadinanza dopo 7 mesi.

Quindi, se il cambio di residenza dovesse essere effettivo nulla vieta di aggiungere un over 60 nel nucleo familiare, fermo restando però che c’è una procedura ben precisa da seguire per mantenere il diritto al Reddito di cittadinanza. E attenzione poi, perché una tale decisione potrebbe avere ripercussioni, sia positive che negative, sull’importo percepito.

Posso aggiungere una persona over 60 al nucleo familiare?

Come detto sopra, nulla vieta di aggiungere un componente al nucleo familiare che percepisce il Reddito di cittadinanza. A tal proposito, ricordiamo che nel nucleo si considerano tutti quei componenti:

  • presenti nello stesso stato di famiglia in quanto residenti nella stessa abitazione;
  • residenti altrove ma a carico.

Quindi, affinché un componente con più di 60 anni possa essere aggiunto al nucleo, è necessario che questo sposti la sua residenza nell’indirizzo in cui risiede il richiedente del reddito di cittadinanza. Ma è bene sottolineare che la residenza è il luogo in cui la persona ha dimora abituale, dove il soggetto vive abitualmente e in cui ha l’indirizzo della sua abitazione principale.

Non basta, quindi, spostare la residenza al Comune: chi si aggiunge al nucleo deve anche andare a vivere nell’abitazione indicata. In caso contrario, ossia qualora a seguito di accertamenti dovesse risultare che si è trattato di un cambio di residenza fittizio scatterebbero le sanzioni del caso.

Cosa si rischia in caso di residenza fittizia?

A tal proposito, ricordiamo che con la sentenza n. 29469 del 2018 la Corte di Cassazione, sezione penale, ha compreso la falsa dichiarazione di residenza tra le fattispecie che costituiscono il reato di falso ideologico, che l’articolo 483 del Codice penale punisce con la reclusione fino a 2 anni.

E inoltre, dal momento che il cambio di residenza è stato fatto per fruire indebitamente del reddito di cittadinanza oltre il 7° mese di percezione, ci sono gli estremi affinché l’Inps possa pretendere la restituzione le somme erogate.

Senza dimenticare poi che l’articolo 7, comma 1, del decreto 4 del 2019 (convertito in legge n. 26 del 2019) stabilisce che “chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio rende o utilizza dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute, è punito con la reclusione da 2 a 6 anni”.

Che succede se aggiungo un’altra persona al nucleo familiare?

Inoltre, va detto che l’aggiunta della persona al nucleo familiare potrebbe avere ripercussioni sull’importo del Reddito di cittadinanza. Può esserci un aumento, ma anche una riduzione, in quanto:

  • con l’aggiunta aumenta dello 0,4 (ma comunque non può superare 2,1) il parametro di scala di equivalenza. Sale così l’importo massimo che si può percepire a titolo di Rdc;
  • allo stesso tempo, eventuali redditi percepiti dalla persona aggiunta si sommano nel reddito familiare. Di conseguenza, l’integrazione a cui si ha diritto diminuisce.

Facciamo un esempio: nucleo familiare composto da due maggiorenni con reddito familiare pari a 2.000 euro annui. A questi spetta un’integrazione pari a: 6.000 euro (quota massima annua) moltiplicati per 1,4 (valore del parametro di scala di equivalenza), da cui sottrarre 2.000 euro.

Ne risulta un’integrazione annua di 6.400 euro, ossia circa 533 euro al mese.

Ora, mettiamo che questi accolgano nel loro nucleo un genitore over 60, percettore di pensione annua pari a 5.000 euro.

Il parametro di scala di equivalenza sale a 1,8, mentre il reddito familiare a 7.000 euro. Che succede all’importo del Reddito? L’integrazione verrà calcolata partendo da 6.000 euro, moltiplicandoli per 1,8 e sottraendo 7.000 euro; quindi, il valore annuo del Rdc sarà di 3.800 euro, 316 euro mensili all’incirca.

Cosa fare se aggiungo un’altra persona al nucleo familiare?

In caso di aggiunta di una persona al nucleo familiare bisogna seguire una procedura ben definita per mantenere il diritto al Reddito di cittadinanza, anche qualora si tratti di un over 60.

Nel dettaglio, come prima cosa è necessario presentare un nuovo Isee, con il quale appunto all’Inps verrà comunicata la nuova condizione reddituale così che l’Istituto possa valutare se sussistono ancora gli estremi per godere dell’assegno ed eventualmente procedere con il ricalcolo.

In secondo luogo, una volta ottenuto il nuovo Isee, bisognerà anche presentare una nuova domanda di Reddito di cittadinanza. La richiesta, infatti, va inviata nuovamente ogni qual volta che c’è una variazione del nucleo familiare, salvo i casi di nascita o morte.

La suddetta procedura, quindi rinnovo dell’Isee e nuova domanda, andrà completata entro 2 mesi dalla variazione.

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