Putin potrebbe inviare truppe russe in un paese della NATO. A lanciare l’allarme l’ex capo della CIA. Ecco perché e quale è il suo scopo: tutto quello che c’è da sapere a riguardo.
Vladimir Putin potrebbe invadere un Paese della NATO. È questo l’allarme lanciato da David Petraeus, ex generale e capo della CIA.
Affinché questo avvenga, dirimente sarà il successo o la disfatta del capo russo in Ucraina: Kiev resta una priorità, ma l’occhio della Russia potrebbe presto guardare ad altri Paesi NATO. Se ciò dovesse avvenire non si potrebbe più parlare di “rischio di escalation”. L’ipotesi avanzata da Petraeus non è frutto di speculazioni astratte, ma di un’analisi strategica fondata sui discorsi e sulle mosse di Mosca e dell’inquilino del Cremlino.
Le sue dichiarazioni, riportate dal Daily Mail, delineano uno scenario altamente preoccupante: la Russia potrebbe decidere di testare la compattezza e la risposta dell’Occidente invadendo un paese baltico.
Secondo l’ex capo dell’intelligence americana, un ulteriore passo di Putin oltre i confini ucraini segnerebbe una svolta epocale. Un’invasione in territorio NATO, anche se inizialmente limitata, rappresenterebbe un attacco diretto all’intero blocco occidentale, con potenziali conseguenze.
Petraeus ha lanciato anche un duro monito ai leader occidentali: serve maggiore determinazione e pragmatismo, sia sul piano militare che su quello diplomatico. Per l’ex generale, i segnali ci sono tutti, ma sono sottovalutati.
E ora, mentre la guerra in Ucraina continua a logorare uomini e risorse, il rischio che il conflitto si allarghi diventa sempre più concreto e imminente. Ecco quale Paese Baltico Putin vorrebbe invadere e perché: di seguito tutto quello che serve sapere a riguardo.
Ex capo CIA avverte: “Putin potrebbe invadere la Lituania”
L’ex generale David Petraeus, già a capo della CIA, ha lanciato un avvertimento preciso: la Russia potrebbe invadere la Lituania, paese membro della NATO, se e solo se riuscisse a ottenere una vittoria significativa in Ucraina. Questo attacco non avverrebbe per ragioni territoriali o storiche, ma per “mettere alla prova la determinazione dell’Occidente”, come ha affermato lo stesso Petraeus.
Secondo l’ex ufficiale, Vladimir Putin potrebbe utilizzare l’invasione di un Paese baltico come strumento politico e strategico, per sondare la capacità di reazione delle potenze NATO e per consolidare il suo potere interno, presentandosi come il difensore della “grandezza russa contro l’influenza occidentale”. La scelta della Lituania non sarebbe casuale: è già stata al centro dei discorsi del leader russo, e secondo Petraeus, si sarebbe dovuto prestare maggiore attenzione a quei segnali.
L’ex capo della CIA non ha risparmiato critiche anche agli ex e attuali leader occidentali, denunciando l’approccio troppo morbido di Donald Trump, il quale – a suo avviso – ha sbagliato a voler offrire un’altra possibilità a Putin, cercando un compromesso poco realistico. Anche l’ex amministrazione Biden è finita sotto accusa: Petraeus sottolinea che il presidente ha spesso agito con ritardo e insufficienza nel riarmo delle forze ucraine.
E proprio parlando di munizione, Petraeus ha suggerito alla Gran Bretagna di ritirarsi dagli accordi internazionali che vietano l’uso di munizioni a grappolo. Tali armi, pur controverse, potrebbero rappresentare un deterrente cruciale per l’Ucraina. “Dovremmo fare il più possibile per gli ucraini affinché possano cambiare le dinamiche sul campo di battaglia e dimostrare a Mosca che non può ottenere ulteriori benefici a un costo accettabile”, insiste l’ex generale statunitense.
Cosa pensi Petraeus è chiaro: non basta più contenere Putin, occorre “fermarlo”, perché ogni passo avanti della Russia rappresenta un passo indietro per la sicurezza globale. L’eventuale attacco alla Lituania segnerebbe un punto di non ritorno: un’aggressione a un Paese della NATO attiverebbe l’articolo 5, portando con sé un’escalationsenza precedenti.
Perché Putin potrebbe invadere la Lituania: qual è lo scopo della Russia
Sebbene la Lituania possa diventare un obiettivo strategico, il vero obiettivo degli interessi di Mosca resta l’Ucraina. Per Putin, la priorità è rovesciare il presidente Volodymyr Zelensky e installare un governo fantoccio che consenta alla Russia di esercitare un controllo totale sul territorio. Questo risultato rafforzerebbe il potere interno del Cremlino e segnerebbe un’importante vittoria simbolica e geopolitica.
Ma il timore sollevato da Petraeus è che un successo in Ucraina possa aprire la strada a un’aggressione diretta contro uno stato NATO. La Russia potrebbe scegliere di colpire un piccolo Paese dell’Alleanza per verificare se l’articolo 5 (che prevede la risposta in caso di attacco a uno dei membri) sarà davvero applicato. Un simile gesto rappresenterebbe una sfida frontale alla NATO, con tutte le implicazioni del caso.
Petraeus descrive un quadro in cui l’intera architettura della sicurezza europea è a rischio. Se l’Occidente non è in grado di rispondere efficacemente all’aggressione russa, si aprirebbe una pericolosa fase di instabilità, in cui Mosca potrebbe sentirsi legittimata ad agire con crescente audacia. In quest’ottica, l’Ucraina non è solo un campo di battaglia nazionale, ma la prima linea di difesa della democrazia europea.
Per evitare lo scenario peggiore, Petraeus invita l’Occidente a rafforzare il sostegno all’Ucraina in termini di armamenti, intelligence e strategie offensive. Non si tratta solo di difendere Kiev, ma di prevenire un’escalation che potrebbe coinvolgere tutto il continente. Se decidere o meno di finanziare una guerra, piuttosto che lavorare con la diplomazia per ristabilire un equilibrio, non spetta al generale, su una cosa ha sicuramente ragione: se la Russia decidesse di oltrepassare i confini NATO, il mondo entrerebbe in una nuova fase del conflitto. E quella che oggi è una guerra regionale, potrebbe trasformarsi in una crisi globale.
© RIPRODUZIONE RISERVATA