Quale futuro per la società di Giorgio Armani?

Flavia Provenzani

5 Settembre 2025 - 11:10

Con la morte dell’amato stilista italiano sorgono degli interrogativi sul futuro della sua Giorgio Armani SpA.

Quale futuro per la società di Giorgio Armani?

L’annuncio della morte di Giorgio Armani, arrivato giovedì, ha gettato nel lutto l’intero settore della moda mondiale, e non solo.
Scomparso all’età di 91 anni, lo stilista italiano lascia in eredità la sua Giorgio Armani SpA, fondata nel lontano 1975, affidandone il futuro a familiari e stretti collaboratori.

Nel comunicato la società non offre alcun dettaglio sul futuro della Giorgio Armani, ma si impegna a proteggere ciò che Armani ha costruito in 50 anni e a portare avanti l’azienda in sua memoria.

Giorgio Armani è un’azienda con cinquant’anni di storia, costruita con emozione e pazienza”, si legge nel comunicato. “Giorgio Armani ha sempre fatto dell’indipendenza – di pensiero e di azione – il suo tratto distintivo. L’azienda è, ora e sempre, il riflesso di questo spirito. La sua famiglia e i suoi dipendenti porteranno avanti il ​​Gruppo nel rispetto e nella continuità di questi valori”.

Il futuro di Giorgio Armani SpA

Indipendenza. È questa la parola che meglio rappresenta la gestione aziendale di Giorgio Armani. Per lunghi anni lo stilista ha lottato per mantenere indipendente l’impero della moda da lui fondato, al contrario di altre grandi icone italiane come Fendi e Gucci che sono state acquisite da grandi conglomerati del lusso. Ora tocca ai suoi eredi decidere cosa riserverà il futuro all’impero che vanta 8.700 dipendenti, oltre 600 boutique in tutto il mondo e con ricavi per 2,3 miliardi di euro (dati 2024).

La gestione del suo patrimonio - ad oggi stimato tra gli 11 e i 13 miliardi di euro - è affidata alla Fondazione Giorgio Armani, istituita nel 2016 proprio per volontà di Armani, che voleva che alla sua dipartita seguisse una successione ordinata.
Armani non aveva figlio o altri eredi diretti ma la sorella, Rosanna Armani, suo figlio, Andrea Camerana, e le figlie del compianto fratello Sergio Armani, Silvana e Roberta.

La guida della Giorgio Armani Spa è affidata a Pantaleo Dell’Orco, braccio destro e storico collaboratore dello stilista, al nipote Andrea Camerana (sposato con la cantante Alexia) e a Irving Bellotti, ad di Rothschild Italia, con una sedia nel consiglio di amministrazione della Fondazione. Nel quale troviamo anche Federico Marchetti, fondatore di Yoox.
Lo statuto societario, che definisce le modalità di eredità e successione, ripartisce il capitale sociale in diverse tipologie di azioni, con diversi pesi di diritto al voto, prevedendo comunque una distribuzione del 50% degli utili netti agli azionisti.

La Giorgio Armani, lo ricordiamo, non è quotata in Borsa, ma in passato lo stilista ha dichiarato di non escludere un’IPO o una fusione una volta che se ne fosse andato.

In un’intervista dell’aprile 2024, Armani ha dichiarato di non voler escludere alcuna possibilità e specificato che spetterà ai suoi eredi valutare le opportunità che si presenteranno in futuro. Sebbene l’indipendenza possa ancora generare valore per Armani, “ciò che ha sempre caratterizzato il successo del mio lavoro è la capacità di adattarmi ai tempi che cambiano”, come riporta Bloomberg. In occasione di quell’intervista Armani immaginava “un gruppo di persone fidate, vicine a me e scelte da me”, facendo riferimento in particolare Leo Dell’Orco, che per anni ha supportato lo stilista nella gestione dell’azienda.

Ha ribadito con forza queste sue opinioni in un’intervista rilasciata al Financial Times la scorsa settimana, in cui ha affermato di prevedere una «graduale transizione» delle sue responsabilità verso i familiari e i collaboratori più stretti, come Dell’Orco, responsabile del design maschile.

Un’eredità fatta di 50 anni di storia

Armani, che da semplice vetrinista è passato all’essere il creatore una delle case di lusso più importanti al mondo, è stato un imprenditore pragmatico che ha sempre mantenuto uno stretto controllo sulla sua azienda, che è riuscita a rimanere indipendente in un settore sempre più concentrato in gruppi come LVMH, Moët Hennessy, Louis Vuitton SE, che possiede Loro Piana e Fendi, e Kering SA, proprietaria di Gucci. Di recente, Prada SpA ha accettato di acquistare Versace.

Il magnate della moda italiana ha creato un’attività in espansione anche grazie a diverse linee di moda e licenze a lungo termine conferite a L’Oreal SA per i suoi prodotti di bellezza e profumi (tra cui la famosa Acqua di Gio), a EssilorLuxottica SA per i suoi occhiali di marca. Il gruppo Fossil vende gli orologi Emporio Armani.

Al momento non prevedo un’acquisizione da parte di un grande conglomerato del lusso”, ha dichiarato Armani a Bloomberg lo scorso anno. “Ma come ho detto, non voglio escludere nulla a priori perché sarebbe una linea d’azione ’anti-imprenditoriale’”.

Il gruppo non è rimasto immune al crollo del lusso che ha intaccato le sorti di Bernard Arnault, azionista di maggioranza di LVMH, e della famiglia Pinault di Kering. A luglio, Armani ha registrato un calo del 5% delle vendite annuali, a 2,3 miliardi di euro, a causa dell’incertezza macroeconomica e del rallentamento della domanda in Cina.

Per la capitale della moda, Milano, la scomparsa di Armani segna la scomparsa di una delle più grandi personalità della città e di una presenza civica costante. La sua influenza ha abbracciato moda, architettura, arredamento, ospitalità e filantropia, persino lo sport, con la proprietà della squadra di basket Olimpia Milano. Il suo stile minimalista, nel frattempo, è arrivato a definire l’eleganza italiana nel mondo.

La fondazione da lui creata si assumerà ora anche la responsabilità di promuovere le sue opere benefiche, in particolare a Milano.

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