Quali debiti passano agli eredi (e quali no)

Ilena D’Errico

16 Gennaio 2023 - 23:10

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Una volta accettata l’eredità, gli eredi devono rispondere in una certa misura dei debiti del defunto. È quindi importante sapere quali debiti vengono trasmessi.

Quali debiti passano agli eredi (e quali no)

L’eredità non è composta esclusivamente dagli immobili e dai risparmi del defunto, più in generale i crediti, ma anche dai debiti. Per questa ragione, infatti, la legge permette di rinunciare all’eredità, così che gli eredi possano valutarne l’effettiva convenienza. Per una scelta consapevole è però necessario sapere quali debiti passano agli eredi effettivamente, e quali invece sono intrasmissibili.

Quali debiti passano agli eredi

Il passaggio dei debiti nella successione ereditaria costituisce una regola piuttosto rigida che, pertanto, comprende la maggior parte dei debiti del defunto con poche, limitate eccezioni dovute alla particolarità di alcune obbligazioni. Allo stesso tempo, gli eredi sono di norma chiamati a rispondere dei debiti in proporzione della quota ereditaria.

Tra i debiti ereditari figurano:

  • Il mutuo.
  • Le fideiussioni (come la prestazione di garanzia per un debitore).
  • Le bollette delle utenze domestiche, come gas e luce non pagati.
  • Le bollette condominiali, ma soltanto per quanto riguarda gli ultimi 2 anni di insolvenza.
  • Le imposte e le tasse, comprese le cartelle esattoriali.

I debiti ereditari comprendono anche i debiti da lavoro, con una certa variabilità a seconda della situazione. In particolare, si trasferiscono agli eredi:

  • I debiti contratti dal defunto verso l’erario e verso terzi nell’esercizio di un’attività come società di persone (Snc, Sas e Società semplice).
  • I debiti della società di capitali (Srl, Spa e Sapa), soltanto qualora fosse avvenuto il loro trasferimento ai soci, in seguito alla chiusura della società con posizioni debitorie aperte.

I debiti che non passano agli eredi

Come anticipato, esistono dei casi particolari in cui i debiti del defunto non sono trasmissibili agli eredi. Le motivazioni di questa regola dipendono principalmente dalla tipologia di obbligazioni per natura intrasmissibili, o addirittura non vincolanti. In linea generale, dunque, non sono trasmissibili i debiti di natura strettamente personale, e tanto più i debiti originati da obbligazioni non vincolanti.

I debiti intrasmissibili agli eredi sono quindi:

  • I debiti prescritti, che peraltro non sarebbero stati vincolanti neanche per il defunto stesso, in quanto il creditore ha a disposizione un ben preciso lasso di tempo per far valere il suo credito.
  • Le obbligazioni naturali, che hanno un’obbligatorietà meramente morale e sociale e non sono legalmente vincolanti. È il caso dei debiti di gioco e scommesse, ad esempio.
  • Le sanzioni amministrative, sia che derivino da un debito tributario che riguardanti le cartelle esattoriali.
  • Le multe stradali relative al periodo precedente al decesso. Si tratta di un’informazione importante da precisare, poiché l’erede è invece tenuto al pagamento di debiti correlati, come l’assicurazione auto.
  • Sanzioni pecuniarie per reati, in quanto la responsabilità penale e personale. Fanno tuttavia eccezione a questa regola i debiti per l’abuso edilizio, poiché questo tipo di sanzione grava sull’immobile e di conseguenza sull’erede che lo riceve.
  • Assegno di mantenimento per ex coniuge e figli.
  • Contratti di natura prettamente personale, come la commissione dell’esecuzione di un lavoro.
  • I debiti di una società per azioni sciolta dopo la morte oppure per cui non è stata effettuata per tempo la divisione degli utili.

In sintesi, questo significa che gli eredi sono sempre tenuti al pagamento dei beni del defunto ma non alle sanzioni, anche se correlate. Per esempio, è obbligatorio il pagamento della cartella esattoriale non pagata, ma l’erede non risponde delle sanzioni correlate al ritardo. La stessa disciplina si applica quindi a tutti gli altri debiti passibili di sanzioni, come le bollette.

Come si dividono i debiti fra gli eredi

La regola generale prevede che la quota ereditaria venga applicata sia in relazione ai crediti che ai debiti. Di conseguenza la persona che eredita un terzo del patrimonio del defunto è parimenti obbligata al pagamento dei debiti per il valore di un terzo. Di conseguenza, ogni erede risponde esclusivamente per la propria quota, a prescindere dal comportamento degli altri eredi.

Allo stesso tempo, la legge prevede la responsabilità solidale per un certo tipo di debiti:

  • Irpef.
  • Irap.
  • Imposte sui redditi.
  • Imposta di successione.
  • Imposta di registro.

Di conseguenza, il pagamento può essere richiesto in forma totale a uno solo degli eredi e senza tenere conto della sua quota ereditaria. Naturalmente, l’erede che ha provveduto al pagamento integrale ha il diritto di farsi rimborsare dai coeredi, operando la consona divisione per quote. L’adempimento dei pagamenti è comunque molto importante, perché l’erede ne risponde a pieno titolo, eventualmente anche con il proprio patrimonio. Fa eccezione l’erede che ha accettato l’eredità con beneficio d’inventario, misura che gli consente, in caso di insolvenza per i debiti ereditari, di limitare il pignoramento ai beni ricevuti per successione.

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