La progressiva fusione tra fondi speculativi quantitativi e trader ad alta frequenza sta ridisegnando strategie, talenti e rischi, aprendo una nuova fase per i mercati globali.
Durante l’estate scorsa diverse strategie sistematiche hanno subito un’improvvisa battuta d’arresto, ribattezzata da alcuni analisti come “scossa quantitativa”. Non si è trattato di un crollo violento come quello del 2007, ma abbastanza significativo da far emergere una riflessione: il crescente intreccio tra i fondi speculativi e le società specializzate in trading algoritmico.
Per lungo tempo i due universi sono stati distinti. I trader ad alta frequenza si concentravano sulla velocità, sfruttando frazioni infinitesimali di secondo per guadagnare differenze minime nei prezzi e chiudendo quasi sempre le posizioni entro la giornata. I fondi quantitativi, invece, costruivano strategie di arbitraggio statistico con un orizzonte temporale più lungo, spesso di giorni o settimane, puntando a cogliere inefficienze strutturali dei mercati.
Negli ultimi anni, tuttavia, le barriere si sono progressivamente abbassate. Da un lato, la corsa alla velocità ha incontrato i limiti fisici: non si può andare oltre la velocità della luce o migliorare all’infinito le infrastrutture tecnologiche. Inoltre, l’intensificarsi della concorrenza ha reso meno redditizio il puro vantaggio di latenza. Dall’altro lato, i grandi fondi hanno dovuto cercare nuove strategie per rispondere alla pressione degli investitori e aumentare la capacità di gestione del capitale. [...]
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