Quanto si può aspettare (legalmente) per una visita medica in Italia

Ilena D’Errico

24 Maggio 2025 - 13:31

Ecco quanto è possibile aspettare per una visita medica in Italia secondo la legge e cosa fare se le tempistiche non vengono rispettate.

Quanto si può aspettare (legalmente) per una visita medica in Italia

I tempi di attesa della sanità italiana stanno diventando insostenibili. Secondo gli ultimi dati diffusi dall’Istat, circa 6 milioni di italiani hanno rinunciato del tutto alle cure proprio a causa dei tempi lunghissimi del servizio pubblico. Al contempo, cresce il ricorso alla sanità privata, che nel 2024 è stata la scelta del 23,9% dei cittadini italiani. I numeri non sono affatto incoraggianti: il 9,9% della popolazione ha rinunciato a cure e prevenzione, il 6,8% non ha avuto accesso ai servizi sanitari e il 5,3% delle rinunce è stato motivato da difficoltà economiche. Il peggioramento continuo è evidente, visto che secondo le analisi Ipsos l’80% degli italiani ha rinunciato alle cure almeno una volta a una prestazione sanitaria pubblica contro il 65% (comunque elevato) dell’anno precedente.

Le prestazioni private, ma anche quelle in regime convenzionato, non sono certo accessibili a tutti. Non viene così tutelata la salute della cittadinanza, ma neanche i diritti dei lavoratori del Servizio sanitario nazionale, mentre le istituzioni dibattono sui possibili interventi normativi. Ormai attendere mesi e mesi è diventata la normalità, sempre meglio che non trovare affatto prenotazioni disponibili, ma non è quanto previsto dalla legge. In Italia, infatti, la sanità pubblica dovrebbe seguire precise tempistiche. Scopriamo quanto si può aspettare per una visita medica in Italia secondo la legge e cosa fare se i termini non vengono rispettati.

Quanto si dovrebbe aspettare legalmente per una visita medica

I tempi di attesa previsti per le prestazioni sanitarie pubbliche sono facili da individuare, dipendendo dal codice di priorità assegnato dal medico nella prescrizione. Su ogni ricetta medica riguardante esami o visite specialistiche si legge infatti una lettera corrispondente alla priorità della prestazione e quindi al tempo massimo entro cui dovrebbe essere eseguita.

  • lettera U (urgente): entro 72 ore;
  • lettera B (breve): entro 10 giorni;
  • lettera D (differibile): entro 30 giorni per le visite ed entro 60 giorni per gli accertamenti diagnostici;
  • lettera P (programmata): entro 120 giorni.

Inutile dire che nella maggior parte dei casi questi tempi non vengono rispettati e riuscire a prenotare visite o esami entro 4 mesi appare un successo a prescindere dal codice di priorità. Senza contare il meccanismo paradossale che si viene a creare con le prenotazioni, in cui il sistema informatico non permette di trovare appuntamenti successivi ai termini per le ricette con priorità più elevata.

Attese illegali, cosa si può fare

Molti italiani, nonostante la propria situazione clinica richieda diversamente, devono così recarsi dal medico di famiglia per una ricetta senza urgenza che consenta di prenotare anche più in là. Questo problema è direttamente collegato al blocco delle liste d’attesa, ben oltre il limite della legalità, per il quale non è possibile trovare appuntamenti neanche a distanza di anni. Chi non trova un posto deve così chiamare il Cup (rivolgersi alle strutture apposite o controllare dal fascicolo sanitario elettronico o dall’app per smartphone) tutti i giorni più volte al dì nella speranza di ottenere un appuntamento. Un circolo vizioso che compromette la salute di milioni cittadini, sovraccaricando nel frattempo pronto soccorsi e medici di famiglia.

Chiariamo subito che costringere i pazienti a rifare la ricetta con diversa priorità non è legale, nemmeno per i medici che cambiano la prescrizione, pur agendo in buona fede per aiutare i pazienti. Nemmeno chiudere la lista d’attesa è legale, essendo vietato dalla legge n. 266/2005, che prevede sanzioni a carico dei trasgressori. In ogni caso, ciò che deve ricordare il cittadino è la possibilità di pretendere il rispetto delle tempistiche indicate sulla ricetta medica, per qualsiasi classe di urgenza. L’Azienda sanitaria locale è tenuta a trovare un appuntamento nei tempi previsti o altrimenti a garantire l’esecuzione in intramoenia o in regime privato, facendosi carico del costo senza oneri aggiuntivi per il cittadino. Quest’ultimo dovrà infatti corrispondere soltanto l’importo del ticket, se previsto. A tal proposito è possibile rivolgersi agli uffici territorialmente competenti della propria Asl di riferimento o al direttore sanitario della struttura scelta.

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# Salute

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