Reddito di cittadinanza: ecco chi deve aspettare 18 mesi per fare nuova domanda

Antonio Cosenza

11/06/2020

11/06/2020 - 12:10

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Niente reddito di cittadinanza per 18 mesi? Il rischio c’è, ecco chi lo corre.

Reddito di cittadinanza: ecco chi deve aspettare 18 mesi per fare nuova domanda

Reddito di cittadinanza: in questi mesi si parla tanto di rinnovo del beneficio, ma molti non sanno che ci sono dei nuclei familiari che per presentare una nuova domanda devono aspettare ben 18 mesi.

Ci riferiamo a tutti coloro che perdono il reddito di cittadinanza in seguito all’applicazione di una sanzione, per i quali è previsto un periodo di sospensione molto lungo da rispettare.

Infatti, mentre alla scadenza naturale del beneficio basta aspettare un solo mese di sospensione per poter continuare a percepire il beneficio, per coloro che ne perdono il diritto a causa di una sanzione c’è da attendere un periodo pari a quello di massima fruizione del reddito di cittadinanza, pari appunto a 18 mesi. Un anno e mezzo senza poter richiedere nuovamente il reddito di cittadinanza e questo vale per tutti i componenti del nucleo familiare sanzionato.

A tal proposito, è bene fare chiarezza su quali sono le sanzioni che impediscono di presentare domanda per i 18 mesi successivi, così da non rischiare di restare improvvisamente senza sussidio.

Reddito di cittadinanza: quando si perde?

Il decreto 4/2019 elenca tutte le cause di decadenza dal reddito di cittadinanza.

A tal proposito, ricordiamo che queste si applicano anche nel caso in cui un solo componente del nucleo familiare non rispetti uno dei seguenti obblighi; ribadiamo, infatti, che il reddito di cittadinanza non viene percepito solamente dal richiedente, ma da tutti i componenti familiari del suo nucleo, i quali di conseguenza sono soggetti a condizionalità.

Nel dettaglio, è disposta la decadenza dal reddito di cittadinanza quando i componenti del nucleo familiare, eccetto quelli esclusi dalla condizionalità:

  • non effettuano la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro entro 30 giorni dal riconoscimento del beneficio (per approfondire leggi qui);
  • non sottoscrivono il Patto per il Lavoro o il Patto per l’Inclusione sociale (ovviamente eccetto i casi di esclusione o esonero);
  • non partecipano, in assenza di un giustificato motivo, alle iniziative di carattere formativo o di riqualificazione, o ad altra iniziativa di politica attiva o di attivazione;
  • non aderiscono ai progetti utili alla collettività, qualora il Comune li abbia istituiti;
  • non accetta almeno una di tre offerte di lavoro congrue. Ricordiamo che nel secondo periodo di fruizione, quindi dopo i primi 18 mesi e in caso di rinnovo del beneficio, il reddito di cittadinanza si perde al rifiuto della prima offerta di lavoro congrua che può arrivare da qualsiasi parte d’Italia (clicca qui per approfondire);
  • non comunica all’INPS, entro i termini previsti, le variazioni di reddito e patrimonio che potrebbero comportare un beneficio economico del RdC maggiore;
  • non presenta, in caso di variazione del nucleo familiare, la DSU aggiornata entro 2 mesi dall’evento;
  • venga trovato, nel corso delle attività ispettive svolte dalle competenti autorità a svolgere attività di lavoro dipendente in assenza delle comunicazioni obbligatorie (quindi in nero);
  • in caso di terza mancata presentazione (senza giustificato motivo) alle convocazioni del centro per l’impiego;
  • in caso di seconda mancata presentazione alle iniziative di orientamento al lavoro;
  • per quanto riguarda i firmatari del Patto d’Inclusione, al quarto avviso riguardo al mancato rispetto degli impegni previsti nel Patto relativi alla frequenza dei corsi di istruzione o di formazione da parte di un componente minorenne ovvero impegni di prevenzione e cura volti alla tutela della salute, individuati da professionisti sanitari;
  • infine, la decadenza del reddito di cittadinanza è inoltre disposta qualora il nucleo familiare abbia percepito il beneficio economico del Rdc in misura maggiore rispetto a quanto gli sarebbe spettato, per effetto di dichiarazione mendace in sede di DSU o di altra dichiarazione nell’ambito della procedura di richiesta del beneficio, ovvero per effetto dell’omessa presentazione delle prescritte comunicazioni all’INPS (riguardo le variazioni patrimoniali, reddituali o anche della composizione del nucleo familiare). In tal caso scatta anche il recupero di quanto versato in eccesso.

Niente reddito di cittadinanza per 18 mesi a chi è stato tolto

Nel caso in cui il reddito di cittadinanza si perda a seguito di una delle suddette sanzioni, non si potrà fare nuova richiesta del beneficio per i successivi 18 mesi. E questo - come anticipato - vale per tutti i componenti del nucleo familiare; per continuare a fruire del reddito di cittadinanza, quindi, non è sufficiente far presentare la domanda da un nuovo richiedente.

L’unico caso in cui questo periodo si riduce è quello in cui nel nucleo familiare siano presenti componenti minorenni o con disabilità; in tal caso dopo la decadenza è sufficiente attendere 6 mesi per presentare la nuova domanda.

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