La Giustizia italiana è ferma (o quasi). Ciò vuol dire rischio prescrizione per reati come furti, spaccio di droga, minacce e aggressione. I tribunali sono in affanno e dietro l’angolo c’è il rischio di un “ingolfamento” a settembre.
Il coronavirus non ha risparmiato nemmeno il comparto Giustizia che, nonostante il lockdown sia finito, sta subendo una ripartenza più lenta rispetto ad altri settori.
Molti procedimenti sono sospesi e rimandati in autunno e cresce inesorabile il timore che l’inutile trascorrere del tempo faccia cadere in prescrizione i reati minori, quelli più comuni: risse, furti in casa, incidenti stradali, lesioni e così via.
Un problema che esisteva già e che è stato aggravato dall’improvvisa esplosione dell’epidemia.
Aumenta il numero delle cause pendenti, soprattutto nei grandi tribunali come a Roma, Napoli e Palermo (già “ingolfati” prima del coronavirus). Il problema è che viene data la precedenza alle cause più urgenti e importanti e vengono lasciati indietro i reati meno gravi, che sono la maggioranza.
Gli avvocati sono i primi a protestare contro la lentezza della ripresa, cosa che mettere a rischio sia il lavoro dei difensori che i diritti degli assistiti. Infatti la la Fase 2 della Giustizia italiana è iniziata il 12 maggio e durerà fino al 31 luglio 2020 ma si è ben lontani dai ritmi ordinari poiché vige il divieto di assembramento. In poche parole per un “ritorno alla normalità” si dovrà aspettare settembre.
Lo “spettro” della prescrizione per i reati minori
Inutile soffermarci sulla lentezza del sistema giudiziario italiano, problema noto anche oltralpe. Adesso la situazione potrebbe compromettersi ancor di più: molte cause sono in stand-by, specie quelle che attengono i “reati minori” come furti, scippi, risse, incidenti stradali e altre fattispecie delittuose non particolarmente gravi.
Ma inferiore è la pena e inferiore è il termine di prescrizione. Per tale ragione si teme che i rinvii e le sospensioni di questi mesi facciano esaurire il tempo per procedere con le azioni legali e che i colpevoli restino impuniti.
Lo scenario è tutt’altro che rassicurante, anche perché dietro l’angolo c’è la possibilità che in autunno i tribunali vengano sommersi dalle cause arretrate e pendenti. Tutto dipenderà dalla pianificazione dei giudici.
Il rischio maggiore grava sulle cause del giudice monocratico, nelle quali rientrano per l’appunto i reati meno gravi. Non solo i tribunali ma anche il personale amministrativo delle cancellerie non lavora a pieno regime cosa che contribuisce ad aggravarne il carico burocratico.
Nel frattempo gli avvocati di tutta Italia, spesso insieme ai praticanti, continuano a protestare fuori dai tribunali con gesti simbolici come la consegna dei Codici. Lo scopo è richiamare l’attenzione del Ministero della Giustizia, accusato di aver gestito con troppa negligenza l’impatto della COVID-19 sui tribunali.
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