Pignoramento per chi non paga le bollette, ecco cosa cambia

Nadia Pascale

15 Ottobre 2025 - 16:00

Pignoramento per chi non paga le bollette, il DdL è in Commissione Giustizia, manca solo il via libera finale per l’approdo in Aula.

Pignoramento per chi non paga le bollette, ecco cosa cambia

La Lega ha presentato un Disegno di legge molto discusso che rende più facile il pignoramento dei beni del debitore anche per il semplice mancato pagamento di una bolletta. É polemica.

Il discusso Disegno di legge è stato presentato a prima firma della senatrice Erika Stefani gli emendamenti presentati hanno già avuto il via libera della Commissione Giustizia in Senato. L’obiettivo è tutelare i creditori dalle procedure farraginose che si trovano a dover mettere in atto nel caso in cui un soggetto debitore non paghi. In molti casi, infatti, l’esiguità del credito fa in modo che i creditori preferiscano lasciar perdere, invece, di attivare una procedura lenta e costosa. Naturalmente dall’altra parte ci sono debitori che potrebbero anche versare in reali difficoltà economiche.

Ecco cosa prevede il Disegno di legge che consente il pignoramento immediato in caso di mancato pagamento di bollette e prestiti.

Pignoramento senza passare dal giudice se non paghi le bollette

La procedura prevista dal Disegno di legge (dopo l’approvazione in Commissione Giustizia del Senato, è previsto il passaggio all’esame dell’Aula e poi alla Camera dei deputati) prevede che in caso di debiti il creditore possa procedere al pignoramento senza decreto ingiuntivo.

La procedura troverebbe applicazione non solo per il mancato pagamento delle bollette/utenze, luce, gas, telefono, ma anche nel caso di altri debiti, ad esempio per il mancato pagamento di prestiti, finanziarie, forniture varie. Sono esclusi da tali norme solo i contratti di mutuo stipulati presso banche.

In caso di mancato pagamento il debitore riceve un avviso, ad esempio dallo studio legale della società fornitrice del servizio, che lo avverte che nel caso in cui non versi gli importi entro 40 giorni, si procede al pignoramento dei beni. Si ricorda che il pignoramento può essere effettuato anche su pensione e stipendio, sebbene siano previsti dei limiti. Si evita, quindi, il passaggio dal giudice civile.

Il vantaggio sarebbe doppio perché da un lato si alleggerisce il carico dei giudici civili che stanno accumulando procedimenti su procedimenti e quindi il sistema giustizia diventerebbe più celere. Dall’altro lato, se venisse approvato, si ridurrebbero i costi e i tempi delle procedure esecutive generalmente lunghissime.

Come funziona ora il pignoramento? Il decreto ingiuntivo

L’attuale procedura prevede che in caso di mancato pagamento vi è prima un avviso, lettera di costituzione in mora, in cui il debitore viene invitato a versare le somme entro un determinato termine (in genere 15 giorni).

Trascorso il termine, il creditore può chiedere al giudice civile un decreto ingiuntivo, procedura celere, ma che comunque richiede tempi più lunghi rispetto a quella prevista dalla riforma. Il decreto ingiuntivo viene concesso dal giudice “inaudita altera parte”, cioè senza sentire l’altra parte, senza contraddittorio, nel caso in cui il creditore fornisca le prove di un credito certo, liquido ed esigibile.

Una volta ricevuto il decreto ingiuntivo, il debitore ha 40 giorni di tempo per pagare o per proporre ricorso. Nel caso in cui sia proposto ricorso si instaura un giudizio ordinario, quindi, i tempi potrebbero allungarsi. Nel caso in cui il debitore non faccia nulla, il decreto diventa definitivo trascorsi i 40 giorni e inizia il pignoramento.

In alcuni casi il decreto ingiuntivo è immediatamente esecutivo:

  • assegno bancario;
  • assegno circolare;
  • cambiale;
  • certificato di liquidazione in borsa;
  • atto ricevuto da notaio o da altro pubblico ufficiale autorizzato.

Inoltre il giudice in alcuni casi può concedere in via cautelare l’esecuzione immediata, ciò in caso di grave pregiudizio in caso di ritardo. Una volta ottenuto il decreto lo stesso deve essere notificato entro 60 giorni.

In quali casi ci può essere pignoramento direttamente esecutivo senza giudice?

Questo in breve il decreto ingiuntivo. Con la riforma, se approvata, si saltano tutte le fasi davanti al giudice e il debitore che riceve l’avviso può pagare entro 40 giorni. In caso contrario, inizia direttamente il pignoramento. Una sorta di “giustizia fai da te”.

All’interno dell’avviso deve essere allegata la documentazione che prova il debito, ad esempio le fatture per la fornitura dei servizi o una qualunque altra prova scritta. Ricevuto l’avviso, il contribuente può opporsi al versamento rivolgendosi a un giudice.

La procedura, in base al Disegno di legge, verrebbe affidata direttamente al legale di parte che deve verificare la sussistenza dei requisiti, quindi certezza del credito, esigibilità. La procedura non può essere attuata per importi superiori a 10.000 euro. Può essere usata solo per il recupero di crediti che sarebbero di competenza dei giudici di pace.

Sicuramente tutelare i creditori può essere una necessità, come accelerare i tempi della giustizia eliminando a priori parte del contenzioso, ma la procedura sembrerebbe avere delle falle.

Può purtroppo capitare a ognuno di noi di dimenticare di pagare delle bollette. Questo cosa vuol dire? Semplicemente che se ci arriva la notifica, anche attraverso email, di un avvocato, o presunto tale, che ci dice che abbiamo dimenticato un versamento e che se non paghiamo subito inizia il pignoramento, possiamo essere indotti per paura a pagare subito, magari seguendo dei link senza neanche controllare se effettivamente quella bolletta l’abbiamo pagata. Insomma la procedura potrebbe facilitare le truffe online.

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