Prestito dell’azienda al dipendente, come funziona e chi può richiederlo

Patrizia Del Pidio

25 Settembre 2023 - 14:24

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Il lavoratore dipendente può ottenere un prestito anche richiedendolo al proprio datore di lavoro; solitamente i tassi di interesse sono agevolati. Vediamo come funziona da entrambe le parti.

Prestito dell’azienda al dipendente, come funziona e chi può richiederlo

Il prestito dell’azienda al dipendente rientra tra i fringe benefit che il datore di lavoro può riconoscere. Si tratta della concessione del prestito di una somma di denaro su cui gravano sempre tassi di interesse, ma che sono sicuramente più bassi di quelli di mercato. Il lavoratore, poi, dovrà provvedere alla restituzione dell’importo ricevuto in base agli accordi pattuiti con il datore di lavoro.

Anche se il datore di lavoro può essere una delle figure a cui poter chiedere un prestito di denaro, è sempre bene sapere che ci sono anche delle limitazioni che possono intervenire a tal riguardo.

Prestito ai dipendenti dal datore di lavoro

Uno dei fringe benefit che il datore di lavoro può riconoscere a un dipendente può essere anche la concessione di un prestito in denaro, soprattutto in un periodo economico critico come quello che stiamo vivendo negli ultimi anni post pandemia e anche a causa del conflitto russo-ucraino.

Concedere un prestito a un dipendente rappresenta dei vantaggi sia per l’azienda che per il lavoratore: quest’ultimo potrà, come abbiamo accennato, contare su un tasso di interesse competitivo e più basso rispetto a quello offerto dagli istituti di credito, e il datore di lavoro, a suo volta, potrà contare su un regime fiscale e contributivo particolare. Proprio per questo motivo le aziende, solitamente, sono ben contente di venire incontro alle esigenze dei propri dipendenti.

Il prestito al lavoratore dipendente, non è obbligatorio

Anche se solitamente le aziende che concedono, come welfare, anche i prestiti ai propri dipendenti sono le realtà più grandi, nulla toglie che possa farlo anche un datore di lavoro più piccolo godendo degli stessi privilegi.

Iniziamo con il dire che il prestito al dipendente può anche essere rifiutato dal datore di lavoro. A eccezione della cessione del quinto, che non può mai essere rifiutata perché prelevata direttamente sulla busta paga del dipendente, un finanziamento che deve essere erogato dall’azienda al lavoratore può essere anche rifiutato.

Il prestito da richiedere al datore di lavoro deve essere personale e finalizzato: questo significa che deve essere validamente motivato e vincolato a una determinata spesa, anche se il prestito concesso eroga liquidità al lavoratore.
Il finanziamento può essere erogato o direttamente con fondi aziendale o tramite convenzioni (più vantaggiose) che il datore di lavoro può stipulare con istituti di credito accollandosi una parte degli interessi da restituire.

Quali tassi di interesse?

Come abbiamo detto in apertura i tassi di interesse del prestito concesso dell’azienda possono essere maggiormente vantaggiosi, ma esiste anche l’ipotesi del prestito concesso al tasso medio di mercato. Questa tipologia di prestito potrebbe convenire al dipendente che non ha possibilità di accedere a un finanziamento tramite gli istituti di credito.

In linea generale, però, il tasso di interesse è agevolato e decisamente più basso di quello medio di mercato. In questo caso il prestito dell’azienda è maggiormente conveniente di qualsiasi prestito personale si potrebbe ottenere e anche della cessione del quinto.

Ci sono, poi, aziende che erogano i prestiti ai propri dipendenti senza interessi perché hanno comunque un vantaggio fiscale e contributivo.

Vantaggi fiscali

Come dicevamo uno dei vantaggi maggiori del prestito concesso ai dipendenti è rappresentato dalla tassazione agevolata: l’importo da assoggettare a tassazione è pari al 50% della differenza del tasso di mercato e quello applicato dal datore di lavoro. Facciamo un esempio pratico.

L’articolo 51, comma 1 del Tuir stabilisce che rientrano nel reddito da lavoro dipendente

Tutte le somme e i valori in genere, a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro. Si considerano percepiti nel periodo d’imposta anche le somme e i valori in genere, corrisposti dai datori di lavoro entro il giorno 12 del mese di gennaio del periodo d’imposta successivo a quello cui si riferiscono.

Il prestito ottenuto, quindi, rientrerebbe nei redditi da lavoro e andrebbe a costituire reddito imponibile. Ma, sempre l’articolo 51, comma 4 del Tuir stabilisce che nel caso di prestiti concessi ai dipendenti il reddito imponibile ai fini fiscali deve essere calcolato nel 50% della differenza dell’importo degli interessi al tasso di mercato al termine di ogni anno e il tasso di interesse applicato dall’azienda.

Se il tasso di mercato è al 4,5% e il datore di lavoro decide di concedere il prestito al dipendente a tasso dell’1%, la tassazione sarà applicata al 50% della differenza tra i due tassi: 4,5-1=3,5/2= 1,75%.

Sempre la stessa base imponibile, poi, dovrà essere presa in considerazione anche per l’aspetto previdenziale. Non tutto il prestito influirà sulla determinazione del reddito imponibile, ma solo la percentuale sopra descritta.

La procedura per richiedere il prestito

Per ricevere la concessione del prestito da parte del datore di lavoro è necessario presentare, innanzitutto una domanda al datore di lavoro a cui seguirà l’esito. In caso di concessione del prestito, il datore di lavoro dovrà erogarlo e procedere alla tassazione del fringe benefit in questione.

Come si presenta la domanda? Basterà presentare una domanda in carta semplice con oggetto “Richiesta prestito a tasso agevolato” in cui il dipendente chiede il prestito (indicando l’importo necessario) motivandone le necessità e allegando, dove possibile, anche la documentazione relativa. Nella domanda il dipendente deve indicare, in caso la domanda sia accolta, anche come vorrebbe che avvenisse l’erogazione della somma. Se sceglie l’accredito sul conto corrente dovrà indicare anche l’Iban e gli estremi del conto corrente.

Alla domanda è necessario allegare, oltre alla documentazione legata alla richiesta, anche una fotocopia del documento di identità, una copia del contratto di lavoro, e il codice fiscale.

Gli adempimenti dell’azienda

All’accoglimento della domanda di prestito l’azienda dovrà inviare al dipendente una comunicazione in cui illustra le condizioni del prestito e nella quale indica:

  • la somma erogata;
  • il tasso di interesse applicato;
  • il totale degli interessi che il dipendente dovrà versare;
  • il numero di rate con le quali le somme dovranno essere restituite;
  • l’importo delle rate e la cadenza delle stesse che può essere mensile, trimestrale o semestrale.

Il datore di lavoro provvederà a trattenere la rate di ammortamento del prestito direttamente in busta paga. Nella busta paga il datore di lavoro dovrà indicare, oltre alla retribuzione ordinaria e agli elementi accessori dello stipendio, anche il fringe benefit del prestito. Lo stipendio, quindi, sarà decurtato della somma relativa alla rata del prestito da restituire nel mese.

Anche se il fringe benefit viene calcolato mese dopo mese sulla busta paga, la tassazione si applicherà solo a fine anno e solo se il fringe benefit ottenuto dal dipendente nel corso dell’anno supera la soglia di esenzione di 258,23 euro (o dei 3.000 euro nel caso il dipendente abbia figli a carico).

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