Balzo del petrolio: l’Arabia Saudita ha sorpreso tutti

C. G.

12 Novembre 2018 - 08:51

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Il prezzo del petrolio balza grazie alle dichiarazioni dell’Arabia Saudita: nell’arco di un mese il colosso taglierà la propria produzione

Balzo del petrolio: l’Arabia Saudita ha sorpreso tutti

Il prezzo del petrolio è tornato ad avanzare vistosamente nelle ultime ore di trading.

A sostenere le quotazioni di Brent e Wti le ultime sorprendenti dichiarazioni dell’Arabia Saudita, che sulla scia di quanto già trapelato la scorsa settimana, ha comunicato la sua intenzione di ridurre la produzione.

I tagli comunicati, che hanno già avuto un impatto evidente sul prezzo del petrolio, dovrebbero entrare in vigore nell’arco di un mese, dunque ben prima della fine dell’anno.

Il prezzo del petrolio risponde ai tagli: l’obiettivo saudita

La mossa ha trovato ragion d’essere nel recente andamento del prezzo del petrolio, che dall’inizio di ottobre ha bruciato più del 20% del suo valore.

Il Brent, solo per fare un esempio, si è lasciato alle spalle gli 80 dollari al barile (nella sessione del 3 ottobre si era portato fin sopra gli $85) ed è tornato a scambiare sulla soglia dei $70.

Non è andata certo meglio al Wti che dopo aver assaporato i $76 è scivolato fino a mettere a repentaglio i $60.

L’entità dei tagli alla produzione

Stando a quanto già comunicato, l’Arabia Saudita taglierà il proprio output di 0,5 milioni di barili al giorno nel mese di dicembre. La conferma è giunta nella giornata di ieri, domenica 11 novembre, quando sono tornate a galla le difficoltà dell’OPEC di trovare un compromesso.

“Si è alzata di fronte a tutti gli altri orsi del mercato ed ha annunciato in maniera proattiva la sua volontà di ridurre l’export”,

ha fatto notare Stephen Innes, head of trading dell’area Asia-Pacifico di Oanda.

A spaventare l’Arabia Saudita, tra l’altro, è stato anche l’ormai evidente aumento della produzione di shale americano, un elemento che ha ripetutamente pesato sul prezzo del petrolio negli ultimi anni.

Soltanto nella settimana che si è conclusa venerdì 9 novembre, ha riportato Baker Hughes, sono stati aggiunti ulteriori 12 impianti di trivellazione che hanno portato il dato complessivo a 886, il livello più alto mai registrato da marzo del 2015.

Da qui la comunicata decisione di tagliare la produzione per impedire al mercato di sbilanciarsi e al prezzo del petrolio di perdere nuovamente terreno. Al momento in cui si scrive, grazie all’Arabia Saudita, il Brent sta salendo dell’1,92% a $71,53, mentre il Wti sta avanzando dell’1,35% su quota $61,0.

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