Giustificare le transazioni sul conto corrente in caso di accertamento fiscale richiede prova documentale con data certa, ma come si fa a dimostrarla?
In caso di transazioni sospette sul conto corrente è necessaria la prova documentale con data certa, ma come si dimostra in caso di bonifici, donazioni e prestiti? Ormai l’Agenzia delle Entrate è a conoscenza di qualsiasi movimento di denaro in entrata sul conto corrente e se lo stesso non trova riscontro nella dichiarazione dei redditi il Fisco presume che si tratti di reddito non dichiarato. In questo caso procede con un accertamento fiscale inviando al contribuente la richiesta delle imposte (maggiorate da sanzioni) sulle somme che presume siano state evase.
Ecco che un prestito da parte di un amico, il bonifico di un partner, la donazione di un lontano parente possono essere visti dall’amministrazione tributaria come soldi dall’illecita provenienza: sugli stessi è richiesto il versamento delle imposte anche se, realmente, non sono dovute. Per non pagare il contribuente deve dimostrare che non si tratta di reddito non dichiarato e per farlo deve presentare tutta una serie di documenti a supporto della sua innocenza, ma questi devono avere data certa.
A cosa serve la data certa negli accertamenti fiscali?
Ovviamente il Fisco sa che anche una scrittura privata può essere una «pezza di appoggio» per dimostrare la provenienza di somme accreditate sul conto corrente. Per fare in modo, però, che il contribuente non produca la documentazione retrodatandola, richiede che la stessa abbia data certa. Come si dimostra la data certa? Un atto del notaio, come un atto di donazione, dimostra che la provenienza di una determinata somma è esentasse e che il documento è stato creato e sottoscritto in un determinato giorno.
Allo stesso modo una scrittura privata per un prestito non fruttifero potrebbe essere registrata presso un notaio o presso l’Agenzia delle Entrate (in questo modo si potrebbe giustificare al Fisco la provenienza dell’importo per un bonifico ricevuto sul conto corrente).
In entrambi i casi, però, l’operazione ha un costo: l’onorario del notaio nel primo caso, l’imposta di registro (200 euro) e l’imposta di bollo (16 euro ogni quattro facciate) nel secondo caso. Esistono altri modi per dimostrare la data certa e sono molto più economici.
Come dimostrare la data certa quasi gratuitamente
La data certa è una attestazione che un determinato documento è stato creato in una precisa data e annulla il rischio di truffa con eventuale retrodatazione. Se si riceve, ad esempio, un bonifico di 20.000 euro da un amico e si ha una scrittura privata in cui si dichiara che si tratta di un prestito, senza data certa il Fisco potrebbe presumere che il documento sia stato prodotto successivamente all’accertamento fiscale con retrodatazione.
Ecco che dimostrare, invece, che un documento ha una data anteriore a quella dell’accertamento potrebbe essere una giustificazione alle somme di denaro ricevute. Appurato l’alto costo che potrebbe avere con l’autentica da parte di un notaio e la registrazione presso l’Agenzia delle Entrate, è bene sapere che esistono anche altri modi per dimostrare la data certa su un documento.
Una soluzione abbastanza economica per dimostrare la data certa è quella di utilizzare il servizio postale: il timbro applicato sulle raccomandate fornisce una data certa, ma attenzione: se il documento è posto dentro una busta chiusa, il bollo postale adesivo con la data sarà applicato sulla busta e non c’è modo di dimostrare cosa quest’ultima contenesse. In questo caso si deve provvedere a piegare il documento a cui si vuole dare data certa in tre parti e provvedere a spedirlo senza busta: in questo modo l’adesivo con la data certa è apposto e timbrato direttamente sul documento.
La Corte di Cassazione con l’ordinanza 2427 del 2023 ha stabilito che per provare la data certa è necessario che il timbro sia apposto sul documento “formando un unico corpo”.
Un’altra soluzione, in questo caso a costo zero, è quella di utilizzare la Pec. A sottoscrivere una scrittura privata sono solitamente due soggetti. Allegando la scrittura privata a una Pec la ricevuta di consegna e di ricezione della email saranno in grado di dare una data certa al messaggio in cui il documento è contenuto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA