La carenza di legname e la corsa dei prezzi colpiscono pallet, imballaggi, edilizia e arredo. Cosa significa per i consumatori e per il costo dei mobili?
Il legno potrebbe presto trasformarsi nel nuovo “oro” da ricercare.
I prezzi del legno aumentano e con loro i rincari nei settori in cui è impiegato, come quello del pallet. Ma gli effetti più visibili riguardano il packaging industriale e, indirettamente, anche il mondo dell’edilizia e dell’arredo.
Secondo i dati diffusi da Conlegno, che rappresenta oltre 2.000 aziende italiane del settore, i listini del legno sono destinati a crescere del +30% solo nei primi sei mesi del 2025. Una corsa innescata da diversi fattori: la carenza di tronchi e segati, i problemi ambientali che hanno colpito le foreste italiane ed europee, le difficoltà logistiche e i vincoli alle esportazioni da parte di alcuni Paesi chiave come la Repubblica Ceca.
Tutto ciò spinge i prezzi alle stelle: dai 25 euro al metro cubo degli anni scorsi si è passati agli attuali 90 euro. Un’impennata che non può non avere ricadute sui costi di produzione e, inevitabilmente, sui prezzi finali di molti prodotti in legno, mobili compresi. Scopriamo quali settori subiranno i rincari e quali sono le ragioni dietro questi aumenti.
Perché il prezzo del legno è aumentato?
La ragione principale dell’aumento dei prezzi è la scarsità di materia prima. L’Italia consuma circa 4 milioni di metri cubi di legno di conifera all’anno, ma non è autosufficiente: deve importarne circa l’80%. Quando però anche i partner europei riducono l’offerta, la situazione diventa critica.
Il caso del Trentino è emblematico: dopo la tempesta Vaia e l’infestazione del bostrico, la produzione locale è passata da 500mila a 250mila metri cubi di legno, mentre la domanda resta elevata. Sul fronte internazionale, anche Austria, Germania e Svezia faticano a garantire volumi stabili, aggravando lo squilibrio tra domanda e offerta. Questa nostra regione, che rappresentava una delle principali aree di approvvigionamento nazionale, oggi fatica a garantire volumi adeguati. Nel frattempo, le segherie hanno investito in tecnologie 4.0 per valorizzare meglio la materia prima, ma l’offerta resta insufficiente rispetto a una capacità produttiva che potrebbe arrivare a 1,25 milioni di metri cubi.
Anche a livello europeo la situazione non è migliore. La Repubblica Ceca ha deciso di limitare le esportazioni per favorire la propria filiera edilizia, mentre in Svezia circa venti segherie hanno rallentato o sospeso la produzione a causa di costi elevati e condizioni meteo sfavorevoli. In quattro anni, il prezzo del legname svedese è addirittura raddoppiato. Austria, Germania e Svizzera, che riforniscono l’Italia, devono fare i conti con difficoltà ambientali simili, che rendono più complesso l’approvvigionamento.
Il risultato è un effetto domino sui prezzi: i tronchi che nel 2021 costavano meno di 15 euro al metro cubo oggi si attestano intorno ai 90 euro. Un incremento che spinge a parlare di “riallineamento” dopo gli anni in cui il mercato era stato drogato dal legname caduto o infestato, disponibile a prezzi stracciati.
Aumenta il prezzo del legno, quali settori subiranno rincari?
La corsa dei prezzi del legno non riguarda solo il settore del packaging e dei pallet, ma si riflette a cascata su molti comparti industriali e anche sulla vita quotidiana dei consumatori.
In Italia, il 75% del legno di conifera serve alla produzione di imballaggi e pallet, fondamentali per la logistica e l’export. Con un costo della materia prima triplicato, il prezzo di questi prodotti salirà inevitabilmente, con effetti anche sulle filiere che li utilizzano: dall’agroalimentare alla meccanica.
Ma a subire rincari saranno anche l’edilizia e l’arredo. Se è vero che il packaging è il settore più esposto, non va dimenticato che il 25% del fabbisogno di legno italiano è destinato alla costruzione di edifici e tetti. Il legno strutturale diventa quindi più caro, e con esso i costi delle abitazioni e delle ristrutturazioni.
E i mobili? Anche sul loro prezzo, purtroppo, ci sarà un impatto tutt’altro che lieve. I produttori di arredamento si trovano infatti a competere con altri settori per accaparrarsi il legname, in un mercato dove la disponibilità è limitata. Inoltre, la riduzione delle importazioni da Paesi extraeuropei, l’azione antidumping sul compensato brasiliano e la difficoltà di reperire materiali alternativi come l’OSB contribuiscono a spingere verso l’alto i costi.
Le prospettive a breve termine non indicano un ritorno immediato alla normalità, previsto per questa estate: non resta che attendere i nuovi dati per scoprire se questo riallineamento c’è stato oppure se i consumatori dovranno abituarsi a considerare il legno non più come una risorsa abbondante e a buon mercato, ma come un bene prezioso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA