Questo gigante dei chip ammette la crisi e taglia migliaia di posti di lavoro

Giorgia Paccione

23 Luglio 2025 - 10:54

Uno dei leader storici dell’industria dei semiconduttori è fuori dalla top 10 globale. Annunciati licenziamenti di massa e una strategia di rilancio focalizzata su AI ed efficienza produttiva.

Questo gigante dei chip ammette la crisi e taglia migliaia di posti di lavoro

Da sempre tra i protagonisti mondiali dell’industria dei semiconduttori, il colosso americano dei chip si trova oggi a fronteggiare una crisi dalle dimensioni epocali. Stiamo parlando di Intel che, per la prima volta nella sua carriera, esce dalla top 10 dei produttori mondiali.

Il nuovo vertice aziendale non ha nascosto la gravità della situazione. L’amministratore delegato Lip-Bu Tan, subentrato dopo l’uscita di Pat Gelsinger, ha infatti ammesso apertamente che la società si trova in una condizione di “declino storico”, con quote di mercato in forte contrazione e una capacità produttiva non più al passo con i principali competitor asiatici e internazionali.

In risposta a questa fase delicata, l’azienda ha annunciato una ristrutturazione profonda, che prevede tra le misure più impattanti il taglio di migliaia di posti di lavoro. Una scelta presentata come necessaria per “ridare competitività e sostenibilità al gruppo nel medio-lungo termine” e per riallineare la struttura aziendale a una nuova strategia basata sull’intelligenza artificiale e sull’efficienza produttiva.

Intel fuori dalla top 10 dei produttori mondiali di chip

Negli ultimi anni, la società ha progressivamente perso terreno sia sul fronte delle innovazioni tecnologiche che nella capacità produttiva, con ritardi nella transizione verso processi produttivi più avanzati e difficoltà nell’implementazione di nuove architetture di chip.

Questi ritardi hanno permesso ai concorrenti asiatici come TSMC e Nvidia di guadagnare terreno in maniera significativa, conquistando quote di mercato e consolidando la propria leadership globale.

Solo nel 2024 Intel ha infatti registrato una perdita di oltre 16 miliardi di dollari e il valore delle azioni è crollato del 60%.

La confessione del nuovo CEO, del resto, non lascia spazio a interpretazioni e dimostra che la reputazione costruita in decenni di leadership non basta più a garantire la posizione nell’industria: “Siamo fuori dalla top 10 dei produttori di chip”.

Il piano di risrtutturazione: tagli al personale e investimenti in AI

Il piano di ristrutturazione prevede il taglio di oltre 20 mila posti di lavoro a livello globale, pari al 20 % della forza lavoro, con l’obiettivo di “rafforzare la capacità produttiva” e “concentrare le risorse sulle aree di sviluppo strategico”, come esplicitato nella comunicazione interna diffusa ai dipendenti.

Nel corso del 2024 erano già stati ridotti circa 15.000 posti, portando la forza lavoro complessiva dagli oltre 124.000 del 2022 a circa 109.000 alla fine del 2024. La nuova tornata del 2025 aggiunge ulteriori circa 5.000 licenziamenti solo negli Stati Uniti, con tagli concentrati in California, Oregon e altri stati come Arizona e Texas, e alcune centinaia di posti in Israele.

Questi licenziamenti, secondo quanto affermato dalla dirigenza, sono solo una parte di un più vasto piano che punta alla semplificazione delle linee produttive e a una riorganizzazione interna per favorire nuovi investimenti in ricerca e sviluppo. L’AI viene vista come possibile “motore del rilancio” e le parole di Lip-Bu Tan dimostrano la necessità di un tale cambiamento per la sopravvivenza della società:

Puntiamo a una nuova Intel, capace di anticipare e guidare il cambiamento in uno dei settori più dinamici del mondo.

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