Gli Usa scivoleranno in recessione nel 2024? Le previsioni degli analisti sui possibili effetti di una contrazione economica della potenza mondiale sui mercati azionari e obbligazionari.
Il 2024 si preannuncia pieno di sfide insidiose per gli Usa. Una delle più importanti riguarda la recessione, scongiurata per il 2023, ma non del tutto eliminata negli scenari di previsione per il prossimo anno.
Finora, è emersa una profonda divisione tra gli analisti sulla possibilità che l’economia statunitense entri in una recessione da tempo annunciata, trascinando con sé il mondo. La mancanza di consenso tra i previsori è in netto contrasto con un anno fa, quando la maggior parte prevedeva una contrazione dell’economia negli Stati Uniti.
I dati attuali mostrano che la maggiore potenza mondiale è cresciuta del 5,2% nel terzo trimestre di quest’anno. Tuttavia, gli operatori di mercato prevedono un inizio 2024 turbolento, dopo il forte rally del mese scorso sia per le azioni che per le obbligazioni. Le previsioni su un’inflazione in costante calo e su possibili tagli ai tassi di interesse a partire dalla primavera del prossimo anno potrebbero essere smentite.
Il dibattito sul futuro Usa è aperto. L’atterraggio “duro” o “morbido” dell’economia più importante del mondo, guidato dalla Fed e da fattori esterni come i rischi geopolitici, influenzerà i mercati globali.
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Gli economisti intervistati da Reuters prevedono una crescita media del Pil statunitense dell’1,2% per il 2024, ma restano divisi sulla possibilità che il prossimo anno includa anche un paio di trimestri di contrazione economica, che potrebbero favorire tagli dei tassi e indebolire il dollaro.
Amundi, il più grande gestore patrimoniale europeo, prevede una recessione negli Stati Uniti nella prima metà del 2024. Questo significa che il gruppo ha un atteggiamento negativo sul dollaro e preferisce gli asset dei mercati emergenti.
Sul fronte dei cambi, lo yen giapponese sarà il “punto positivo” del mercato, con la previsione che la Banca del Giappone abbandonerà finalmente la sua politica monetaria ultra-espansiva, secondo Vincent Mortier di Amundi.
Morgan Stanley, invece, non stima alcuna recessione e ritiene che la Fed potrebbe mantenere i tassi elevati anche nel prossimo anno. Si prevede che l’indice del dollaro salirà a 111 punti dagli attuali 104, l’euro scenderà a 1 dollaro e lo yen si riprenderà solo moderatamente a 142 per dollaro.
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Deutsche Bank vede una lieve recessione negli Stati Uniti nella prima metà del 2024 e ben 175 punti base di tagli dei tassi, con costi di finanziamento inferiori che spingono il S&P 500 a 5.100 punti. Quest’anno l’indice azionario ha guadagnato il 19% a 4.567.
JP Morgan ritiene possibile una recessione e una chiusura dell’anno per lo S&P 500 a 4.200, mentre Goldman Sachs stima solo un rischio di recessione limitato. LGIM, che gestisce circa 1.500 miliardi di dollari di asset, sottopesa le azioni e si aspetta una contrazione economica negli Stati Uniti.
Il colosso obbligazionario PIMCO stima al 50% la probabilità di una recessione negli Stati Uniti nel 2024 e consiglia investimenti nel debito pubblico rispetto alle azioni.
Il prossimo anno vedrà gli Usa protagonisti assoluti dei mercati. Elezioni presidenziali, andamento economico e politica della Fed saranno fattori chiave per le Borse mondiali.
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