Pochi lavoratori sanno di avere questo diritto e che deve essere pagato

Andrea Fabbri

16 Maggio 2025 - 13:00

Molti lavoratori non sanno di avere un diritto garantito dalla legge che in molti casi deve essere retribuito. Scopriamo qual è e cosa stabiliscono le norme

Pochi lavoratori sanno di avere questo diritto e che deve essere pagato

Dopo gli anni del Covid e dello smart working forzato, molti lavoratori dipendenti sono tornati fisicamente nei loro uffici, nelle loro aziende e nelle loro fabbriche.

E molti di loro hanno ricominciato a mangiare un boccone davanti allo schermo del PC. Oppure un frutto o un panino in piedi davanti al bancone di un bar. E c’è anche chi decide addirittura di saltare la pausa pranzo, con tutto ciò che ne consegue a livello di efficienza, benessere e sicurezza.

Ebbene è il momento di cambiare queste pessime abitudini perché la legge stabilisce che la pausa pranzo è un diritto inviolabile dei lavoratori dipendenti e che, in molte situazioni deve essere pagata. Vediamo quando viene retribuita e le normative di riferimento da conoscere.

La pausa pranzo è un diritto del lavoratore garantito dalla legge

Il Decreto Legislativo numero 66 del 2003 ha stabilito che la pausa pranzo deve essere garantita dal datore di lavoro a tutti i dipendenti che hanno un contratto in cui le ore lavorative consecutive sono più di 6.

Una pausa che, si legge nel testo del decreto, non può essere più corta di 10 minuti e non può superare le 2 ore.

Pausa pranzo: facciamo chiarezza

Il D.Lgs. Del 2003 non è l’unico testo che parla di pausa pranzo. A fare ulteriore chiarezza sulla fattispecie è arrivata nel 2005 una circolare del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che ha stabilito che non può esistere un orario unico per la pausa pranzo.

Spetta al datore di lavoro e all’azienda stabilire il momento della pausa, indipendentemente dal fatto di aver raggiunto o meno le 6 ore consecutive.

Datore di lavoro che, in nessun caso, può obbligare il suo dipendente a rinunciare alla pausa pranzo. Neanche in caso di emergenze aziendali o di aumenti improvvisi del carico lavorativo. Anche in questo caso è stato il Ministero a precisare che l’interruzione per mangiare non può mai essere tolta in maniera arbitraria dall’azienda.

La pausa pranzo deve essere pagata?

La pausa pranzo è un diritto che, nella maggior parte dei casi deve essere pagato. A stabilire come e in che modalità sono i Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro delle varie categorie.

Se nei CCNL non si fa menzione della pausa pranzo, si fa riferimento alle norme di legge. Leggi che stabiliscono che, in caso di orario spezzato, la pausa non è considerata tempo di lavoro e non deve essere obbligatoriamente pagata. In caso di orario continuato, invece, la pausa è considerata parte della giornata lavorativa e deve essere adeguatamente retribuita.

Nel caso in cui la pausa per il pranzo venga momentaneamente sospesa, infine, il lavoratore ha diritto al pagamento di quelle ore come straordinario. Anche se nel contratto sono previsti benefit come buoni pasto o simili utilizzabili fuori dalle ore lavorative.

A stabilirlo è stata una sentenza della Corte di Cassazione del 2019 che ha precisato che l’azienda deve ricompensare economicamente il dipendente se lo obbliga a saltare la pausa.

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