Secondo Fabian Hoffmann, ricercatore presso l’Oslo Nuclear Project dell’Università di Oslo, ecco l’unico paese che la Russia rispetta tra i membri Nato.
Fabian Hoffmann, ricercatore presso l’Oslo Nuclear Project dell’Università di Oslo e il Center for European Policy Analysis, ha lanciato un avvertimento circa le reali ambizioni di Vladimir Putin e ha invitato tutti a diffidare dalle apparenze.
Secondo Hoffmann, l’ipotesi che Putin possa attaccare un Paese membro della NATO non è remota e non è detto che un attacco del genere sia destinato al fallimento.
Da tempo si parla del rischio che la Russia possa attaccare la Finlandia e, a sostegno di questa tesi, c’è il rafforzamento delle basi militari russe al confine. Questo potrebbe far sembrare che, se Putin decidesse di dichiarare guerra alla NATO, lo farebbe dal fronte Nord e quindi dalla Finlandia. E invece, per Hoffmann, non è così: Putin punterebbe su un altro fronte, quello dei Paesi baltici, ritenuti l’anello debole.
In molti, dopo l’andamento della guerra in Ucraina, con la Russia incapace di sferrare l’attacco decisivo e migliaia di morti, pensano che attaccare la NATO sia impossibile. Per Hoffmann, invece, non è così. «Alcuni dubitano della fattibilità di tale scenario perché immaginano che una guerra Russia-NATO assomiglierebbe a quella attuale in Ucraina, una guerra che la Russia effettivamente non può sostenere. Ma sarebbe una guerra fondamentalmente diversa: non richiederebbe le stesse risorse, né si svolgerebbe nello stesso arco temporale», ha detto.
Se la Russia decidesse di colpire la NATO, è probabile che lo faccia con un’operazione fulminea e ad alta intensità, progettata per trasformarsi rapidamente in un conflitto su vasta scala. Nonostante le scorte di equipaggiamento di epoca sovietica, lo stesso impiegato in Ucraina, siano ormai quasi esaurite e inadatte a una guerra di logoramento, Mosca potrebbe ancora radunare forze sufficienti per un attacco rapido contro un Paese membro dell’Alleanza. In sostanza, Putin potrebbe puntare a dimostrare che contrastare la Russia comporterebbe costi altissimi e un serio rischio di escalation.
L’attacco avverrebbe nei Paesi baltici
L’attacco avverrebbe nei Paesi baltici, ritenuti l’anello debole della coalizione perché mobilitano poche forze e le loro capitali sono vicine alla frontiera russa. L’obiettivo, secondo Hoffmann, non sarebbe conquistare il Paese, ma scatenare il caos. Attaccando un Paese NATO, gli altri membri dovrebbero decidere: rispettare l’articolo 5 dell’accordo, che prevede aiuto militare in caso di minaccia a un alleato, oppure evitare il conflitto consapevoli delle conseguenze. Se la NATO optasse per la diplomazia, significherebbe la distruzione dell’accordo.
«Putin fa una scommessa: che alcuni Paesi dell’Europa occidentale e forse anche gli Stati Uniti, a seconda di cosa farà Trump, rifiutino di aiutare gli alleati dell’Europa orientale. Se ciò accadesse, la NATO sarebbe morta. E questo è l’obiettivo ultimo di Putin: distruggere la NATO», ha detto Hoffmann.
La scelta di non intervenire potrebbe essere possibile: «Perché, attaccando un Paese della NATO, Putin costringerebbe gli alleati a un dilemma: o lo difendono, e in tal caso Mosca userebbe armi convenzionali a lungo raggio, come missili da crociera o balistici, oppure restano fermi. E se la NATO muove truppe verso Est, Putin potrebbe aumentare l’escalation, fino al nucleare. Ma se restano fermi, eviteranno l’attacco… uccidendo però la NATO con le proprie mani».
In Europa, nazioni come Germania, Italia e Regno Unito probabilmente seguiranno la decisione che prenderanno gli USA in caso di attacco. L’unica in grado di essere autonoma nella decisione potrebbe essere la Francia. E per questo, secondo Hoffmann, il Paese transalpino è l’unico che Putin rispetta veramente.
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