Il prezzo del petrolio si riavvicina ai $60 fallendo però nel tentativo di raggiungerli. Quali prospettive per i prossimi mesi?
Il prezzo del petrolio si è avvicinato minacciosamente ai 60 dollari al barile, pur non riuscendo nel tentativo di raggiungerli e ritracciando così verso quota $58.
Il recente rally del prezzo del petrolio ha comunque spinto molti analisti a formulare previsioni più ottimiste. L’era del lower for longer (dei prezzi bassi a lungo) potrebbe essere giunta al termine, anche grazie allo storico accordo OPEC di Vienna firmato a novembre dello scorso anno e già esteso una volta.
Accanto a questa parte di analisti, però, che anche chi pare convito che senza ulteriori e più profondi tagli alla produzione, il prezzo del petrolio tornerà a scendere, esasperato dal calo fisiologico della domanda e dalla produzione USA.
I motivi del boom
Nel momento in cui si scrive il prezzo del petrolio Brent sta scambiando in rialzo di 0,36 punti percentuali su quota 58,25 dollari al barile; il WTI, invece, sta salendo di un più modesto 0,21% su quota 52,51 dollari al barile (aggiornamento ore 08:30).
Ad influire sui recenti rialzi dei prezzi sicuramente l’ottimismo dei Paesi produttori che nell’ultimo incontro OPEC hanno parlato di un mercato prossimo all’equilibrio, il quale dunque non richiederà necessariamente ulteriori tagli alla produzione. Tanto è bastato a supportare il prezzo del petrolio che in una sola sessione è riuscito a risalire sui massimi di due anni.
(Petrolio Brent: quotazione grafico a due anni)
I $60 sono una possibilità?
Non solo l’ottimismo dei produttori, ma anche una crescente domanda di greggio potrebbe riportare il prezzo del petrolio oltre i 60 dollari al barile. Cina, India e anche l’Europa: sono queste le economie che più delle altre stanno aiutando le scorte a diminuire mantenendo il mercato sulla strada giusta verso il riequilibrio.
“Per i prossimi 6 mesi prevediamo un mercato ben al di sopra dei $60 per una semplice ragione: un livello della domanda sorprendente”,
ha affermato Adi Imsirovic di Gazprom Marketing and Trading.
Anche l’EIA, l’International Energy Agency, ha recentemente rivisto al rialzo le sue previsioni sulla domanda di quest’anno che non crescerà di 1,5 milioni di barili al giorno, bensì di 1,6 milioni. Tutto ciò andrà ad influenzare positivamente il prezzo del petrolio.
L’aumento della domanda e i tagli alla produzione OPEC stanno rendendo gli esperti sempre più ottimisti. A conferma di ciò la conferenza S&P Global Platts APPEC di Singapore, che ha alzato il velo sulle nuove view degli analisti, sicuramente più bullish rispetto a quelle dello scorso anno.
Nonostante l’ottimismo, il monito degli stessi esperti non si è fatto attendere: l’OPEC dovrà estendere ancora una volta i tagli oltre marzo 2018 per contribuire di nuovo al riequilibrio del mercato. Il prezzo del petrolio potrebbe risentire negativamente di una mancata estensione ma soprattutto potrebbe essere messo a dura prova dal calo stagionale della domanda e dall’aumento della produzione USA.
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