Perché il Sole ha una specie di buco e quali sono le conseguenze per la Terra

Ilena D’Errico

31/03/2023

31/03/2023 - 20:01

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Scoperto un altro buco sul Sole: ecco cosa ne pensa la Nasa e quali sono le possibili conseguenze per la Terra.

Perché il Sole ha una specie di buco e quali sono le conseguenze per la Terra

I satelliti della Nasa hanno individuato una specie di buco sulla superficie del Sole, il secondo in realtà, che potrebbe portare conseguenze fino alla Terra. Non che ci siano pericoli imminenti, anche perché il buco è decisamente più piccolo rispetto al primo scoperto, ma ovviamente non si può escludere un certo impatto sul nostro pianeta. Proprio oggi, peraltro, la Terra dovrebbe ricevere le correnti con maggior forza.

Perché il Sole ha una specie di buco?

L’enorme buco scoperto dalla Nasa è chiamato più tecnicamente buco coronale, termine che indica parti della corona solare (la parte più esterna dell’atmosfera del Sole) più buie e fredde rispetto al resto della superficie. L’effetto principale del buco coronale è dovuto al suo campo magnetico, differente rispetto a quello solare, che causa un flusso molto più rapido dei venti solari, carichi di energia, verso la Terra.

La formazione di questi buchi dipende direttamente dal plasma del Sole, composto da vari gas a temperature molto elevate, e dal suo movimento all’interno del pianeta, che crea campi magnetici che dalla superficie lo rilasciano poi in grandi quantità. A seconda della posizione del Sole e del buco coronale, quindi, queste particelle puntano sulla Terra.

Le conseguenze per la Terra del buco solare

Così come sottolineato dagli esperti della Nasa, il buco coronale non ha particolari effetti pericolosi per il nostro pianeta, ma è necessario tenere sotto controllo il flusso di correnti solari. Queste ultime, se molto cariche energeticamente, possono infatti danneggiare i satelliti in orbita, compromettendo i meccanismi di Gps terrestri, ma molto probabilmente non si tratta di un’eventualità plausibile per ora.

L’anno scorso, un buco molto più grande (circa 30 volte la superficie della Terra) non ha causato alcun disastro ed è quindi molto improbabile che lo possa fare questo nuovo, che è invece pari a 20 volte la Terra.

Qualcuno si ricorderà, però, che l’anno scorso, proprio in questo periodo dell’anno, alcune zone della Terra sono state colpite da maestose e insolite aurore boreali. Si tratta di una diretta conseguenza del buco sul Sole e dell’energia lasciata cadere, che per l’appunto finché è in quantità ridotte si limita a questo effetto spettacolare.

Meteo spaziale, rischi per il pianeta Terra

Anche se il livello di allarme è pressoché nullo, gli scienziati continuano a monitorare la situazione il possibile impatto del meteo spaziale per il nostro pianeta. Oltretutto, il Sole raggiunge i suoi picchi d’attività ogni 11 anni circa, e per questo ciclo bisogna attendere ancora un paio d’anni prima che raggiunga il culmine. È quindi molto importante valutare l’importanza delle tempeste solari, destinate a peggiorare nel tempo. Auspicabilmente, però, i picchi d’attività del Sole saranno compensati dal progresso scientifico e dall’attività di ricerca delle sonde spaziali.

Le correnti energetiche possono infatti essere un serio problema per i satelliti e per le infrastrutture elettriche, ormai fondamentali. Per il momento, però, si dovrebbe essere a sicuro sotto questo punto di vista, ecco perché è molto importante per gli esperti monitorare la situazione per il futuro. Nel frattempo, le uniche conseguenze di questo buco si limitano alle probabili aurore boreali e al malfunzionamento dei satelliti minori. Proprio una settimana fa, ad esempio, le correnti provocate dal buco già esistente hanno scatenato un’improvvisa tempesta geomagnetica e costretto a posticipare il lancio di un razzo.

Sara Webb, astronoma e ricercatrice di Ai alla Swinburne University of Technology, ha ribadito l’importanza di studiare attentamente il responso della tecnologia terrestre a questa tempesta, così da progettare satelliti più funzionanti e meno influenzabili dall’attività elettromagnetica solare, anche grazie a posizionamenti più strategici nello spazio.

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