Prezzo oro, perché il fattore Fed può frenare il rialzo?

Violetta Silvestri

9 Maggio 2024 - 10:23

Il prezzo dell’oro oscilla, in attesa di ulteriori dettagli sulle mosse della Fed. Le prossime decisioni della banca centrale Usa restano il principale driver per i lingotti.

Prezzo oro, perché il fattore Fed può frenare il rialzo?

Il prezzo dell’oro (XAU/USD)oscilla nella sessione europea di giovedì 9 maggio in assenza di dati economici di alto livello che possano fungere da catalizzatori per il metallo prezioso.

Secondo diverse analisi, comunque, molteplici ostacoli, come il rialzo del dollaro statunitense (USD) e i commenti aggressivi della Fed potrebbero limitare il rialzo dei lingotti nel breve termine.

Mentre si scrive, l’oro spot scambia di poco sopra i 2.300 dollari l’oncia e i futures sull’oro scambiano a 2.314 dollari.

I trader dell’oro attendono driver nuovi e più convincenti per vedere un guadagno duraturo. Nel primo pomeriggio sarà pubblicato il settimanale statunitense sulle richieste iniziali di disoccupazione, che potrebbe offrire uno spunto, soprattutto per la connessione le mosse della banca centrale Usa sui tassi. Inoltre, la presidente della Fed di San Francisco Mary Daly, membro della cosiddetta ala accomodante della banca centrale americana, parlerà più tardi nel corso della giornata. Le osservazioni da colomba dei funzionari potrebbero limitare il ribasso del prezzo dell’oro per il momento.

Il fattore Fed può colpire il prezzo dell’oro

Le preoccupazioni su quando la Federal Reserve potrebbe abbassare i tassi di interesse sono tra le più rilevanti per gli investitori interessati ai lingotti.

Gli operatori di mercato attualmente scontano una probabilità superiore al 90% che la Fed mantenga i tassi stabili durante la riunione di giugno, secondo il FedWatch Tool del CME, con una probabilità del 44% che il primo taglio dei tassi avvenga a novembre. Le ultime esternazioni aggressivi dei funzionari della Fed sui tagli dei tassi di interesse hanno frenato la corsa del metallo, con Susan Collins, per esempio, che ha paventato la reale possibilità di dover mantenere i tassi ai livelli attuali più a lungo di quanto si pensasse, date le recenti sorprese al rialzo dell’inflazione.

L’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro e dei tassi del dollaro Usa supportati da questo ritardo nel diminuire il costo del denaro sono un motivo del calo dell’oro (o comunque del freno a un suo rialzo). L’ indice del biglietto verde – che misura il suo valore rispetto a un paniere di altre sei valute – è aumentato del 4% quest’anno e del 10% dall’inizio del 2022.

In questo contesto, gli investitori aspettano ora i dati sulla fiducia dei consumatori rilevati dall’Università del Michigan di venerdì e i commenti di una serie di funzionari della Fed questa settimana. I dati sull’indice dei prezzi al consumo negli Stati Uniti saranno pubblicati il ​​15 maggio. Dopo i recenti numeri deboli sull’occupazione negli Stati Uniti, i mercati monetari scontano due tagli dei tassi da parte della Fed quest’anno e circa 40 punti base di allentamento monetario.

Se la banca centrale Usa trova terreno fertile per allentare la politica monetaria, con tassi di interesse più bassi si riduce il costo opportunità di detenere lingotti non redditizi e il prezzo dell’oro può salire.

Il prezzo dell’oro trainato anche da Cina e geopolitica

Anuj Gupta di HDFC Securities ha sottolineato che bisogna rimanere vigili sulle ultime notizie Iran-Israele e sul loro potenziale effetto per il prezzo dell’oro.

Qualsiasi ulteriore inasprimento della tensione tra le due nazioni potrebbe innescare un nuovo slancio nel mercato dei lingotti. La tensione in Medio Oriente si è attenuata dopo che gli Stati Uniti hanno sospeso la spedizione di bombe a Israele a causa delle preoccupazioni su una potenziale offensiva militare sulla città di Rafah. Tuttavia, un deterioramento dei rapporti tesissimi dei vari attori nella regione può spingere i trader verso l’oro come asset rifugio.

Poi c’è il fattore Cina. Il dragone ha continuato ad essere un grande acquirente di oro, con i dati di questa settimana che mostrano che la banca centrale del Paese, la Banca Popolare Cinese (PBoC), ha acquistato 60.000 once troy d’oro nel mese di aprile. Si è trattato del 18esimo mese consecutivo in cui la PBoC ha aumentato le proprie scorte.

l World Gold Council (WGC) ha riferito la scorsa settimana che le banche centrali hanno aumentato significativamente le loro riserve, con una domanda netta pari a 289,7 tonnellate nel primo trimestre, “l’inizio più forte di qualsiasi anno mai registrato”. Il WGC ha affermato che i tre maggiori acquirenti sono Cina, Turchia e India.

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