Perché i tassisti protestano ancora e cosa c’entra Uber

Claudia Mustillo

13 Luglio 2022 - 13:03

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Scendono ancora in piazza i tassisti, Montecitorio blindato per il lancio di fumogeni e petardi. Ecco perché stanno protestando le auto bianche e cosa c’entra Uber.

Perché i tassisti protestano ancora e cosa c’entra Uber

Tornano a protestare i tassisti. Cinque rappresentanti sindacali ieri si erano incatenati davanti a Palazzo Chigi e poi hanno dormito in piazza. Oggi, la manifestazione a Montecitorio con l’arrivo di autisti, rappresentanti di cooperative e sindacati da tutta Italia.

Il centro di Roma è blindato dalla polizia tra via del Corso, con Palazzo Chigi, e le vie di accesso limitrofe dove è in corso la protesta dei tassisti con lanci di petardi e fumogeni. I tassisti chiedono ormai da giorni lo stralcio dell’art. 10 del ddl Concorrenza che prevede la liberalizzazione del settore. Dalla piazza arrivano slogan contro l’esecutivo, il presidente del Consiglio Mario Draghi e soprattutto Uber.

Perché i tassisti tornano in piazza

Nel mirino delle auto bianche la deregolamentazione del settore e «l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti», come recitato dall’articolo 10 del ddl Concorrenza. E più in generale «la promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati». L’obiettivo dei tassisti è quindi eliminare ogni possibile ipotesi di liberalizzazione, nei confronti di altri servizi come Uber, che metterebbe in ginocchio tutti coloro i quali hanno la licenza.

Cosa c’entra Uber con la protesta dei taxi

Uber che, tra l’altro, è finito al centro dell’inchiesta Uber Files da cui è emersa “un’aggressiva strategia di conquista di nuovi mercati, scontrandosi con le leggi e le autorità di controllo in diversi paesi, dall’Europa all’India, dalla Thailandia agli stessi Stati Uniti”.

L’inchiesta raccoglie «quattro anni di messaggi e comunicazioni riservate che rivelano, in particolare, le pressioni su politici amministratori pubblici di decine di nazioni, per evitare procedimenti giudiziari e piegare le norme statali all’interessi delle multinazionali», come spiega l’Espresso.

Come il Governo cerca di fermare la protesta

Tra le novità contenute nella proposta di mediazione sull’articolo 10 del ddl avanzata dal Governo c’è l’eliminazione del richiamo alla «promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze, al fine di stimolare standard qualitativi più elevati».

Stando alla bozza di emendamento proposto, il Governo dovrebbe adottare - entro sei mesi dall’entrata in vigore del ddl Concorrenza - uno o più decreti legislativi per aggiornare e semplificare la disciplina in materia di autoservizi pubblici non di linea. Il tutto «in conformità alla giurisprudenza della Corte costituzionale e ferma restando la distinzione tra servizi di trasporto destinati a un’utenza indifferenziata e sottoposti a obblighi di servizio pubblico e i servizi di trasporto pubblico destinati a un’utenza specifica».

Il futuro dlgs dovrà anche definire una disciplina che «contribuisca a garantire il diritto alla mobilità di tutti i cittadini, riducendo al contempo l’utilizzo del mezzo privato e limitando le emissioni inquinanti nonché l’occupazione di suolo urbano, e che assicuri agli autoservizi stessi anche una funzione complementare e integrativa rispetto ai trasporti pubblici di linea ferroviari, automobilistici, marittimi, lacuali e aerei, con particolare riferimento ai collegamenti con le aree interne, montane e isolane».

Infine, novità anche per le applicazioni che saranno distinte tra quelle gestite direttamente dalle cooperative di tassisti e quelle di intermediazione tra domanda e offerta.

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