Quanti soldi si possono prestare a parenti e amici senza rischi con il Fisco?

Patrizia Del Pidio

12 Luglio 2025 - 16:45

C’è un limite massimo ai soldi che si possono prestare ad amici e parenti? Vediamo come non correre rischi con il Fisco se si fa o si riceve un prestito.

Quanti soldi si possono prestare a parenti e amici senza rischi con il Fisco?

Se si vogliono prestare soldi a parenti e amici si deve rispettare un limite imposto dalla legge sull’importo? Quanti soldi si possono prestare senza avere problemi con il Fisco? Ogni cittadino può disporre liberamente dei propri soldi, fermo restando che l’amministrazione tributaria può controllare qualsiasi movimento del conto corrente per verificare che non ci siano redditi occultati.

Se un amico o un parente, che non vuole rivolgersi a una banca, vi chiede un prestito è bene sapere che non esiste un limite massimo ai soldi che si possono prestare. Ovviamente è necessario seguire precise regole per evitare che il Fisco possa avere da ridire sull’operazione e soprattutto per evitare di infrangere la legge sull’usura.

Prestare soldi ad amici e parenti è legale

A regolare il prestito tra privati è l’articolo 1813 del codice civile. Il prestito in sé non rappresenta un’operazione sospetta agli occhi del Fisco, a patto che si seguano determinate regole. A un amico o a un parente si possono prestare quanti soldi si desidera e non c’è differenza tra un prestito di 500 euro e uno da 500.000 euro. Il prestito deve essere però occasionale ed erogato con strumenti tracciabili (un bonifico o un assegno, per esempio) se l’importo supera i 5.000 euro.

Nel caso in cui il prestito sia fruttifero e si chiedano anche interessi insieme alla restituzione della somma, si deve fare in modo che l’importo di questi non superi la soglia stabilita per l’usura. In questo caso, però, chi presta i soldi deve dichiarare gli interessi nella dichiarazione dei redditi, visto che concorrono al calcolo del reddito imponibile.

Da sottolineare che tra le regole è richiesto che il prestito sia occasionale: se un cittadino presta in modo abituale soldi a terzi, infatti, esercita abusivamente l’attività finanziaria e commette un reato.

Cosa fare per non avere guai con il Fisco

Chiarito che non esiste un limite massimo all’importo prestabile da un parente o un amico, è necessario che l’accordo sia scritto per diversi motivi. Se si vuole ottenere la restituzione delle somme una prova scritta potrebbe essere utile se chi ha ricevuto il prestito non vuole rendere l’importo. Nell’accordo si dovrà specificare anche se il prestito è oneroso o infruttifero (senza interessi).

Avendo un accordo scritto non si rischia che, in caso di decesso di chi ha ricevuto le somme, gli eventuali eredi possano sostenere che si trattasse di una donazione.

Il motivo più importante, però, per sottoscrivere un accordo è avere una prova documentale e con data certa in caso di controlli fiscali. Soprattutto per chi riceve la somma, senza un accordo scritto è difficile dimostrare la motivazione per cui ha ricevuto gli importi prestati e il Fisco potrebbe presumere che si tratti di redditi non dichiarati: in questo caso pretenderà, da chi ha ricevuto il prestito, di versare le imposte sull’intero importo.

Il problema non è solo per chi riceve, ma anche per chi presta. Il Fisco, in questo caso, infatti, potrebbe contestare la provenienza e la motivazione delle somme restituite. Un accordo scritto e con data certa, invece, mette al riparo dalla presunzione del Fisco sia chi presta che chi riceve la somma.

Cosa bisogna scrivere sull’accordo per il prestito?

Per sottoscrivere un accordo per un prestito non serve necessariamente un contratto, è sufficiente anche una scrittura privata in cui indicare i dati di entrambe le parti, l’importo prestato, se si tratta di un prestito fruttifero o infruttifero e la modalità di restituzione.

L’accordo deve essere datato e sottoscritto, ma questo non fornisce una data certa (ovvero la certezza che sia stato sottoscritto prima dell’eventuale accertamento fiscale). Per avere una data certa sul documento è necessario che sia inviato a una delle due parti tramite raccomandata senza busta (per fare in modo che il timbro postale rimanga sul documento) o, in alternativa può essere allegato in formato digitale a una Pec.

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