Quasi 20.000 dipendenti licenziati. È crisi per questa società conosciuta in tutto il mondo?

Giacomo Astaldi

16 Ottobre 2025 - 13:38

Annunciato un taglio di 16.000 posti di lavoro. Ma perché? È crisi per questa società conosciuta in tutto il mondo?

Quasi 20.000 dipendenti licenziati. È crisi per questa società conosciuta in tutto il mondo?

La multinazionale svizzera Nestlé ha annunciato una delle più significative ristrutturazioni della sua storia recente, con il taglio di 16.000 posti di lavoro a livello globale. La decisione, comunicata dal nuovo CEO Philipp Navratil, rappresenta un momento di svolta per il colosso alimentare che da decenni domina i mercati internazionali con i suoi marchi iconici.

L’annuncio ha scosso non solo i mercati finanziari, ma soprattutto le migliaia di famiglie che si trovano ora ad affrontare un futuro incerto, in un contesto economico già caratterizzato da forte instabilità.

Le parole del CEO di Nestlé: una strategia necessaria

L’azienda ha dichiarato che taglierà 12.000 posti di lavoro presto, e altri 4.000 ruoli nei prossimi due anni.

Le parole di Navratil risuonano con una durezza che riflette la complessità del momento che sta attraversando l’industria alimentare globale:

«Il mondo sta cambiando rapidamente, e noi dobbiamo adattarci a queste trasformazioni per rimanere competitivi».

Questa dichiarazione, apparentemente semplice, nasconde in realtà una strategia aziendale profondamente articolata che tocca diversi aspetti critici del business contemporaneo. Navratil, subentrato alla guida dell’azienda in un periodo particolarmente delicato, deve confrontarsi con pressioni crescenti da parte degli investitori, che richiedono misure drastiche per migliorare la redditività e l’efficienza operativa.

La decisione di procedere con questi licenziamenti di massa non è stata presa alla leggera, ma rappresenta il culmine di mesi di analisi approfondite sui costi operativi e sulle prospettive di crescita dell’azienda. Il CEO ha sottolineato come la ristrutturazione sia necessaria per «costruire un’organizzazione più snella e reattiva», capace di rispondere alle sfide di un mercato in continua evoluzione.

Il settore alimentare è in crisi?

Dietro queste parole si cela la consapevolezza che il settore alimentare sta vivendo una trasformazione epocale, caratterizzata da cambiamenti nei gusti dei consumatori, pressioni inflazionistiche sui costi delle materie prime e una crescente attenzione verso la sostenibilità ambientale. La strategia di Navratil mira a posizionare Nestlé come leader in questa nuova era, ma il prezzo da pagare in termini umani è estremamente elevato.

I motivi che hanno spinto Nestlé a questa drastica decisione affondano le radici in una combinazione complessa di fattori economici e strategici che vanno ben oltre le semplici considerazioni di bilancio. L’azienda ha dovuto confrontarsi con un rallentamento significativo della crescita organica, che negli ultimi trimestri si è attestata su livelli inferiori alle aspettative degli analisti finanziari.

Le pressioni inflazionistiche hanno eroso i margini di profitto, mentre i consumatori, sempre più attenti al prezzo, hanno iniziato a orientarsi verso alternative più economiche o marchi locali. Particolarmente significativo è stato l’impatto della crisi energetica e dell’aumento dei costi logistici, che hanno colpito duramente le operazioni globali dell’azienda.

La guerra in Ucraina ha ulteriormente complicato il quadro, creando difficoltà nelle catene di approvvigionamento e aumentando l’incertezza sui mercati delle materie prime agricole. In questo contesto, la dirigenza di Nestlé ha identificato nella riduzione del personale uno strumento fondamentale per recuperare competitività e marginalità.

Sotto la guida del suo ex CEO Laurent Freixe, Nestlé aveva già annunciato un programma di riduzione dei costi del valore di 2,5 miliardi di franchi svizzeri (2,68 miliardi di euro). L’obiettivo è stato ora accelerato a 3 miliardi di franchi svizzeri (3,22 miliardi di euro) entro la fine del 2027. Una cifra che testimonia l’entità della sfida finanziaria che l’azienda sta affrontando. La ristrutturazione non si limita ai semplici licenziamenti, ma prevede anche la chiusura di alcuni stabilimenti produttivi considerati non più strategici e il consolidamento di diverse funzioni aziendali.

L’impatto sui dipendenti e sul territorio

L’impatto sui 16.000 dipendenti coinvolti nei licenziamenti rappresenta la dimensione più drammatica di questa vicenda, con conseguenze che si estenderanno ben oltre i confini aziendali per toccare intere comunità e territori.

La distribuzione geografica dei tagli, che interesserà principalmente Europa e Nord America, riflette la strategia di Nestlé di concentrare le proprie risorse sui mercati emergenti, considerati più promettenti in termini di crescita futura.

Per i lavoratori coinvolti, molti dei quali hanno dedicato decenni della loro carriera all’azienda, la notizia rappresenta un trauma professionale e personale di enormi proporzioni. L’azienda ha annunciato l’implementazione di programmi di supporto per facilitare la transizione, inclusi pacchetti di incentivi all’esodo volontario e programmi di riqualificazione professionale, ma queste misure difficilmente potranno compensare in toto l’impatto sociale della decisione.

Particolarmente preoccupante è la situazione dei lavoratori più anziani, che potrebbero incontrare maggiori difficoltà nel reinserimento nel mercato del lavoro, e quella dei dipendenti di stabilimenti situati in aree già economicamente fragili, dove la chiusura di un impianto Nestlé potrebbe avere effetti concreti e duraturi sull’economia locale.

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