Cosa succede se non pago il mutuo?

Patrizia Del Pidio

8 Luglio 2023 - 08:02

condividi

Cosa succede se non si paga una rata (o più) del mutuo per dimenticanza o per problemi di liquidità?

Cosa succede se non pago il mutuo?

Cosa succede se non pago il mutuo? Può accadere, soprattuto in tempi di crisi economica in cui i problemi di liquidità si fanno sentire, di non riuscire ad onorare gli impegni presi con la banca. E può accadere di saltare qualche rata del mutuo proprio perché non si hanno soldi per versare le mensilità per il finanziamento che si è chiesto per acquistare, ad esempio, la casa.

I mutui, come qualsiasi altra forma di finanziamento, obbligano alla puntualità dei versamenti. Una delle condizioni indispensabili per il perdurare dell’accordo stipulato con l’istituto di credito è proprio quello di versare le rate entro le scadenze fissate nel contratto.

Ma in un periodo in cui il lavoro è precario e difficile da trovare, in cui moltissime famiglie vanno avanti grazie ai sussidi e in cui il perdurare della crisi economica fa sentire pesantemente i suoi effetti chiedersi cosa accade se non si pagano le rate del mutuo appare una domanda legittima. Così come appare lecito voler sapere quali potrebbero essere le conseguenze se si pagano in ritardo.

La Banca d’ Italia spiega nella guida “Comprare casa – Il mutuo in parole semplici” cosa fare in questi casi. In caso di ritardato pagamento di una rata, totale o parziale, l’intermediario informerà il cliente sugli omessi pagamenti e gli indicherà le modalità di pagamento.

Vediamo in questa guida come affrontare l’impossibilità di pagare una o più rate del fido e quali potrebbero essere le conseguenze della nostra inadempienza cercando di capire anche come le novità che si profilano all’orizzonte potrebbero aiutare in una di queste situazioni.

Perdo la casa se non pago il mutuo?

A seconda della condizione in cui ci troviamo le conseguenze del non pagare la rata del mutuo possono essere diverse e determinate anche dalla nostra capacità o volontà di adempiere al pagamento.

Ovviamente non ci sono automatismi, in quanto le banche cercano, nel loro interesse, di recuperare il mancato pagamento del mutuo e quindi valutano le azioni da intraprendere in modo differenziato a seconda del contesto che ha portato a sospendere il pagamento delle rate.

Pertanto, anche se siamo in ritardo con le rate per la restituzione del mutuo, non incorreremo subito nel pericolo del pignoramento della casa, ma chiaramente dobbiamo conoscere come le cose possono evolvere e gestire meglio la situazione.

Come specificato dalla Banca d’Italia, attraverso il cd. Patto Marciano, può essere concordata una clausola al momento della conclusione del contratto di mutuo, con la quale la banca e il cliente stabiliscono che, in caso di mancato pagamento di un ammontare equivalente a 18 rate mensili, la banca stessa acquisisca l’immobile costituito in garanzia.

La banca farà propri i proventi della vendita dello stesso, senza dover attivare le procedure esecutive giudiziarie e restituisca al cliente l’eventuale eccedenza tra il valore del bene (stimato da un perito indipendente) o i proventi della vendita dello stesso e l’importo residuo del debito.

Il finanziatore non può condizionare la conclusione del contratto di credito alla sottoscrizione della clausola e deve avvertire il consumatore dei vantaggi e degli svantaggi dell’inserimento della clausola nel contratto.

Cosa succede se pago il mutuo in ritardo?

Le conseguenze del ritardo sono molto varie e dipendono dal motivo che è alla base del pagamento tardivo della rata del mutuo.

Prima di tutto specifichiamo che ci sono diverse tipologie di morosità:

  • mancato pagamento anche di una sola rata;
  • ritardo di oltre 180 giorni dalla scadenza nel pagamento, anche di una sola rata;
  • ritardo, tra 30 e 180 giorni dalla scadenza, nel pagamento delle rate fino a sette volte, anche non consecutive. In tal caso il ritardo comporta solo il pagamento degli interessi di mora. Se viene superato il limite delle sette rate non pagate, la banca ha la facoltà di procedere alla revoca immediata del mutuo.

Al mutuatario sarebbe così chiesto il rimborso di tutto il debito residuo, richiesta cui non potrebbe evidentemente far fronte, portando così dritti al pignoramento dell’immobile.

In caso si verificasse una di queste condizioni, oltre al rischio di pignoramento, il mutuatario andrebbe incontro alla segnalazione alla Centrale Rischi interbancaria della Banca d’Italia, il database dove vengono conservati (per un massimo di cinque anni) i nomi di coloro che hanno avuto problemi a rimborsare un debito.

In ogni caso, il cliente ha diritto di essere avvisato dalla banca qualora una qualsiasi di queste procedure venga avviata.

Quindi come muoversi? Se l’inadempimento è dovuto a momentanei motivi economici, ad esempio se alla data di scadenza della rata non si dispone sul conto della copertura sufficiente ad effettuare il pagamento del mutuo, è bene avvisare il prima possibile la banca. Si potranno esporre le problematiche che sono sopraggiunte e provare a chiedere una dilazione della rata o semplicemente avvertire del ritardo.

Se chi vi ha concesso il mutuo è un istituto on line contattate il servizio clienti, se invece ne avete la possibilità presentatevi direttamente allo sportello.

Inoltre, come vedremo in seguito in questo articolo, se il ritardo nel pagamento del mutuo è dovuto alla perdita del lavoro o altra causa di grave entità, si può richiedere la sospensione del mutuo o una rinegoziazione del piano di ammortamento o una surroga.

Invece se il ritardo è dovuto a un problema tecnico, non è responsabilità della banca, ma del mutuatario, il quale deve verificare ogni mese il buon fine del versamento della rata e, in caso di intoppi tecnici, comunicare il problema all’istituto il prima possibile.

Interessi di mora, come si calcolano

Come abbiamo visto, il mancato pagamento della rata del mutuo comporta gli interessi di mora, che si aggiungono al valore della rata omessa.

Nel caso in cui il ritardo nel pagamento della rata del mutuo superi i 30 giorni scattano tali interessi per garantire un risarcimento a favore del creditore, che viene di fatto privato del denaro che gli spetta, secondo i tempi e le modalità pattuite nel contratto di mutuo.

Per calcolare gli interessi c’è una formula standard, che è la seguente:

Interessi di mora = giorni di ritardo x rata x tasso di mora / 36500

Di solito c’è una maggiorazione che va dall’1 al 4 % degli interessi per le rate non pagate e la percentuale viene applicata in base al piano di ammortamento, al fatto che le rate siano costanti, decrescenti o crescenti, mensili o semestrali.

Stando ai più attuali ordinamenti normativi, il tasso moratorio non può essere spropositato e gravare eccessivamente sul mutuatario.

Ad ogni modo nell’ipotesi di interessi di mora eccessivi, vale l’applicazione dell’art. 1384 del Codice Civile che disciplina l’eventuale intervento di un giudice per la riduzione della penale manifestamente eccessiva.

Cosa prevede la legge salva-suicidi per chi non paga il mutuo

Dall’aprile 2016 è entrato in vigore un decreto ministeriale che obbliga la banca ad attendere 18 rate del mutuo non pagate prima di procedere con il pignoramento della casa.

Pertanto, chi non paga le rate del mutuo per l’acquisto di una casa da più di 18 mesi rischia di trovarsi coinvolto in una procedura esecutiva di pignoramento immobiliare e di conseguenza di perdere la casa.

Insomma, le conseguenze per chi a causa di problemi economici non riesce a pagare il mutuo sono molto gravi, tant’è che ci sono stati casi in cui il sovraindebitamento ha indotto il debitore al suicidio.

Per evitare che ciò avvenga, nel nostro ordinamento è stata prevista la legge 3 del 2012 conosciuta “legge salva suicidi”, oggi inglobata nel Codice sulla crisi d’impresa, con la quale è stato messo a disposizione del debitore un importante strumento per estinguere il debito e salvare la propria casa.

Il Codice della crisi e dell’insolvenza, ha riscritto tutta la disciplina delle procedure concorsuali e dell’insolvenza, sostituendosi al regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 e alla disciplina sulla composizione della crisi da sovraindebitamento di cui alla legge n. 3/2012.

L’opera di riforma è finalizzata, ad accorpare in un unico corpus normativo ogni tipo di situazione di crisi e di insolvenza, indipendentemente dalla natura del debitore e dal tipo di attività da questi esercitata.

Il nuovo Codice non stravolge le procedure della legge salva suicidi ma ingloba la norma nata per dare sollievo a chi è sottoposto a un’eccessiva pressione debitoria. Usando le potenzialità delle disposizioni in essa previste è possibile ridurre la propria posizione debitoria che si potrebbe riverberare in eccessivi ritardi nel pagamento delle rate di mutuo e di conseguenza nel pignoramento dell’immobile per la vendita all’asta.

Perché la banca dovrebbe accettare questa proposta? Può sembrare strano che la banca accetti di ridurre il proprio credito, ma in realtà non lo è. Una volta preso atto che a causa della situazione economica del debitore è impossibile recuperare tutto il proprio credito, piuttosto che perderlo completamente le banche sono disposte ad accettarne una riduzione.

Sospensione del mutuo

C’è un altro strumento molto utile per chi si trova in una tale difficoltà economica da non riuscire a pagare le rate del mutuo. Chiedere la sospensione del mutuo o una rinegoziazione della durata del piano di ammortamento, così da ridurre gli importi di ciascuna rata.

La possibilità di chiedere la sospensione temporanea delle rate del prestito o trasferirlo presso un altro intermediario, senza spese o penalità, è stato previsto dal Decreto Bersani del 2007.

Per quanto riguarda la sospensione delle rate va ricordato che le famiglie che si trovano in particolari condizioni di disagio economico possono richiedere alla stessa banca che ha erogato il finanziamento la sospensione della quota capitale delle rate, per un periodo massimo di 12 mesi.

Mutui, la situazione attuale

Nell’ultimo anno chi ha accesso un mutuo non dorme sicuramente sonni tranquilli, soprattutto se, a suo tempo, ha scelto un tasso di interesse variabile. Negli ultimi 12 mesi, infatti, il costo del denaro è aumentato avendo un impatto sui tassi dei interessi sia fissi che variabili. Ma mentre l’impatto sul tasso fisso riguarda solo coloro che hanno richiesto un mutuo dopo l’aumento dei tassi di interesse, quello sul tasso variabile riguarda tutti.

Ci sono famiglie con mutui a tasso variabile che hanno assistito all’aumento della rata mensile da pagare anche del 30%. Una rata mensile, quindi, di 600 euro di un anno fa, si è trasformata, oggi, in una di 900 euro. E, ovviamente, il maggiore esborso non per tutti è possibile e molto spesso lo stipendio non basta.

Tralasciando quello che l’aumento del prezzo del denaro ha provocato nel settore immobiliare, cerchiamo di concentrarci su le conseguenze per chi deve sostenere questi aumenti e, purtroppo, non riesce.

Rata più bassa e allungamento durata: le soluzioni del Governo

Visto che i tassi di interesse non solo non accennano a scendere ma continueranno a salire, probabilmente, fino al secondo semestre del 2024, il Governo sta studiando delle soluzioni che possano avere un effetto immediato. Ma per farlo deve trovare un accordo con le banche per rendere più gestibili le rate e permettere a chi ha acceso un mutuo di poterle saldare e, allo stesso tempo, arrivare a fine mese.

Le idee attualmente allo studio sono quelle di attuare dei meccanismi che permettano di bloccare l’importo delle rate, evitando che queste ultime subiscano aumenti mensili, e di allungare la durata del finanziamento.

Un’idea è quella di prevedere che il cliente posa richiedere l’allungamento della durata del finanziamento per abbassare l’importo delle rate, mantenendo sempre un mutuo a tasso variabile. Aumentando il numero delle rate, quindi, si abbasserebbe l’importo di ognuna.

Un altro provvedimento potrebbe prevedere, invece, di trasformare i mutui a tasso variabile in finanziamenti a tasso variabile con rata costante. Questo permetterebbe di stabilire inizialmente l’importo della rata mensile a cui, mensilmente, si applica l’interesse. Ma la rata da pagare sarebbe quella inizialmente stabilita e gli eventuali interessi maggiori la innalzerebbero andrebbero, di fatto, ad aumentare la durata del mutuo.

In entrambi i casi si permetterebbe alle famiglie di sostenere rate di mutuo a tasso variabile che con il passare dei mesi stanno diventando insostenibili.

Argomenti

# Banche
# Mutuo

Iscriviti a Money.it