Procedura d’infrazione: l’Europa pronta allo stop ma Salvini deve sacrificare la Flat Tax

Alessandro Cipolla

1 Luglio 2019 - 10:33

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Martedì la Commissione Europea prenderà una decisione sulla procedura d’infrazione, anche se poi l’ultima parola spetterà all’Ecofin: Bruxelles vorrebbe evitare l’apertura ma Salvini dovrebbe rinunciare alla Flat Tax.

Procedura d’infrazione: l’Europa pronta allo stop ma Salvini deve sacrificare la Flat Tax

L’Italia può evitare la procedura d’infrazione, ma il governo gialloverde oltre che presentarsi con denaro sonante per aggiustare i conti del 2019 dovrà anche fornire all’Unione Europea delle garanzie per quanto riguarda il 2020.

Dopo il lavoro di diplomazia messo in atto dal premier Giuseppe Conte e dal ministro Giovanni Tria al G20 di Osaka, l’Europa è pronta a riporre ancora una volta la procedura d’infrazione nel cassetto anche perché in molti nell’Unione spingono per non andare fino in fondo.

L’Italia però non se la caverà con i miliardi che il Consiglio dei Ministri di oggi metterà a disposizione con l’assestamento di Bilancio, ma dovrà rinunciare a realizzare in autunno una manovra economica espansiva per imboccare invece la strada del contenimento del deficit.

In sostanza Matteo Salvini dovrebbe accantonare l’idea di realizzare subito la tanto cara Flat Tax, considerando anche i 23 miliardi da dover trovare per scongiurare l’aumento dell’IVA, anche se questo sarebbe difficile da digerire per la Lega.

Procedura d’infrazione: le condizioni dell’Europa

Questa situazione che si è venuta a creare tra l’Italia e la Commissione Europea è un problema per tutti. Per prima cosa infatti va detto che, così come è già successo a fine 2018, Bruxelles non ha molta voglia di portare avanti questa procedura d’infrazione.

Una procedura nei confronti del nostro paese sarebbe un pericoloso precedente che molti Stati membri vorrebbero evitare, visto che in Europa non siamo i soli ad avere problemi di Bilancio, senza contare che la Bce ha timore di eventuali ripercussioni sulla tenuta dell’Euro.

L’atteggiamento dell’Italia però non è facilmente tollerabile da parte dell’Unione. Emblematiche le parole di Pierre Moscovici durante l’ultima riunione dell’Unione: “Se la Commissione non sollevasse la possibilità di una procedura in circostanze come queste, rischierebbe di minare la propria credibilità come guardiano dei trattati”.

In più non mancano i Paesi (vedi Olanda) che chiedono una sorta di punizione esemplare per il nostro paese, ma alla fine la Commissione Europea è pronta di nuovo a tendere una mano verso il governo gialloverde a patto però di un segnale di apertura da parte di Roma.

Per quanto riguarda la situazione per il 2019 l’intesa sembrerebbe essere raggiunta. Tra i risparmi della Quota 100 e del Reddito di Cittadinanza, l’extra gettito fiscale, i dividendi straordinari di Bankitalia e Cassa Depositi e Prestiti e tagli vari, l’Italia metterà sul piatto almeno 8 miliardi che serviranno ad abbassare il deficit dal 2,4% al 2%.

Il problema però riguarda il 2020, dove diverse stime compresa quella di Bruxelles parlano di un deficit nostrano che schizzerà al 3,5% e il debito pubblico al 135% del Pil. Per evitare questo, l’esecutivo carioca dovrà garantire l’impegno di adottare misure strutturali per contenere il deficit e iniziare a ridurre il debito.

Salvini deve rinunciare alla Flat Tax?

La Commissione Europea sarebbe pronta quindi a deporre l’ascia di guerra, ma tutto dipenderà dalla legge di Bilancio che il governo andrà a realizzare in autunno. Senza una manovra all’insegna del rigore, tutto potrebbe ricominciare da capo.

Oltre ai soldi per sistemare i conti del 2019 i gialloverdi dovranno garantire all’Europa il rispetto dei paletti del deficit nel 2020, cosa questa che renderebbe praticamente impossibile vista la zavorra delle clausole di salvaguardia realizzare una manovra espansiva.

Tutto il contrario invece di quello che ha in mente Matteo Salvini, che da settimane ripete che ora il suo grande impegno è la riforma fiscale e che senza la Flat Tax è pronto anche ad andare a casa.

Difficile però, anzi impossibile, che il governo possa riuscire a ottenere uno stop alla procedura d’infrazione e un sostanziale via libera alla riforma fiscale, specie se alla fine la soluzione sarebbe quella di farla in deficit o con coperture incerte.

Pressato dai suoi con Giancarlo Giorgetti in testa per non rinunciare alla Flat Tax, Matteo Salvini sembrerebbe essere di fronte a un autentico bivio: accantonare le velleità di riforma fiscale potrebbe portare a evitare la procedura d’infrazione e tutte le problematiche conseguenti, ma accettare le richieste dell’Europa sarebbe però una sorta di abiura specie di fronte ai toni fermi e sprezzanti degli ultimi tempi.

La risposta arriverà nel Consiglio dei Ministri di questa sera, dove uscirà fuori l’assestamento di Bilancio da proporre all’Unione. Domani poi la Commissione Europea prenderà una decisione, anche se l’ultima parola spetterà all’Ecofin in programma il 9 luglio.

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