Reddito di cittadinanza per altri 6 mesi, poi cambia tutto: le parole della ministra del Lavoro

Simone Micocci

11 Novembre 2022 - 12:08

condividi

La riforma del reddito di cittadinanza non sarà immediata. Secondo la ministra del Lavoro, Marina Calderone, ci vorranno almeno 6 mesi.

Reddito di cittadinanza per altri 6 mesi, poi cambia tutto: le parole della ministra del Lavoro

La nuova ministra del Lavoro, Marina Calderone, sembra avere in mente un approccio prudente rispetto alla riforma del reddito di cittadinanza.

In questi giorni sono diverse le indiscrezioni circolate in merito a come potrebbe cambiare il reddito di cittadinanza nel 2023. Ad esempio, si parla di fissare un limite di 4 anni oltre il quale il reddito di cittadinanza smette di essere pagato, come pure di prevedere un sistema di décalage al pari di quanto previsto dalla Naspi, riducendone così l’importo ogni mese.

Ma la ministra Calderone, intervenuta alla Camera durante la presentazione del Rapporto Inapp, ci ha tenuto a precisare che si tratta solamente di proposte, di un pensiero della Lega che non necessariamente deve essere comune a tutta la maggioranza di Centrodestra. “Il mio compito è fare una sintesi”, ha spiegato la ministra, senza sbilanciarsi su quali potrebbero essere le novità in arrivo per il reddito di cittadinanza.

Ulteriori dettagli Calderone li ha forniti in un’intervista rilasciata a Porta a Porta, dove ha dichiarato che per “ritarare” il reddito di cittadinanza ci vorranno almeno 6 mesi.

Reddito di cittadinanza, salta la modifica?

Giorgia Meloni prima e Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, poi hanno annunciato una modifica del reddito di cittadinanza già nel 2023, confermando che l’intenzione primaria è di togliere il sostegno a coloro che sono nella condizione di poter lavorare.

Tuttavia, non è ancora chiaro il come: Durigon ad esempio ha spiegato che c’è l’intenzione di togliere il reddito di cittadinanza già al primo rifiuto di un’offerta di lavoro congrua, novità che tuttavia - come abbiamo già spiegato - rischia di essere inutile: già oggi, infatti, dopo i primi 18 mesi di percezione, non ci sono offerte di lavoro congrue rifiutabili.

C’è il rischio che se non ci si prende il tempo per valutare cosa non ha davvero funzionato qualsiasi modifica risulti inutile. Basti pensare a cosa ha fatto il governo Draghi: dal taglio di 5 euro per chi rifiuta la prima offerta di lavoro durante i primi 18 mesi di percezione, all’obbligo per i beneficiari di passare almeno una volta al mese al centro per l’impiego (soluzione che di fatto è rimasta solo su carta, visto che di fatto, per impossibilità dei servizi pubblici del lavoro, non è stata mai realizzata se non in poche realtà territoriali).

La ministra Calderone questo lo sa ed è per questo che ha spento gli entusiasmi di chi sperava in un cambio radicale, e immediato, del reddito di cittadinanza. Nel rispondere a precisa domanda di Bruno Vespa, infatti, la nuova ministra del Lavoro ha confermato che modifiche al reddito di cittadinanza ci saranno ma ha aggiunto che probabilmente bisognerà aspettare più tempo di quanto si creda.

Reddito di cittadinanza per altri sei mesi, poi le modifiche

Il reddito di cittadinanza non ha funzionato perlopiù per problemi strutturali. Servizi per il lavoro con poco personale per affrontare la marea di beneficiari inviati al centro per l’impiego per l’accompagnamento al lavoro, percettori del reddito di cittadinanza non debitamente formati per essere appetibili alle aziende, e senza trascurare la crisi del mercato del lavoro causata dal Covid prima e dalla guerra in Ucraina poi.

E non è un caso che la ministra Calderone, che non è nuova a questi temi visto che è stata presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro, nel rispondere a Vespa abbia parlato di “cortocircuiti”. Non si tratta quindi di problemi facilmente risolvibili rivedendo obblighi e sanzioni per chi prende il reddito di cittadinanza, in quanto servirà una riforma più strutturale.

D’altronde è stato proprio questo uno degli errori commessi dal Movimento 5 stelle, che ha pensato a introdurre la misura senza prima accertarsi se tutte le parti coinvolte fossero sufficientemente preparate.

Un errore che la ministra Calderone non sembra voler commettere, tant’è che si è mostrata alquanto prudente rispetto alla riforma:

Io credo che ci vogliano 6 mesi di tempo per ritarare la macchina.

L’obiettivo è fare in modo “che figure professionali che hanno una competenza nel mercato del lavoro possano entrare all’interno del circuito dei centri per l’impiego”; e per farlo ci vorrà tempo, ecco perché la riforma del reddito di cittadinanza potrebbe essere ritardata di qualche mese.

Ciò non significa che non ci saranno novità nella Legge di bilancio 2023, ma solo che probabilmente si tratterà di modifiche che cambieranno poco il reddito di cittadinanza rispetto a come lo conosciamo oggi. Per una riforma strutturale, che possa cambiare il modo d’intendere il reddito di cittadinanza, ci vorranno invece almeno 6 mesi.

Iscriviti a Money.it