Petrolio verso $90 al barile: venti di guerra accendono il greggio

Violetta Silvestri

26 Gennaio 2022 - 15:38

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Il prezzo del petrolio sale ancora e si avvicina a 90 dollari al barile: tra scarsità di offerta e minacce di guerra che si fanno pressanti, il greggio avanza negli scambi.

Petrolio verso $90 al barile: venti di guerra accendono il greggio

Il petrolio sale al massimo degli ultimi sette anni vicino a 90 dollari al barile nella giornata del 26 gennaio.

A sostenerlo, la scarsa offerta e le tensioni geopolitiche in Europa e Medio Oriente che sollevano preoccupazioni per ulteriori sconvolgimenti.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che avrebbe preso in considerazione sanzioni personali contro il presidente Vladimir Putin se la Russia invade l’Ucraina.

Lunedì, il movimento Houthi yemenita ha lanciato un attacco missilistico contro una base degli Emirati Arabi Uniti, riaccendendo timori di attentati agli oleodotti di Paesi esportatori.

Cosa succede al prezzo del petrolio: la situazione e i fattori da osservare.

Prezzo del petrolio: vento rialzista, i motivi

Il petrolio Brent è salito a 90 dollari al barile dopo che le stime del settore hanno mostrato un pareggio nelle scorte statunitensi e il rialzo dei mercati azionari.

L’American Petroleum Institute ha riportato un calo settimanale di 875.000 barili nelle scorte statunitensi, secondo Bloomberg. Se confermato dai dati del governo, sarebbe l’ottavo ribasso in nove settimane.

Il greggio sta vivendo una settimana volatile. I prezzi sono ai massimi da sette anni con la domanda che continua a riprendersi dalla pandemia mentre la mobilità riprende.

Una serie di banche di Wall Street, tra cui Goldman Sachs, hanno previsto che il greggio raggiungerà i 100 dollari al barile quest’anno con la contrazione del mercato globale.

Ma non sono soltanto le dinamiche domanda/offerta a rafforzare il sentiment rialzista dell’oro nero.

“L’ansia per potenziali interruzioni dell’approvvigionamento in Medio Oriente e Russia sta fornendo una spinta rialzista per il mercato petrolifero, ha affermato Stephen Brennock del broker petrolifero PVM.

Mentre un potenziale conflitto in Ucraina comporterebbe grandi rischi per i mercati finanziari, anche per le materie prime energetiche come il gas e il petrolio, l’ipotesi di base di Goldman Sachs non prevede comunque interruzioni delle forniture.

Più verosimili, invece, alterazioni nell’estrazione con la guerra nello Yemen, che coinvolge nazioni esportatrici di greggio e spesso prevede proprio azioni di ritorsione contro impianti e oleodotti.

In questa cornice di volatilità e apprensione, il greggio Brent scambia a 88,10 dollari al barile, con un rialzo dell’1,06% e la quotazione WTI a 86,38 dollari al barile con +0,39% alle ore 15.35 circa.

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