Perché il governo ha eliminato l’obbligo di Pos per le transazioni sotto i 60 euro? E cosa succederà ora per i pagamenti con carte e bancomat? L’intervista a Paolo Gatelli (università Cattolica).
La legge di Bilancio prevede l’eliminazione delle multe per chi rifiuta i pagamenti con carte e bancomat al di sotto dei 60 euro. Di fatto è un addio all’obbligo di Pos, anche se il governo Meloni ha fatto sapere che è in corso un’interlocuzione con la Commissione europea sul tema e le regole potrebbero cambiare durante la discussione della manovra in Parlamento.
La scelta del governo rischia di avere ripercussioni anche sul fronte dell’evasione fiscale, incentivando i pagamenti in contanti? E perché è stata stabilita la soglia dei 60 euro? Per provare a rispondere a queste domande Money.it ha parlato con Paolo Gatelli, docente di Ict e società dell’informazione dell’Università Cattolica e senior research manager del Cetif, Centro di ricerca della stessa università.
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La prima annotazione riguarda il fatto che le regole per i pagamenti elettronici cambiano di frequente ed è quanto successo anche ora, con l’avvicendarsi dei governi che ha provocato “la mancanza di un filo conduttore, una coerenza” di base sulla linea da seguire sul tema. Rispetto al passato emerge una “sorta di volontà di discontinuità rispetto ai governi precedenti”.
Gatelli sottolinea come ci siano stati diversi cambiamenti negli ultimi tempi, basti pensare a iniziative come il cashback e la lotteria degli scontrini e, ora, a politiche ben diverse come quelle dell’innalzamento del tetto al contante e alla fine dell’obbligo di accettare pagamenti con carte e bancomat sotto i 60 euro.
I governi precedenti sembravano andare verso un “progressivo tentativo di andare ad abbattere la quota del contante che in Italia è ancora molto elevata”. Le misure dell’ultima manovra sono certamente in controtendenza rispetto al passato ma anche rispetto alle indicazioni dell’Ue che si basa sul fatto che “l’abbattimento della quota del contante deriva - come dimostrano diversi studi - da un rapporto diretto tra uso del contante e sommerso”.
Pos, perché la soglia è stata fissata a 60 euro
Il governo Meloni ha quindi deciso di eliminare le multe per esercenti e professionisti che rifiutano i pagamenti elettronici per cifre inferiori a 60 euro. Ma perché proprio questa soglia? Di certo c’è la volontà di alleggerire il peso delle commissioni sugli esercenti, ma va ricordato che si tratta di commissioni molto basse.
Inoltre, ricorda il docente della Cattolica, “anche il contante ha dei costi, per il sistema e per il singolo esercente”. La soglia dei 60 euro, comunque, sembra non essere stata scelta del tutto casualmente. Gatelli sottolinea, infatti, come degli studi condotti dal Cetif facciano emergere i dati medi sulle spese effettuate con i diversi strumenti di pagamento.
Per il contante la spesa media per la singola transazione si aggira tra i 10 e i 20 euro, una cifra che sale con i pagamenti digitali: per le carte si arriva intorno ai 47 euro e per i bancomat ci si avvicina ai 60. Ma restando al di sotto di questa soglia. “Il perché della scelta precisa dei 60 non me lo spiego“, afferma Gatelli, ipotizzando però che si voglia “andare a prendere tutti i pagamenti di tagli medi”. Pagamenti che, apparentemente molto spesso, vengono effettuati con carte e bancomat.
Addio all’obbligo di Pos, cosa cambierà davvero?
L’eliminazione dell’obbligo di Pos, per quanto ancora da confermare dopo l’interlocuzione con l’Ue, per alcuni rischia di essere un errore che favorirà l’evasione, per altri non cambierà di fatto nulla in quanto la norma sarebbe già superata dalla realtà, considerando i tanti micro-pagamenti che già vengono effettuati digitalmente.
Il docente della Cattolica non prevede quale possa essere lo scenario prevalente tra questi due, ma ricorda come ci siano molti soggetti che hanno atteso per adeguarsi all’obbligo e che, dall’altra parte, le abitudini degli utenti sono completamente cambiate con la pandemia: “L’utente, sul vissuto quotidiano, ha ampliato le sua possibilità di pagare, prima per gli acquisti online e poi ha trasferito questo uso sul quotidiano. Così a Milano si paga anche il caffè con la carta, c’è già l’abitudine, ma magari in provincia questo avviene meno”.
Quando l’utente abituato a pagare con la carta anche piccoli importi si vedrà rifiutare questa possibilità, ci sono due diverse strade: da una parte ci sarà lo zoccolo duro che magari si rifiuterà di tornare in quel posto o di sfruttare un servizio o acquistare un bene in quel locale, dall’altra ci sarà chi tirerà fuori senza problemi i contanti. Una larga parte dei consumatori, sottolinea Gatelli, pagherà senza problemi in contanti, bisogna “sempre tenere in conto la rete d’accettazione”.
Anche abbassare la cifra, per esempio tornando ai 30 euro inizialmente ipotizzati dal governo con la manovra, potrebbe evitare un ritorno al contante. Una soglia a 30 euro, infatti, potrebbe escludere una fetta di pagamenti come i ristoranti (almeno in parte), le corse in taxi, i capi d’abbigliamento. Se la soglia viene sorpassata, infatti, il numero di transazioni rifiutate e di conseguenza di comportamenti - il rifiuto dell’esercente - che vengono pian piano accettati da tutti si riduce.
Di certo va sottolineato che si parte da una situazione completamente diversa: oggi tutti i negozianti sono sempre obbligati ad accettare i pagamenti con Pos, sono gli utenti ad avere il coltello dalla parte del manico e a decidere. Con la legge di Bilancio questa lettura verrà completamente sovvertita e le decisioni saranno prese solo dagli esercenti. Inoltre, sottolinea ancora il professore, “la soglia a 60 euro incamera una casistica talmente ampia che può generare delle regole implicite” di accettazione dei pagamenti in contanti.
Il tetto al contante a 5mila euro
Altra mossa del governo Meloni è stata quella di innalzare il tetto all’uso del contante a 5mila euro (doveva scendere a mille a gennaio 2023): in questo caso è il discorso è ancora più complesso, ma il problema non riguarda solo l’evasione totale. C’è anche l’evasione parziale, quella che avviene, per esempio, quando si fattura solo una parte della spesa lasciando ’in nero’ il resto. In ogni caso non è detto che il tetto al contante aumenti l’evasione, “può anche creare un circolo virtuoso perché gira più denaro”.
Addio al Pos obbligatorio è un passo indietro?
L’addio al Pos obbligatorio potrebbe rappresentare un importante passo indietro nella strategia cashless e per le abitudini di tutti i giorni dei consumatori. Come ricorda il docente della Cattolica, infatti, i pagamenti si fanno sempre in due e le due parti devono essere d’accordo l’una con l’altra. Quindi se l’esercente può condizionare il consumatore nello scegliere il metodo di pagamento, il passo indietro è inevitabile.
Anche perché quando il problema per il consumatore si presenta più di una volta, alla fine adeguarsi è inevitabile. Gatelli fa un esempio concreto: “Se inizio ad andare nei ristoranti di una zona e la prima volta vogliono i contanti, li chiedono anche la seconda e la terza volta, poi inizio ad andare direttamente coi contanti in tasca”. Il passo indietro c’è, perché l’utente è costretto ad adeguarsi.
Pos obbligatorio, cosa faranno gli esercenti?
Difficile invece prevedere cosa faranno gli esercenti, se continueranno o meno ad accettare tutti i pagamenti con carte e bancomat. “Quello che spaventa - sottolinea Gatelli - è che sembra che si comunichi che prima gli esercenti venivano penalizzati, che si era sbagliato prima. Quello che viene generato nella testa degli esercenti è che la cosa giusta è questa, non accettare i pagamenti elettronici. E ovviamente più si abbassa la soglia più il rischio è marginale perché si abbassa il numero dei casi di merci coinvolte”.
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Alcuni casi di studio accademici, come quello della Corea, dimostrano che un aumento dell’uso dei pagamenti elettronici ha effetti positivi anche sul Pil e su questo si basa l’Ue quando cerca di promuovere le transazioni digitali. Il problema, sottolinea ancora Gatelli, non è tanto quello che si fa a scopo politico, quanto “il rischio di generare incoerenza tra i governi anche nella testa di esercenti e utenti, creando fenomeni distorsivi nel sistema”. E portando, così, i consumatori a rinunciare - per scelta, abitudine, facilità o per costrizione - ai pagamenti con carte e bancomat.
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