Dopo anni di vendite in calo e perdite crescenti il celebre marchio Fossil ha presentato istanza di fallimento negli Stati Uniti per avviare il suo piano di ristrutturazione nel Regno Unito.
Dopo oltre quattro decenni di storia, la storica azienda di orologi e accessori Fossil Global Services Ltd. ha dichiarato bancarotta. Fondata nel 1984 e divenuta negli anni uno dei marchi più riconoscibili nel mondo della moda accessibile, Fossil ha presentato istanza di fallimento ai sensi del Chapter 15 presso il tribunale fallimentare del Texas, chiedendo agli Stati Uniti di riconoscere come valido il piano di ristrutturazione avviato nel Regno Unito.
La procedura, avviata il 20 ottobre 2025, riguarda in particolare la sede britannica dell’azienda, con base a Milton Keynes, e mira a rifinanziare un debito complessivo di circa 300 milioni di dollari, suddiviso tra un credito rotativo da 150 milioni con JPMorgan Chase Bank e altrettanti in obbligazioni non garantite gestite dalla Bank of New York Mellon. Il piano, presentato all’Alta Corte di Giustizia inglese, prevede anche nuova liquidità per 32,5 milioni di dollari destinata a sostenere la continuità operativa durante la fase di ristrutturazione.
L’azienda ha spiegato, nella dichiarazione firmata dal direttore finanziario e rappresentante estero Randy Greben, di aver attraversato una “situazione di vendita al dettaglio estremamente difficile” negli ultimi anni. La crisi, già acuita dalla pandemia, si è aggravata per effetto di costi operativi crescenti, inflazione, tassi d’interesse più alti e un cambiamento strutturale delle abitudini dei consumatori, sempre più orientati verso l’acquisto online e verso dispositivi tecnologici multifunzione.
Dal successo alla crisi: la parabola di Fossil
Se negli anni Novanta e Duemila Fossil era sinonimo di stile vintage e accessori alla moda a prezzi competitivi, oggi la sua formula appare datata. L’ascesa dei dispositivi wearable, come gli orologi intelligenti prodotti da Apple e Samsung, ha stravolto il mercato globale dell’orologeria, sottraendo enormi quote di mercato ai marchi tradizionali.
“Il passaggio dei consumatori verso le tecnologie indossabili, come Apple Watch e Galaxy Watch, ha determinato una domanda per i nostri prodotti molto inferiore alle aspettative”, ha dichiarato Greben nella documentazione presentata al tribunale fallimentare.
Inoltre, le nuove tariffe imposte dall’amministrazione Trump su diversi beni importati hanno aggravato i costi di approvvigionamento. Secondo diversi osservatori, proprio i dazi avrebbero pesato ulteriormente sui conti di Fossil, già provata da anni di vendite in calo.
I numeri confermano la profondità della crisi: le vendite di Fossil sono crollate da 1,7 miliardi di dollari nel 2022 a 1,1 miliardi nel 2024, mentre la perdita netta è più che raddoppiata, passando da 44 milioni a circa 106 milioni di dollari nello stesso periodo. Un declino che ha ridotto drasticamente la capacità dell’azienda di far fronte ai propri impegni finanziari e ha costretto il management a cercare un piano di salvataggio in extremis.
Già nel 2023 Fossil aveva avviato una revisione strategica e, nel 2024, aveva lanciato un piano di rilancio incentrato sul rafforzamento dei marchi principali e sul contenimento dei costi. Tuttavia, le misure adottate non sono bastate a invertire il trend negativo.
Che fine farà lo storico marchio di orologi?
Nonostante la difficile situazione, Fossil non intende scomparire. L’obiettivo del management è completare la ristrutturazione e preservare i brand chiave del gruppo, continuando a operare in forma ridimensionata. La nuova liquidità ottenuta servirà a garantire la continuità delle operazioni e a sostenere la riorganizzazione globale.
Resta tuttavia incerto se il piano riuscirà a salvare un marchio che per anni ha rappresentato un punto di riferimento nel mondo degli accessori di moda. Quella che fu una delle aziende simbolo dell’orologeria americana rischia ora di diventare l’ennesima vittima dei profondi mutamenti che stanno ridisegnando il panorama del retail internazionale.
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