Questo Paese (vicino all’Europa) è sull’orlo della recessione. Ha esaurito 2/3 delle risorse

Claudia Cervi

23 Giugno 2025 - 12:51

Le riserve del fondo di emergenza sono crollate del 74%, l’inflazione continua a crescere, così come le spese militari. Ecco perché questo Paese è vicino al collasso economico.

Questo Paese (vicino all’Europa) è sull’orlo della recessione. Ha esaurito 2/3 delle risorse

Negli ultimi tre anni, un grande Paese ha intrapreso una strategia economica aggressiva, spendendo senza freni in ambizioni espansionistiche e programmi di autosufficienza forzata. Oggi quella stessa economia mostra segni evidenti di cedimento.

A prima vista i dati potrebbero ingannare: crescita ancora positiva, piena occupazione, consumi interni che reggono. Ma sotto la superficie il quadro è allarmante. Le imprese sono a corto di liquidità, l’inflazione è fuori controllo e due terzi delle riserve strategiche del Paese sono già stati utilizzati per tappare buchi sempre più ampi nel bilancio pubblico.

Con le entrate fiscali in calo e la spesa militare ancora altissima, il rischio di una recessione è ora concreto. A lanciare l’allarme sono le stesse autorità economiche, che durante un recente forum internazionale hanno riconosciuto: “Stiamo finendo le risorse. Il modello attuale non è più sostenibile.”

L’economia russa è in affanno, ma continua a spendere

All’apparenza, l’economia della Russia sembra reggere. La disoccupazione resta bassa, i dati macroeconomici vengono spesso presentati come solidi, e il rublo viene sostenuto artificialmente. Ma il quadro reale è molto diverso. Negli ultimi due anni, le riserve del National Wealth Fund, uno dei principali strumenti con cui la Russia cerca di attutire i colpi delle crisi economiche, sono crollate. Da 150 miliardi di dollari a meno di 40 miliardi in poco più di due anni. Anche l’oro e le riserve in valuta estera, soprattutto in yuan, stanno diminuendo costantemente.

Alcune stime dell’intelligence occidentale considerano elevato il rischio che Mosca collassi entro la fine del 2025. Le spese militari ormai fuori controllo, l’isolamento dai mercati internazionali e la mancanza di manodopera stanno mettendo in ginocchio il sistema. A Mosca si continua a parlare di autosufficienza e “resilienza strategica”, ma sul campo la situazione è ben diversa: interi settori produttivi faticano ad andare avanti, bloccati dalla carenza di tecnologie, pezzi di ricambio e accesso al credito estero. Intanto, i prezzi salgono più di quanto dicano le statistiche ufficiali, e il potere d’acquisto delle famiglie continua a scendere.

Spese militari fuori scala, 5 miliardi di dollari in 3 mesi

La guerra costa e la Russia sta bruciando risorse a un ritmo che non può sostenere a lungo. Solo nei primi tre mesi del 2025, Mosca ha speso oltre 5 miliardi di dollari in spese legate all’apparato bellico. Una cifra che, su base annua, supera ormai ampiamente i 20 miliardi. A questi si aggiungono le spese indirette, come incentivi economici alle reclute (30.000-40.000 dollari a contratto), indennizzi alle famiglie dei caduti, rifornimenti alle regioni di confine e un massiccio sforzo logistico per mantenere le linee del fronte.

Per sostenere tutto questo, il governo russo ha dovuto ricorrere a fondi federali, budget regionali e persino al contributo forzato delle grandi imprese. Intanto, per evitare di esaurire la forza lavoro interna, il Paese ha avviato una campagna di reclutamento all’estero, promettendo denaro e cittadinanza a soldati stranieri. Una strategia costosa e rischiosa, che mette in luce la crescente difficoltà di sostenere lo sforzo bellico con risorse interne.

Il problema, ora, non è solo economico. È strutturale. La Russia ha investito tutto in una visione di potenza che sta mostrando le sue crepe. E senza un cambio di rotta, nel 2025 potrebbe esserci il punto di non ritorno.

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