Petrolio affonda: c’è l’effetto Cina e non solo

Violetta Silvestri

16/08/2022

16/08/2022 - 17:43

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I prezzi del petrolio perdono quota e nelle ultime sessioni lasciano la strada dei guadagni: a indebolire il mercato petrolifero c’è una Cina in rallentamento e prospettive di maggiore offerta.

Petrolio affonda: c’è l’effetto Cina e non solo

Il petrolio è diminuito per il terzo giorno, spinto al ribasso da un mix di fattori: il rallentamento globale sempre più profondo sembra destinato a coincidere con un aumento dell’offerta dai produttori Opec.

Inoltre, i dati economici deprimenti del principale acquirente di greggio, la Cina, hanno rinnovato i timori di una recessione mondiale.

Alle ore 8.17 circa il greggio Brent scambia a 94,05 dollari al barile con un calo dell’1,10% e i futures WTI prezzano 88,67 dollari al barile, in diminuzione dello 0,86%.

Il petrolio viene scambiato vicino al livello più basso degli ultimi sei mesi, lasciandosi alle spalle i picchi toccati in seguito all’invasione russa dell’Ucraina, che ha ribaltato i flussi commerciali e fatto salire i prezzi fino a $130 al barile. Il mercato è stato anche colpito da attacchi di volatilità di recente, esacerbati dai livelli più bassi di liquidità.

Perché il prezzo del petrolio sta crollando

C’è innanzitutto un effetto Cina sui prezzi del petrolio. La banca centrale cinese ha tagliato i tassi sui prestiti per rilanciare la domanda, mentre l’economia ha rallentato inaspettatamente a luglio, con l’attività di fabbrica e la vendita al dettaglio schiacciata e dalla politica zero-Covid di Pechino e da una crisi immobiliare.

“I prezzi delle materie prime su tutta la linea sono stati sotto pressione, poiché i dati economici cinesi di luglio hanno dipinto un quadro di crescita più negativo del previsto, il che ha suscitato rinnovate preoccupazioni sulle prospettive della domanda”, ha scritto Yeap Jun Rong, market strategist di IG Group, in una nota.

Gli investitori stanno anche valutando attentamente i colloqui per rilanciare l’accordo nucleare iraniano del 2015. Secondo gli analisti, più petrolio potrebbe entrare nel mercato se Iran e Stati Uniti accettassero un’offerta dell’Unione Europea, che rimuoverebbe le sanzioni sulle esportazioni di greggio iraniano.

Anche la Libia sta pompando di più e negli Stati Uniti, la produzione totale nei principali bacini petroliferi di scisto degli Stati Uniti salirà a 9,049 milioni di barili al giorno a settembre, il più alto da marzo 2020, ha affermato lunedì la US Energy Information Administration (EIA) nel suo rapporto sulla produttività.

“I prezzi del petrolio sono appesantiti da prospettive macroeconomiche più deboli a causa degli scarsi dati dalla Cina e della possibile nuova fornitura dall’Iran”, ha affermato Sean Lim, analista presso RHB Investment Bank Bhd. “Tuttavia, anche se l’accordo con l’Iran passa, qualsiasi aumento della produzione di petrolio potrebbe richiedere ancora del tempo, quindi il suo effetto immediato potrebbe non essere troppo forte”.

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