Quanto prenderà di pensione chi oggi ha 40 anni, le previsioni della Corte dei Conti

Chiara Esposito

30 Maggio 2023 - 19:34

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Il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2023 certifica importi adeguati per le pensioni solo per due categorie di lavoratori.

Quanto prenderà di pensione chi oggi ha 40 anni, le previsioni della Corte dei Conti

Bollino rosso sulle pensioni del futuro. A dircelo è la proiezione della Corte dei Conti su un campione di categorie professionali che, nel loro assegno previdenziale, rischiano di veder disattese molte delle proprie speranze di solidità finanziaria.

Il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica 2023 è stato condotto a partire dai dati forniti da Inps e il calcolo è stato eseguito sulla base del cosiddetto «zaino previdenziale» - ovvero il montante contributivo sulla base del quale viene calcolato l’assegno pensionistico.

Delle 11 «figure-tipo» prese in considerazione soltanto due si pensa avranno accesso ad un trattamento adeguato. Dalle analisi emerge infatti come solo le Forze armate e il personale sanitario avranno accesso ad una pensione dignitosa.

Le fasce più a rischio invece sono ascrivibili al settore autonomo e, in maniera particolare, si parla di forti fragilità del sistema rispetto a figure parasubordinate, lavoratrici private e coltivatori diretti.

Il campione di studio

Come detto la pubblicazione prende in considerazione chi, al 31 dicembre del 2020, aveva 40 anni. In questo modo i magistrati contabili hanno avuto una panoramica su «circa 1.700 posizioni assicurative di soggetti, con 92 mila individui assicurati, rappresentativi di 800mila soggetti».

Tenendo poi conto solo dei lavoratori attivi che rientrano nel sistema di calcolo interamente contributivo è stata individuata «una platea di 575 posizioni assicurative per corrispondenti 56mila giovani rappresentativi di una popolazione di quarantenni assicurata pari a 486mila unità».

Per uno studio più approfondito si è poi proceduto individuando 11 figure-tipo distinguendo così:

  • lavoratori dipendenti privati
  • lavoratrici dipendenti private
  • lavoratori autonomi artigiani
  • lavoratori autonomi commercianti
  • lavoratori autonomi coltivatori diretti
  • lavoratori autonomi parasubordinati
  • «mobilitati/disoccupati»
  • lavoratori del comparto sanitario
  • lavoratori del comparto Stato
  • lavoratori del comparto scuola
  • lavoratori del comparto Forze armate.
Rapporto 2023 sul coordinamento della finanza pubblica
Proiezione previdenziale della Corte dei Conti

Categorie «protette»: solo due zaini previdenziali dignitosi

Nel rapporto contabile emerge chiaramente un forte dislivello tra le proiezioni pensionistiche delle diverse categorie professionali individuate «con figure che presentano posizioni molto rassicuranti» a discapito di altre.

Si tratta nello specifico del comparto delle Forze armate e del settore sanitario con un montante contributivo che tocca il «valore mediano» circa 235mila euro nel primo caso e che supera i 178mila euro nel secondo. La solidità di questi «zaini previdenziali», come sottolineato dagli autori dello studio stesso, si basa su un dato facilmente rintracciabile: «retribuzioni medie che si collocano molto al di sopra di quelle presentate dalle altre tipologie di lavoratori».

Soggetti a rischio: autonomi e non solo

Scendendo i gradini di questa «classifica» si incontrano poi i lavoratori statali e le lavoratrici del settore privato il cui «zaino previdenziale» è appena sopra i 100mila euro. Il resto della rosa di professioni analizzate (6 su 11) non raggiunge neppure questa soglia. Stiamo parlando di varie categorie di lavoratori anche molto diverse tra loro, in particolare di soggetti oggetto di mobilità/disoccupazione, di commercianti, di lavoratori del comparto scuola e di artigiani.

All’estremità della catena invece professionisti con un alto tasso di incertezza previdenziale. Vediamo quindi i lavoratori autonomi, i parasubordinati e i coltivatori diretti che hanno spesso alle spalle carriere fragili e discontinue in cui pesa soprattutto la dinamica dei buchi di contribuzione causati da forme di precariato e inquadramenti di part-time involontario.

Cause e prospettive risolutive

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, dietro un quadro così tetro non si cela però uno scarso investimento previdenziale, anzi. L’Italia vanta una delle spese pensionistiche tra le più alte d’Europa. I dati Eurostat ad esempio ci dicono che nel 2020 il nostro Paese devolveva il 17,6% del suo Pil per pagare le pensioni: una spesa inferiore solo a quella della Grecia.

A generare l’infelice inquadramento della situazione pensionistica sono altri fattori. Primo fra tutti l’effetto delle generose pensioni retributive corrisposte alle generazioni passate e, in secondo luogo, l’avanzare dell’età media della popolazione. In tal senso la Corte dei Conti risponde con la richiesta di incentivo verso carriere più continue e salari più alti, puntando perciò su produttività e crescita economica. Le perplessità verso questo approccio tuttavia restano molte, soprattutto a fronte delle nuove riforme sul tema.

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