Petrolio inizia l’anno sotto pressione: prezzi in calo per questi motivi

Violetta Silvestri

3 Gennaio 2023 - 15:16

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I prezzi del petrolio iniziano l’anno in flessione, con i fattori dollaro e Cina a pesare sulla direzione delle quotazioni. Sarà ancora la volatilità a dominare il settore?

Petrolio inizia l’anno sotto pressione: prezzi in calo per questi motivi

Prezzo petrolio in flessione: il greggio inizia l’anno sotto il peso dell’incognita cinese e accompagnato da un dollaro tornato forte.

I futures West Texas Intermediate sono scesi fino all’1,8% a meno di $79 al barile, rinunciando ai guadagni precedenti. Anche il benchmark globale Brent è in diminuzione. Il dollaro, invece, è salito dello 0,9% al massimo della giornata, rendendo le materie prime quotate nella valuta meno attraenti.

Si osserva inoltre la Cina. I dati ufficiali hanno mostrato che l’economia ha chiuso l’anno in una grave crisi e il presidente Xi Jinping ha affermato che rimangono sfide difficili.

Il prezzo del petrolio rimane quindi debole in questi primi scambi del 2023, attendendo novità che possano rafforzare le quotazioni.

Petrolio in calo a inizio anno: i motivi - per ora - sono due

Il greggio ha ottenuto un piccolo guadagno nel 2022 in un anno caratterizzato da un’enorme volatilità. I prezzi sono aumentati sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, solo per perdere terreno tra le preoccupazioni per una recessione globale.

Nel nuovo anno, gli investitori stanno monitorando la reazione della Russia alle sanzioni sulle sue esportazioni di energia, le probabilità che l’Opec possa tagliare nuovamente l’offerta e le ricadute in Cina dal suo rapido allontanamento da Covid Zero.

Intanto, oggi 3 gennaio le quotazioni sono in perdita e i motivi sono essenzialmente due. Il primo è il balzo del dollaro e il secondo è la Cina.

Craig Erlam, analista di mercato senior di OANDA ha sottolineato su Reuters: Brent e WTI hanno recuperato quasi il 15% dai minimi di poche settimane fa, poiché i trader continuano a scontare una domanda cinese più forte...Le prospettive rimangono tuttavia molto incerte, il che dovrebbe garantire che i prezzi del petrolio rimangano altamente volatili.”

Il focus è su Pechino. Il Governo cinese ha aumentato le quote di esportazione per i prodotti petroliferi raffinati nel primo lotto per il 2023. I commercianti hanno attribuito questo incremento alle aspettative di scarsa domanda interna, poiché il più grande importatore mondiale di greggio continua a combattere le ondate di contagi.

Ulteriori notizie ribassiste hanno reso noto che l’attività delle fabbriche cinesi è diminuita a dicembre, con l’aumento delle infezioni che ha interrotto la produzione e ha pesato ancora sulla domanda.

In aggiunta alle cupe prospettive economiche, la direttrice del FMI Kristalina Georgieva ha dichiarato domenica che Stati Uniti, Europa e Cina - i principali motori della crescita globale - stanno tutti rallentando contemporaneamente, rendendo il 2023 più difficile del 2022 per l’economia globale.

Guardando al futuro, Commerzbank ha affermato in una nota che si aspetta che le prospettive economiche globali svolgano un ruolo molto più importante nell’andamento dei prezzi del petrolio rispetto alle decisioni di produzione prese dall’OPEC+.

La banca si aspetta che segnali di ripresa economica in aree economiche chiave spingano il Brent verso i 100 dollari al barile, cosa che potrebbe verificarsi dal secondo trimestre dell’anno in poi.

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