Il CCNL Sanità riconosce ufficialmente la figura dell’educatore socio pedagogico e va a definire il ruolo, le funzioni e lo stipendio connesso al lavoro.
Il 27 ottobre 2025 è stato firmato il Contratto Collettivo Nazionale del Comparto Sanitario, che ha istituito la nuova figura dell’educatore socio pedagogico nell’area di professionisti della salute e dei funzionari tra profili di ruolo tecnico. In realtà questa figura non è nuova, in quanto già riconosciuta a livello giuridico e nazionale dalla Legge di Bilancio 2018, che definiva i requisiti necessari per lo svolgimento della professione introducendo l’obbligo di conseguire uno specifico titolo di studio universitario.
Più recentemente, con la Legge 55/2024 sono state definite le professioni di pedagogista, dell’educatore professionale socio-pedagogico e dell’educatore nei servizi educativi per l’infanzia, con l’istituzione di un apposito Albo e Ordine professionale a cui i lavoratori avrebbero dovuto iscriversi.
Ma di cosa si occupa l’educatore socio pedagogico, quanto guadagna e quale percorso di studi deve seguire per fare carriera? Il nuovo CCNL sanità riconosce ufficialmente questa professione e ne definisce regole, obblighi e retribuzione.
Chi è l’educatore socio pedagogico e cosa fa
In Italia la figura dell’educatore professionale può essere di due tipologie:
- educatore professionale socio pedagogico, una figura che opera in diversi contesti socio-educativi;
- educatore professionale socio sanitario, che opera nel settore sanitario e in particolare nella riabilitazione.
L’educatore socio pedagogico è una figura introdotta dalla Legge di Bilancio 2018, che è stata riconosciuta ufficialmente solo con la firma del nuovo contratto del comparto sanitario. Può lavorare in ambito educativo, pedagogico e formativo presso enti pubblici e privati, oltre che in associazioni, cooperative sociali o come libero professionista. Il suo compito è quello di progettare e implementare interventi educativi e di formazione, in collaborazione con altri professionisti sanitari.
Le denominazioni per riferirsi a questa professione sono molteplici: educatore sociale, educatore socio-culturale, educatore professionale di comunità, educatore nei servizi alla persona, educatore dell’infanzia.
Il ruolo dell’educatore socio pedagogico
Questa figura estremamente versatile può lavorare in diversi contesti: per esempio, grazie alla sua formazione socio-pedagogica, l’educatore può fornire sostegno emotivo, pratico e formativo a donne e coppie di genitori o in stato di gravidanza. In linea generale, l’intervento dell’educatore socio pedagogico si adatta a diversi contesti ed è volto a migliorare la qualità della vita di una persona.
L’obiettivo di questa figura professionale è quello di promuovere la crescita integrale e l’inserimento (o reinserimento) sociale di minori, famiglie, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, disabili, pazienti psichiatrici e anziani.
A livello pratico, quindi, l’educatore si occupa di ascoltare i bisogni e le necessità delle persone o dell’ambiente in cui opera per fornire soluzioni o proporre progetti educativi volti al reinserimento nella società, alla socializzazione o alla creazione di una rete territoriale.
Quanto guadagna l’educatore socio pedagogico
Con il riconoscimento ufficiale di questa nuova figura professionale è stata fissata anche la retribuzione, che può variare in funzione di diversi fattori: l’esperienza, l’anzianità di servizio, il luogo geografico di lavoro, la struttura di riferimento (ASL, struttura ospedaliera, associazione, ente pubblico o privato, ecc) e le eventuali ore extra di lavoro.
Secondo le tabelle allegate al contratto collettivo della sanità, infatti, l’educatore socio pedagogico rientra nell’area dei professionisti della salute e dei funzionari a cui spetta una retribuzione pari a 24.018,93 euro annui suddivisi in 12 mensilità a cui si aggiunge la tredicesima.
Come diventare educatore socio pedagogico in Italia
Secondo quanto previsto dalla legge 205/2017, per diventare educatore socio pedagogico è necessario conseguire una laurea triennale in Scienze dell’Educazione e della Formazione (classe di laurea L-19). Dopo il primo ciclo di studi, il candidato può scegliere di proseguire con una laurea magistrale, un corso post laurea o un master di I livello per specializzarsi in un determinato ambito o settore (reinserimento sociale, educazione del bambino o dell’adulto, formazione continua, ecc.).
Oltre al percorso di studio universitario, è richiesto anche lo svolgimento di un tirocinio obbligatorio volto a interiorizzare conoscenze e competenze pratiche utili per lo svolgimento della professione.
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