Ecco in quali casi i debiti dei genitori possono ricadere sui figli e come è possibile difendersi.
Soprattutto in caso di obbligazioni particolarmente consistenti di frequente ci si chiede se i figli devono rispondere dei debiti contratti dai genitori. In effetti è un’eventualità che può succedere, ma soltanto a particolari condizioni. Nel dettaglio, i debiti dei genitori ricadono sui figli che ereditano oppure hanno assunto il ruolo di garanti in una fideiussione (ad esempio per un mutuo).
I debiti dei genitori che ricadono sui figli con l’eredità
La circostanza più comune in cui i figli potrebbero dover rispondere dei debiti dei genitori è quella in cui questi ultimi sono defunti prima di poter saldare le proprie obbligazioni, che così entrano a far parte dell’eredità. Questo processo, comunque, non è automatico, in quanto è necessario che i figli accettino l’eredità.
In tal proposito bisogna quindi fare attenzione a non commettere un’accettazione tacita, dopo la quale i debiti non possono più essere evitati e l’erede che ha accettato si trova a risponderne anche con il proprio patrimonio personale. Ogni erede, a prescindere dalla situazione degli altri chiamati all’eredità, deve rispondere dei debiti esclusivamente in proporzione della quota ereditaria che gli spetta.
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Evitare l’accettazione tacita o comunque accettare completamente l’eredità è la scelta preferibile quando il patrimonio ereditario comprende dei debiti, situazione in cui è invece più sensato rifiutare l’eredità oppure accettarla con beneficio d’inventario.
La rinuncia all’eredità è naturalmente la scelta più drastica, tramite la quale il chiamato all’eredità non entra in possesso dei beni o dei crediti ereditari, ma in compenso non ha più alcuna responsabilità rispetto ai debiti. Si tratta quindi di un’alternativa particolarmente conveniente quando i debiti hanno valore maggiore rispetto al patrimonio ereditario o sono incerti, ma anche quando il chiamato all’eredità non ha un interesse apprezzabile. Quest’ultima circostanza succede, ad esempio, quando il valore dei debiti è inferiore rispetto a quello effettivo dei beni, ma questi ultimi hanno magari necessità di gestione o manutenzione a cui il chiamato all’eredità non è interessato.
L’accettazione con beneficio d’inventario è invece una sorta di strada intermedia, con cui l’erede riceve i beni ereditari e solo con questi risponde dei debiti del defunto. Nel dettaglio, accettando l’eredità con beneficio d’inventario i creditori del defunto possono attaccare soltanto i beni ereditari per la riscossione del debito, e non quelli personali dell’erede. Ne consegue, che l’accettazione con beneficio d’inventario ha senso soltanto quando il valore dei beni ereditari supera quello dei debiti o comunque sono presenti beni non pignorabili.
La legge, in ogni caso, non vieta di accettare un’eredità contenente debiti; quindi, la decisione è sempre rimessa ai chiamati all’eredità, che devono valutarne attentamente tutti gli aspetti. I beni che invece spettano ai figli nominati come legati nel testamento non portano con sé l’accettazione dell’eredità e dunque nemmeno i debiti.
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Debiti che ricadono sui figli che hanno fatto da garanti
L’unica circostanza oltre al lascito ereditario in cui i debiti dei genitori ricadono sui figli è quella in cui questi ultimi hanno partecipato come garanti prestando una fideiussione in favore del genitore. In questo caso, se i genitori non hanno terminato il pagamento prima della morte, il debito ricade sul figlio che ha prestato garanzia con una responsabilità personale che non ha nulla a che fare con l’eredità. Il garante, peraltro, è tenuto al pagamento del debito anche per altre motivazioni di inadempimento dei genitori.
Se, però, si tratta dell’unico debito presente nell’eredità (si suppone quindi che i genitori potessero pagare con il proprio patrimonio) allora accettare l’eredità può essere d’aiuto per ripagare, almeno in parte, il debito ed evitare così le azioni contro i propri beni.
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