Il prezzo del petrolio Brent schizza sui massimi di 30 mesi, mentre il WTI continua a spaventare una parte del mercato. Cosa aspettarci dall’una e dall’altra quotazione?
Il prezzo del petrolio non smette di sorprendere.
Dopo la debolezza delle ultime sessioni la quotazione è riuscita a riportarsi sui massimi di 30 mesi. Il motivo? La chiusura inaspettata di alcuni impianti nel Mare del Nord.
La battuta d’arresto dell’oleodotto di Forties, che ha una capacità giornaliera di 450.000 barili, ha avuto un impatto immediato sul prezzo del petrolio che ha iniziato a guadagnare ampio terreno. Questo perché l’oleodotto trasporta gran parte del greggio fisico che sottende ai future sul Brent.
(Il prezzo del petrolio Brent ha superato i 65 dollari al barile grazie alla chiusura improvvisa dell’oleodotto nel Mare del Nord)
L’emergenza
Il principale sistema britannico di condutture nel Mare del Nord è stato chiuso per alcune riparazioni di emergenza. La decisione è arrivata come un fulmine a ciel sereno e imporrà l’immobilità degli impianti per diverse settimane.
Sul Forties Pipeline System (FPS), venduto dalla British Petroleum al miliardario Jim Ratcliffe 6 settimane fa, si incentra almeno il 40% dell’intera produzione britannica di greggio e gas nel Mare del Nord. Alla luce di tutto questo ben si comprende l’immediato rally del prezzo del petrolio, che ha sfondato nuovamente i massimi di 30 mesi.
La chiusura degli impianti nel Mare del Nord ha seguito di poche settimane il meeting OPEC in cui i Paesi interni ed esterni al Cartello hanno scelto di estendere lo storico accordo sulla produzione per tutto il corso del 2019.
Le previsioni sul Brent
La maggior parte degli analisti è ormai convinta che il prezzo del petrolio sia tornato in pieno mercato rialzista, complici gli sforzi dell’OPEC e gli eventi collaterali osservati nelle ultime ore. La prima resistenza indicata da Reuters ($65,50) è già stata superata dal Brent, attualmente in rialzo dell’1,17%.
L’onda rialzista, per dirla con le parole dei citati analisti, potrebbe addirittura spingere il prezzo del petrolio in un range compreso tra i $66,40 e i $67,05 al barile. Una correzione, invece, dovrebbe risultare limitata dal supporto posizionato su $64,25.
I timori sul WTI
Se da un lato il mercato è quasi completamente convinto che il percorso del petrolio sia ormai orientato al rialzo, dall’altro esiste ancora una parte di analisti che non pare rassegnarsi all’idea del riequilibrio e sembra piuttosto timorosa nei confronti del WTI.
Qualcuno ha addirittura parlato di un collasso del prezzo del petrolio, certo non tale da riportare la quotazione sotto i 30 dollari, ma sufficiente ad affossare il WTI fino ai $42 circa. Dietro questa stima di breve periodo c’è ancora una volta la produzione statunitense che potrebbe risultare più alta del previsto, sia da qui alla fine dell’anno, sia per tutto il corso del 2018.
In realtà c’è da notare come queste previsioni si riferiscano soltanto al breve termine. Per il lungo periodo sono tutti concordi nel ritenere che il prezzo del petrolio continuerà a guadagnare terreno lasciandosi definitivamente alle spalle la debolezza degli ultimi anni.
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