Prezzo del petrolio verso i $100 al barile? Tutti i fattori da monitorare

Violetta Silvestri

20 Ottobre 2023 - 10:52

Il prezzo del petrolio è il protagonista indiscusso dei mercati in questo momento di crisi in Medio Oriente. Il greggio sale, avvicinandosi ai $100 al barile. Tanti i fattori da monitorare.

Prezzo del petrolio verso i $100 al barile? Tutti i fattori da monitorare

Il prezzo del petrolio sale ancora spinto dalle turbolenze del conflitto in Medio Oriente.

Il greggio è tornato ad aumentare con l’attacco del 7 ottobre contro Israele da parte di Hamas, designato un gruppo terroristico dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Si teme che il conflitto si estenda ad altri Stati, compreso l’Iran, e possa potenzialmente coinvolgere anche gli Stati Uniti, che hanno sostanzialmente rafforzato la propria presenza militare locale. La regione fornisce circa un terzo del greggio mondiale.

Il clima si sta facendo sempre più teso e complicato. Gli Usa stanno assistendo ad attacchi di droni in Iraq e Siria, ha detto il Pentagono, mentre un cacciatorpediniere americano ha intercettato missili da crociera lanciati verso Israele dai ribelli Houthi nello Yemen. Inoltre, si prevede che Israele inizierà l’invasione di terra di Gaza dopo aver ammassato le truppe al confine.

In attesa di capire se l’Arabia Saudita, che guida con la Russia la politica dell’OPEC, e l’Iran avranno un ruolo attivo in questa crisi, le quotazioni avanzano. Mentre si scrive, il Brent ha superato i 93 dollari al barile e il WTI viaggia vicino ai 90 dollari al barile.

Prezzo del petrolio: $100 al barile più vicini? Cosa succede

Nell’attuale caos geopolitico in Medio Oriente, i prezzi del petrolio potrebbero salire nuovamente fino a 95 dollari e addirittura a 100 dollari al barile. Tuttavia, i fattori da considerare sono diversi.

Il greggio è instabile dopo l’assalto del 7 ottobre contro Israele da parte di Hamas. Un’offensiva di terra prevista da parte di Israele a Gaza ha sollevato preoccupazioni per una risposta più aggressiva da parte di Hezbollah sostenuto dall’Iran nel Libano meridionale, che potrebbe coinvolgere potenze regionali più ampie. Le preoccupazioni che il conflitto potesse influenzare i flussi di carburante hanno contrastato il continuo ostacolo derivante dall’aumento dei tassi di interesse in tutto il mondo.

L’Iran, intanto, ha lanciato un appello per un embargo petrolifero contro Israele, ma alcuni analisti, come quelli di Citigroup, ritengono che i principali fornitori di Israele, tra cui Kazakistan e Azerbaigian, difficilmente daranno ascolto a tale richiesta.

Finora, né i sauditi né il patto OPEC+ guidato da Russia e Arabia Saudita hanno accennato ad alcun cambiamento nell’attuale politica di trattenere l’offerta sul mercato. A tal proposito, il cartello non prevede di intraprendere alcuna azione immediata o di tenere una riunione straordinaria sulla scia della richiesta iraniana di un embargo petrolifero contro Israele a causa della guerra con Hamas a Gaza, hanno detto mercoledì a Reuters fonti dell’OPEC.

Il prezzo del petrolio è supportato anche dalle previsioni di un deficit in aumento nel quarto trimestre, dopo che i principali produttori, Arabia Saudita e Russia, hanno esteso i tagli all’offerta fino alla fine dell’anno, e in un contesto di scorte basse, soprattutto negli Stati Uniti.

Washington sta cercando di acquistare 6 milioni di barili di greggio da consegnare alla Riserva Strategica di Petrolio a dicembre e gennaio, mentre continua il suo piano per ricostituire le scorte di emergenza, ha detto giovedì il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti.

Infine, da considerare c’è la revoca temporanea da parte Usa della maggior parte delle restrizioni imposte al Venezuela per sei mesi sulla produzione, vendita ed esportazione di petrolio nei mercati prescelti. L’ampio allentamento delle sanzioni imposte dal 2019 a seguito di un’elezione che Washington considerava una farsa consentirà a una parte del greggio venezuelano di fluire verso clienti precedentemente esclusi dalle transazioni.

Questo dovrebbe essere un segnale distensivo per il mercato petrolifero così teso. Tuttavia, il sentiment rimane molto cauto al riguardo. “La produzione petrolifera venezuelana non sarà un fattore significativo nel modellare l’equilibrio petrolifero globale nel prossimo futuro”, ha affermato venerdì in una nota Tamas Varga del broker petrolifero PVM.

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