Asahi, popolare marchio di birra giapponese, ha subito un devastante attacco hacker che ha costretto l’azienda a interrompere la produzione per una settimana. Ecco cos’è successo.
Un attacco hacker senza precedenti ha colpito Asahi, storico marchio di birra giapponese, costringendo l’azienda a chiudere i suoi stabilimenti per una settimana.
L’impatto del cyberattacco è stato devastante: in pochi giorni, le scorte di Asahi Super Dry - la birra più popolare in tutto il territorio giapponese - sono terminate ovunque, lasciando a secco supermercati, negozi di alimentari, ristoranti e bar izakaya. Ecco cosa sta succedendo.
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Asahi sotto attacco hacker
Cominciato nella giornata del 29 settembre 2025, l’attacco ransomware - un’intrusione informatica in cui i criminali bloccano l’accesso ai dati di un computer o di un sistema e chiedono un riscatto per sbloccarli - ha compromesso le attività di ordini, spedizioni e call center in tutto il Giappone, costringendo Asahi a sospendere la produzione nella maggior parte dei 30 stabilimenti presenti sul territorio nipponico. Gli stabilimenti esteri non sono stati colpiti dall’attacco.
In una nota pubblicata sul sito ufficiale di Asahi, la società ha comunicato gli sviluppi della vicenda:
“Abbiamo agito immediatamente per contenere e rispondere all’incidente. Abbiamo dato la massima priorità alla salvaguardia dei dati critici, comprese le informazioni personali dei nostri clienti e partner commerciali, e abbiamo prontamente isolato i sistemi interessati per minimizzare l’impatto. Successive indagini hanno confermato tracce che suggeriscono un potenziale trasferimento non autorizzato di dati. Stiamo conducendo indagini per determinare la natura e la portata delle informazioni che potrebbero essere state oggetto di trasferimento non autorizzato”.
Le tempistiche previste per la riapertura degli stabilimenti Asahi in Giappone
Per quanto riguarda gli ordini e le spedizioni dei prodotti Asahi, la società giapponese ha affermato “che garantire la fornitura dei prodotti ai clienti è diventata la nostra massima priorità e abbiamo avviato l’elaborazione manuale parziale degli ordini e la spedizione”.
Al momento, la produzione è stata riattivata in sei birrifici e cinque fabbriche di bevande analcoliche del marchio. Tuttavia, gli stabilimenti non sono ancora pienamente operativi: “sebbene al momento non siamo in grado di fornire una tempistica precisa per il ripristino, il nostro Centro di Risposta alle Emergenze sta collaborando con esperti esterni di sicurezza informatica per ripristinare il sistema il più rapidamente possibile”.
Per limitare i danni del cyberattacco, l’azienda ha elaborato gli ordini di alcune bevande - popolarissime oltre la birra anche il whisky Nikka, il tè Jurokucha, la bevanda al latte Calpis e l’acqua minerale Oishiimizu - compilando a mano la lista degli acquisti e recandosi di persona a consegnare i prodotti. Asahi dovrà fare i conti con le possibili ripercussioni sui profitti. Sono stati infatti numerosi i ristoranti che, in seguito allo stop della produzione della birra Super Dry, si sono trovati costretti a passare alla concorrenza principale, rappresentata dal marchio di birra Sapporo.
Atsushi Katsuki, presidente e CEO del gruppo Asahi, si è scusato con i consumatori del marchio in un comunicato sul sito ufficiale dell’azienda:
“Desidero scusarmi sinceramente per le difficoltà causate ai nostri stakeholder dalla recente interruzione del sistema. Stiamo continuando le nostre indagini per determinare la natura e la portata del potenziale trasferimento non autorizzato di dati. Stiamo facendo tutto il possibile per ripristinare il sistema il più rapidamente possibile, implementando al contempo misure alternative per garantire la continuità della fornitura dei prodotti ai nostri clienti. Apprezziamo la vostra comprensione e il vostro supporto”.
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