La dating app Bumble annuncia il taglio di 240 posti di lavoro, circa il 30% dell’organico globale. Il valore delle sue azioni è precipitato di oltre il 90% dal picco post-IPO del 2021.
Bumble, una delle principali app di incontri al mondo, ha annunciato un drastico piano di riduzione del personale che coinvolgerà circa 240 dipendenti, pari al 30% della forza lavoro globale. La decisione rientra in una strategia di ristrutturazione volta a “riallineare il framework operativo e rafforzare il core business”, come spiegato dalla società texana. Il piano dovrebbe generare risparmi annuali per circa 40 milioni di dollari, che saranno in buona parte reinvestiti in sviluppo prodotto e innovazione tecnologica, soprattutto nell’ambito dell’intelligenza artificiale.
Il colpo di scena arriva in un momento delicato per l’intero settore dating, alle prese con una crisi di crescita e una progressiva disaffezione degli utenti, in particolare tra Gen Z e Millennials. “Le scelte non sono state prese alla leggera e siamo profondamente grati per il contributo di ogni dipendente coinvolto”, ha dichiarato un portavoce, sottolineando come l’obiettivo sia “posizionare l’azienda per una futura espansione”.
Nonostante la portata dei licenziamenti, la notizia è stata accolta positivamente da Wall Street e il titolo Bumble ha registrato un balzo superiore al 20% nella giornata dell’annuncio.
Azioni crollate del 90%: cosa ha portato Bumble sull’orlo del baratro?
Il drastico ridimensionamento dell’organico rispecchia un quadro finanziario tutt’altro che roseo. Dal suo debutto in Borsa nel febbraio 2021, quando le azioni toccarono il massimo storico di 78,89 dollari, il titolo Bumble ha perso oltre il 90% del suo valore, scendendo sotto i 7 dollari a metà 2025. Il crollo è stato innescato da una combinazione di fattori, tra cui la saturazione del mercato, la crescente concorrenza di app come Tinder e Hinge e un calo dei paganti.
La società ha registrato una diminuzione degli utenti attivi e dei ricavi, nonostante abbia superato le attese di Wall Street in alcuni trimestri. Nel primo trimestre 2025, Bumble ha riportato 4 milioni di utenti paganti, ma la guidance per i ricavi del secondo trimestre (244-249 milioni di dollari) riflette ancora una contrazione rispetto all’anno precedente. Gli investitori, scoraggiati dalle prospettive di crescita limitata e da una concorrenza sempre più agguerrita, hanno progressivamente abbandonato il titolo.
Secondo alcuni analisti, il modello di business delle dating app sta mostrando segnali di stanchezza, con una difficoltà crescente nel convertire gli utenti gratuiti in abbonati paganti e nel trattenere la base utenti più giovane. La crisi di Bumble è infatti emblematica di un settore in trasformazione, dove la cosiddetta “dating fatigue” e la ricerca di esperienze più autentiche stanno spingendo una parte dell’utenza a disertare le piattaforme tradizionali.
La risposta di Bumble: licenziamenti e più investimenti in AI
Per tentare di invertire la rotta, Bumble sta puntando sull’innovazione tecnologica e su una profonda revisione della propria offerta. Una parte significativa dei risparmi generati dai licenziamenti sarà destinata allo sviluppo di nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale, sia per migliorare la user experience che per rafforzare la sicurezza e la personalizzazione degli incontri. Tra le novità annunciate figurano strumenti di AI per la selezione delle foto profilo, la scrittura di bio accattivanti e la prevenzione di comportamenti indesiderati, in linea con quanto già introdotto da competitor come Tinder.
Intanto, l’azienda ha già vissuto un importante cambio ai vertici. La fondatrice Whitney Wolfe Herd è infatti tornata nel ruolo di CEO a marzo 2025, succedendo a Lidiane Jones, con l’obiettivo di guidare la “prossima fase di trasformazione” e rilanciare la mission di creare relazioni significative ed eque. Wolfe Herd ha dichiarato di essere “pienamente impegnata nel successo di Bumble” e di vedere “grandi opportunità di innovazione per il brand in questo nuovo capitolo”.
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