Quanto vale l’export del Made in Italy?

Giorgia Paccione

23 Ottobre 2025 - 11:05

L’eccellenza italiana nel mondo vale sempre di più, ma il potenziale di crescita resta enorme e (in parte) inespresso. Ecco quanto vale l’esportazione del “Bello e Ben Fatto” nei mercati esteri.

Quanto vale l’export del Made in Italy?

Il Made in Italy continua a rappresentare uno dei marchi più riconosciuti e apprezzati al mondo, sinonimo di qualità, bellezza e tradizione. Nonostante un contesto internazionale sempre più instabile tra guerre, tensioni commerciali e crisi energetiche, le esportazioni italiane continuano a crescere.

Secondo il Rapporto Esportare la Dolce Vita 2025 del Centro Studi Confindustria, il cuore del Made in Italy, identificato con la categoria del “Bello e Ben Fatto” (BBF), vale oltre 170 miliardi di euro e rappresenta circa un quarto delle esportazioni totali italiane.

Il concetto di BBF racchiude i prodotti che meglio incarnano la qualità e il gusto italiani: dall’alimentare di eccellenza alla moda, dall’arredamento al design, fino alla nautica di lusso. Si tratta di beni che uniscono creatività, artigianalità industriale e un riconoscibile valore simbolico. Un mix che consente all’Italia di mantenere un vantaggio competitivo unico sui mercati globali, con tassi di crescita che, nell’ultimo decennio, hanno superato il 7% annuo, ben al di sopra della media complessiva dell’export nazionale.

La forza delle “3F”: Fashion, Food e Furniture

A trainare l’export del Made in Italy sono le celebri “3F” (Fashion, Food e Furniture) che restano i settori simbolo dell’eccellenza tricolore. L’abbigliamento, l’arredamento e l’agroalimentare di qualità rappresentano non solo una vetrina del nostro stile di vita, ma anche un motore economico strategico per il Paese.

Nel 2024 le esportazioni del BBF verso i mercati avanzati hanno raggiunto 136,4 miliardi di euro, mentre altri 33,8 miliardi provengono dai paesi emergenti, che mostrano un potenziale di crescita ancora più rapido. Gli Stati Uniti, la Germania e la Francia restano i principali partner commerciali dell’Italia, ma l’interesse si sposta sempre di più anche verso la Cina, gli Emirati Arabi e la Turchia, dove la domanda di prodotti italiani di alta gamma è in costante espansione.

Il nostro Paese risulta primo al mondo per specializzazione in beni ad alto valore estetico e qualitativo. Non a caso, i consumatori internazionali sono disposti a pagare un prezzo superiore per un prodotto italiano, riconoscendogli un valore aggiunto in termini di design, materiali e cura artigianale.

Un potenziale da 27 miliardi di euro: dove può crescere ancora il Made in Italy

Nonostante il peso già rilevante del BBF, il Rapporto evidenzia un potenziale inespresso di oltre 27,6 miliardi di euro. Di questi, circa 19,4 miliardi nei mercati avanzati e 8,2 miliardi in quelli emergenti. Gli Stati Uniti restano la destinazione più promettente, con 3,1 miliardi di euro di margine di crescita potenziale, seguiti da Germania e Francia.

Tra i mercati emergenti, la Cina si conferma la piazza più interessante (quasi un miliardo di euro di potenziale aggiuntivo), seguita da Emirati Arabi Uniti e Turchia, dove il Made in Italy è sinonimo di status e lifestyle occidentale.

Cresce poi l’interesse per l’America Latina, dove il legame culturale con l’Italia, rafforzato da una forte presenza di discendenti italiani, alimenta la domanda di prodotti autentici e di qualità. In particolare, Brasile e Messico assorbono da soli oltre il 60% dell’export italiano verso l’area. L’accordo commerciale UE-Mercosur potrebbe aprire nuove rotte e ridurre significativamente i dazi, favorendo le nostre imprese, in particolare quelle agroalimentari e manifatturiere.

Sfide globali e strategie per il futuro del Made in Italy

Il futuro dell’export italiano passa quindi attraverso la capacità di adattarsi a un contesto internazionale frammentato e tecnologicamente in evoluzione. Secondo il rapporto, le imprese italiane, spesso di piccola e media dimensione, dovranno puntare su innovazione, digitalizzazione e sostenibilità, tre leve fondamentali per mantenere competitività sui mercati.

La transizione digitale e l’uso dell’intelligenza artificiale stanno rivoluzionando il modo di produrre e vendere. Il canale online, che durante la pandemia ha accelerato la trasformazione delle abitudini di consumo, rappresenta oggi una vetrina imprescindibile per il BBF. Per questo, rafforzare la presenza sui marketplace digitali globali, creare marchi riconoscibili e valorizzare il racconto dell’autenticità italiana sono chiavi indispensabili per consolidare la reputazione del Made in Italy.

Accanto alla digitalizzazione, la sostenibilità si conferma una priorità. Sempre più consumatori, soprattutto nei mercati avanzati, orientano le proprie scelte in base all’impatto ambientale dei prodotti. Le imprese italiane che investono in processi produttivi sostenibili e trasparenti riescono infatti non solo a migliorare la propria immagine, ma anche a conquistare fette di mercato in crescita.

Infine, resta aperta la battaglia contro contraffazione e il cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding, che sottraggono al nostro Paese miliardi di euro ogni anno. Serve quindi rafforzare la tutela delle indicazioni geografiche e la tracciabilità del Made in Italy per difendere il valore reale delle nostre eccellenze.

Iscriviti a Money.it

Money Awards Logo

Le votazioni ai Money Awards sono aperte!

Registrati su Money.it e vota la tua azienda preferita ai People's Money Awards 2025!

Vota ora
SONDAGGIO